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Almodovar, "Il crocifisso? Un'icona pop"

ROMA - "Nella Spagna di oggi la scuola è multietnica e multireligiosa, in questo senso la sentenza della corte di Strasburgo sul crocefisso nelle scuole ha una sua logica.

In Spagna ha creato gli stessi problemi che in Italia. Sono stati risolti caso per caso, cercando un accordo con i genitori, alcune scuole hanno tenuto il crocefisso, altre lo hanno eliminato". Pedro Almodovar, a Roma con Penelope Cruz - mentre posavano per i fotografi a Fontana di Trevi hanno fatto rivivere alla folla di turisti momenti gloriosi da "dolce vita" - per l'uscita di Gli abbracci spezzati (il 13 novembre, oltre 300 copie) entra nel dibattito religioso anche perché nel film il crocefisso è molto presente sulle pareti delle varie case. "In realtà è presente in tutto il mio cinema come elemento decorativo, esente da riferimenti cattolici. Per me il crocefisso appartiene all'iconografia pop, come il cuore trafitto, e come elemento pop mi piace moltissimo", dice.

Nel film i crocefissi "sono oggetti che Judit, il personaggio di Bianca Portillo, comprava nei viaggi con l'uomo che amava, li appende per mantenere il ricordo. Gli abbracci spezzati è un film romantico, racconta due grandi storie d'amore, quella di folle passione tra un uomo e una donna e il rapporto tra un padre e un figlio, un padre onnipotente che divora il figlio, uno dei tanti uomini che abusano del loro potere", dice.

Nel film il passato, gli anni Novanta, si intreccia al presente e l'identità dei personaggi si moltiplica nell'ambiguità. Il protagonista è un regista (Lluis Homar) che, dopo un incidente in cui perde la vista e la donna amata (Lena, Penelope Cruz), cambia lavoro e nome, da Mateo Blanco diventa lo scrittore Henry Caine. L'apparente tranquillità della sua vita si spezza quando qualcuno lo constringe a rivivere il passato e la tragedia dell'incidente.

Ancora una volta Almodovar rappresenta un nucleo di persone che nel film "è tenuto insieme da Judit. La sua grande opera è quella di costruire una famiglia senza che i membri lo sappiano. Per questo funziona". Una famiglia "almodovariana", un aggettivo che il regista accetta ma non troppo. "Non quando è legato agli scandali erotico-sessuali che coinvolgono uomini di potere in Italia ma anche in Spagna. Diversamente da loro, i miei personaggi sono trattati con grande libertà morale, ma anche con profonda onestà". Non a caso, secondo Almodovar, "il cinema ha la possibilità di perfezionare la vita. L'ho capito dopo aver visto Gli abbracci spezzati finito, mi sono reso conto di aver espresso tutto il mio amore per il cinema, come spettatore e come autore".

Un amore che viene da lontano, "da quando, da bambino cresciuto negli anni Cinquanta, il cinema era l'unica vita possibile, il mondo parallelo che ci permetteva di rendere più accettabile e meno imperfetta la vita reale. Gli abbracci spezzati è un omaggio a tutti gli elementi del cinema, di oggi e di una volta, al make up, alla scenografia, alla moviola, quando toccare la pellicola era come toccare le immagini e i suoni. C'è perfino il doppiaggio. Non è un caso che il doppiaggio resiste in tre paesi d'Europa, Spagna, Italia e Germania, che hanno vissuto sotto dittature: il doppiaggio è un'importante forma di controllo".

Un personaggio che nel film vive diverse personalità è quello di Penelope Cruz: prostituta, amante, attrice. Un ruolo complesso che "solo lei poteva interpretare", dice Almodovar che definisce il loro rapporto "una coppia felice, funziona nell'amicizia e nella professione. Io so che Penelope ha una leggera tendenza alla paranoia nel suo bisogno assoluto di verità e io sono uno che dice sempre la verità, solo sull'età posso mentire. La verità, l'unica cosa che aiuta Penelope a non passare dalla paranoia alla psicosi, e l'assenza del sesso, sono elementi essenziali dell'amicizia".
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