ROMA - Non solo Quirinale e Consulta. La legge-bavaglio dovrà passare anche lo scrupoloso esame sul rispetto della libertà di stampa da parte della Commissione Ue, l'unico organismo sovranazionale in grado di imporre cambiamenti alle leggi approvate dai governi. "Quando sarà approvata analizzeremo a fondo il ddl tenendo presente che la Commissione difende sempre la libertà dei media e di informazione che sono valori fondamentali per l'Ue", spiega il responsabile europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding. Che poi sull'equilibrio tra privacy, diritto di cronaca e dovere di indagine degli inquirenti risponde che serve "un bilanciamento" adeguato tra queste tre esigenze.
Commissario Reding, il Parlamento italiano sta discutendo il ddl fortemente voluto dal premier Berlusconi che prevede il divieto della pubblicazione delle intercettazioni e limita quello dei verbali. Bruxelles sta seguendo questo dossier?
"Naturalmente. La Commissione è al corrente dell'importanza delle questioni e delle discussioni in corso in Italia. Al momento il ddl non è ancora stato approvato dal legislatore e di regola nel rispetto del Parlamento non ci esprimiamo su progetti di legge. È però chiaro ed evidente che nel mio ruolo di commissario Ue alla Giustizia seguirò con attenzione l'evoluzione del testo nel resto del processo legislativo. E quando verrà adottato darò mandato ai miei esperti di verificare se sia di competenza europea e se
ci siano implicazioni di diritto comunitario. Nello scrivere e nel far applicare la legislazione europea, infatti, la Commissione difende sempre la libertà dei media, la libertà di espressione, la libertà d'informazione e in particolare la libertà della stampa. Per questa ragione assicurerò che le istituzioni e gli stati membri sostengano e confermino questi valori e queste libertà quando implementano le norme comunitarie".
Qual è la posizione della Ue sulla libertà di stampa?
"Nel giugno 2009, quando ero ancora commissario Ue ai Media, ho sostenuto la Carta sulla libertà di stampa, che non è legalmente vincolante ma che ha un altissimo valore simbolico. Ebbene, all'articolo dieci sottolinea i principi base che i governi devono rispettare quando hanno a che fare con i giornalisti, come il divieto di censurare, il libero accesso alle fonti e la libertà di trovare e pubblicare le notizie. La libertà dei media è anche un valore fondamentale per tutti gli stati Ue che hanno ratificato la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Diciamo che confido che il governo italiano rispetti questi principi".
La Commissione si appresta a rivedere la direttiva sulla privacy e sulla conservazione dei dati. E proprio la privacy degli indagati la ragione numero uno avanzata dal governo per giustificare la legge-bavaglio. Per Bruxelles qual è il rapporto tra tutela della riservatezza, diritto di informazione e dovere per gli inquirenti di indagare sui reati?
"In autunno insieme alla mia collega agli Affari interni, la svedese Cecilia Malmström, farò un primo rapporto sulla revisione della direttiva che coinvolge la conservazione dei dati da parte degli operatori privati che su richiesta delle autorità devono renderli disponibili. Presterò grande attenzione affinché la direttiva bilanci l'obiettivo tra lotta alla criminalità e al terrorismo e il diritto dei cittadini alla privacy nonché alla protezione dei loro dati personali".
Fonte: Repubblica.it
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Commissario Reding, il Parlamento italiano sta discutendo il ddl fortemente voluto dal premier Berlusconi che prevede il divieto della pubblicazione delle intercettazioni e limita quello dei verbali. Bruxelles sta seguendo questo dossier?
"Naturalmente. La Commissione è al corrente dell'importanza delle questioni e delle discussioni in corso in Italia. Al momento il ddl non è ancora stato approvato dal legislatore e di regola nel rispetto del Parlamento non ci esprimiamo su progetti di legge. È però chiaro ed evidente che nel mio ruolo di commissario Ue alla Giustizia seguirò con attenzione l'evoluzione del testo nel resto del processo legislativo. E quando verrà adottato darò mandato ai miei esperti di verificare se sia di competenza europea e se
ci siano implicazioni di diritto comunitario. Nello scrivere e nel far applicare la legislazione europea, infatti, la Commissione difende sempre la libertà dei media, la libertà di espressione, la libertà d'informazione e in particolare la libertà della stampa. Per questa ragione assicurerò che le istituzioni e gli stati membri sostengano e confermino questi valori e queste libertà quando implementano le norme comunitarie".
Qual è la posizione della Ue sulla libertà di stampa?
"Nel giugno 2009, quando ero ancora commissario Ue ai Media, ho sostenuto la Carta sulla libertà di stampa, che non è legalmente vincolante ma che ha un altissimo valore simbolico. Ebbene, all'articolo dieci sottolinea i principi base che i governi devono rispettare quando hanno a che fare con i giornalisti, come il divieto di censurare, il libero accesso alle fonti e la libertà di trovare e pubblicare le notizie. La libertà dei media è anche un valore fondamentale per tutti gli stati Ue che hanno ratificato la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Diciamo che confido che il governo italiano rispetti questi principi".
La Commissione si appresta a rivedere la direttiva sulla privacy e sulla conservazione dei dati. E proprio la privacy degli indagati la ragione numero uno avanzata dal governo per giustificare la legge-bavaglio. Per Bruxelles qual è il rapporto tra tutela della riservatezza, diritto di informazione e dovere per gli inquirenti di indagare sui reati?
"In autunno insieme alla mia collega agli Affari interni, la svedese Cecilia Malmström, farò un primo rapporto sulla revisione della direttiva che coinvolge la conservazione dei dati da parte degli operatori privati che su richiesta delle autorità devono renderli disponibili. Presterò grande attenzione affinché la direttiva bilanci l'obiettivo tra lotta alla criminalità e al terrorismo e il diritto dei cittadini alla privacy nonché alla protezione dei loro dati personali".
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