
E' un ospedale nuovo di zecca, quello di Falluja, come non ci si aspetterebbe tra le rovine della città. I medici sono restii a mettere in relazione quel repertorio di anomalie con la guerra. I motivi, spiegano, potrebbero essere tanti, bisogna capire. per questo un gruppo di funzionari iracheni e britannici, inclusa l'ex ministra agli affari femminili dell'Iraq, Nawal Majeed a-Sammarai, hanno chiesto aiuto alle Nazioni Unite perché indaghino e soprattutto aiutino a rimuovere il materiale tossico lasciato in eredità dalla guerra. Sostanze chimiche o forse radioattive che hanno avvelenato i neonati di Falluja prima ancora che venissero al mondo. "Abbiamo visto un aumento davvero significativo delle anomalie del sistema nervoso centrale - racconta il direttore dell'ospedale Ayman Qais -. Prima del 2003 c'erano casi sporadici nei bambini. Ora la frequenza è aumentata drammaticamente". Se prima - prima della guerra - si contavano due casi ogni quindici giorni, oggi la media è di due al giorno.
Il confronto non è semplice perché per molto tempo non sono stati registrati i casi di aborti spontanei di feti malformati o di neonati nati con difetti tanto gravi da non essere compatibili con la vita. Ma la memoria dei medici riempie il vuoto dei registri. E la sensazione è comune: "prima" non c'era questo campionario di sofferenza. Un'impennata di tumori infantili si registra anche Najaf e Bassora, altre città che abbiamo imparato a conoscere. Per questo i medici di Falluja chiedono aiuto, vincendo la ritrosia a sollecitare interventi esterni. "Anche nel campo scientifico c'è stata una certa riluttanza ad aprirsi all'esterno - spiega Abdul Ahmid Salah, neurochirurgo -. Ma ormai l'abbiamo superata. Io faccio molte operazioni al giorno. Ho un solo assistente e devo fare tutto da solo". Due mani sole e troppi neonati da operare, l'eredità della guerra alle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam.
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