ROMA — Ricattato, bersagliato da battute al vetriolo, sparito dalle scene. E adesso scaricato dal Pd e sul punto di dover tornare in viale Mazzini. Con quali imbarazzi, si può immaginare.
L'ultimo capitolo della vicenda ruota attorno ai compensi di Piero Marrazzo: l'ex conduttore di Mi manda Raitre può ancora contare su una busta paga che sfiora i diecimila euro al mese sia come presidente, sia come consigliere della Regione Lazio. L'indennità da governatore, annuncia l'avvocato Luca Petrucci, sarà devoluta in beneficenza. Ma la promessa non basta a calmare la bagarre scoppiata ieri alla Pisana, dove il destino del giornalista è appeso a una questione tecnica: con le dimissioni Marrazzo è decaduto o no dalla carica di presidente? Se sì, ha perso anche la poltrona di consigliere e non ha più diritto a un soldo. In caso contrario continuerà a percepire lo stipendio fino alla nomina del successore. Compresi ottomila euro netti tra diaria e rimborsi spese per i collaboratori e 70 mila euro lordi all'anno per la guida della fondazione del Policlinico Tor Vergata.
IMBARAZZO - «Se fossi nei panni di Marrazzo — sottolinea il consigliere del Pd Alessio D'Amato — toglierei la Regione da questo imbarazzo. Sarebbe un atto di buon senso». D'Amato è presidente della commissione Affari statutari e per questo qualche giorno fa l'ufficio stipendi della Pisana gli ha chiesto un parere: continuare a pagare o chiudere i cordoni della borsa? «Lo Statuto della Regione — spiega D'Amato — prevede che il presidente eletto è anche consigliere. Quindi, visto che Marrazzo si è dimesso irrevocabilmente dalla carica di governatore, è decaduto anche dall'altra». Facile, no? Non proprio, almeno a dar retta a Donato Robilotta (Sr-Pdl), che lo Statuto lo ha scritto: «Tecnicamente — chiarisce — Marrazzo è ancora presidente della Regione per l'ordinaria amministrazione. E quindi è anche consigliere. Non c'è però nessun obbligo di legge a restare: se ci fosse una precisa dichiarazione di volontà da parte di Marrazzo, si dovrebbe dichiararne la decadenza». Insomma, per Robilotta tocca all'ex governatore scegliere: il Pdl non preme per «licenziare» l'ex presidente.
RIENTRO IN RAI - Della questione discuterà mercoledì l'ufficio di presidenza del consiglio regionale: se si opterà per la decadenza automatica, come sostiene il Pd, Marrazzo dovrà rientrare nei ranghi della Rai. Per fare cosa, sarà oggetto di trattativa: «È una questione molto delicata», ammettono in viale Mazzini. Il giornalista infatti ha diritto a un incarico non inferiore a quello di conduttore. L'ipotesi più probabile però è che decida di togliersi d'impaccio grazie a un certificato medico o alle ferie arretrate. L'inchiesta intanto è già in dirittura d'arrivo: la procura intende chiudere le indagini entro la fine di novembre. In queste ore i magistrati stanno riesaminando le carte in vista dell'udienza di domani al tribunale della libertà. Per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e per il pm Rodolfo Sabelli il quadro non è cambiato: Marrazzo è stato ricattato dai carabinieri, che hanno pure organizzato il tentativo di vendere il video a Libero. Il romeno Adrian Gheorghe Lutic, dipendente del bed & breakfast dove avvenne l'incontro, ha riconosciuto in foto Nicola Testini, Carlo Tagliente e «il biondino» che dovrebbe essere Luciano Simeone. Anche tre trans rapinati, guardando le immagini, hanno puntato il dito contro alcuni dei militari: accuse che la procura sta per formalizzare in nuove incriminazioni.
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L'ultimo capitolo della vicenda ruota attorno ai compensi di Piero Marrazzo: l'ex conduttore di Mi manda Raitre può ancora contare su una busta paga che sfiora i diecimila euro al mese sia come presidente, sia come consigliere della Regione Lazio. L'indennità da governatore, annuncia l'avvocato Luca Petrucci, sarà devoluta in beneficenza. Ma la promessa non basta a calmare la bagarre scoppiata ieri alla Pisana, dove il destino del giornalista è appeso a una questione tecnica: con le dimissioni Marrazzo è decaduto o no dalla carica di presidente? Se sì, ha perso anche la poltrona di consigliere e non ha più diritto a un soldo. In caso contrario continuerà a percepire lo stipendio fino alla nomina del successore. Compresi ottomila euro netti tra diaria e rimborsi spese per i collaboratori e 70 mila euro lordi all'anno per la guida della fondazione del Policlinico Tor Vergata.
IMBARAZZO - «Se fossi nei panni di Marrazzo — sottolinea il consigliere del Pd Alessio D'Amato — toglierei la Regione da questo imbarazzo. Sarebbe un atto di buon senso». D'Amato è presidente della commissione Affari statutari e per questo qualche giorno fa l'ufficio stipendi della Pisana gli ha chiesto un parere: continuare a pagare o chiudere i cordoni della borsa? «Lo Statuto della Regione — spiega D'Amato — prevede che il presidente eletto è anche consigliere. Quindi, visto che Marrazzo si è dimesso irrevocabilmente dalla carica di governatore, è decaduto anche dall'altra». Facile, no? Non proprio, almeno a dar retta a Donato Robilotta (Sr-Pdl), che lo Statuto lo ha scritto: «Tecnicamente — chiarisce — Marrazzo è ancora presidente della Regione per l'ordinaria amministrazione. E quindi è anche consigliere. Non c'è però nessun obbligo di legge a restare: se ci fosse una precisa dichiarazione di volontà da parte di Marrazzo, si dovrebbe dichiararne la decadenza». Insomma, per Robilotta tocca all'ex governatore scegliere: il Pdl non preme per «licenziare» l'ex presidente.
RIENTRO IN RAI - Della questione discuterà mercoledì l'ufficio di presidenza del consiglio regionale: se si opterà per la decadenza automatica, come sostiene il Pd, Marrazzo dovrà rientrare nei ranghi della Rai. Per fare cosa, sarà oggetto di trattativa: «È una questione molto delicata», ammettono in viale Mazzini. Il giornalista infatti ha diritto a un incarico non inferiore a quello di conduttore. L'ipotesi più probabile però è che decida di togliersi d'impaccio grazie a un certificato medico o alle ferie arretrate. L'inchiesta intanto è già in dirittura d'arrivo: la procura intende chiudere le indagini entro la fine di novembre. In queste ore i magistrati stanno riesaminando le carte in vista dell'udienza di domani al tribunale della libertà. Per il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e per il pm Rodolfo Sabelli il quadro non è cambiato: Marrazzo è stato ricattato dai carabinieri, che hanno pure organizzato il tentativo di vendere il video a Libero. Il romeno Adrian Gheorghe Lutic, dipendente del bed & breakfast dove avvenne l'incontro, ha riconosciuto in foto Nicola Testini, Carlo Tagliente e «il biondino» che dovrebbe essere Luciano Simeone. Anche tre trans rapinati, guardando le immagini, hanno puntato il dito contro alcuni dei militari: accuse che la procura sta per formalizzare in nuove incriminazioni.
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0 commenti to " Via Ruffini, riparte Marazzo. Un posto in RAI e' per lui "