ROMA - "Priebke boia nazista, non ti dimentichiamo, non ti perdoniamo. Am Israel Hai (il popolo di Israele vive)". E ancora: "Priebke assassino nazista, a passeggio come un turista. Vergogna". Poche parole, scritte a caratteri cubitali su due striscioni, hanno accompagnato la protesta pacifica e silenziosa di ragazzi e adulti della comunità ebraica della Capitale, che stamattina hanno voluto manifestare, davanti all'abitazione romana che ospita l'ex boia nazista, condannato all'ergastolo e attualmente agli arresti domiciliari, il loro sdegno per le "libere uscite" di Priebke, a passeggio per Roma "come un turista". In particolare ha suscitato sdegno la visita fatta la settimana scorsa all'ex ufficiale delle SS da tedeschi membri dell'associazione nata in sua difesa.
Una protesta che raccoglie anche il malumore di molti commercianti della zona, che vivono quelle passeggiate come un'offesa alla memoria della città. I dimostranti, molti dei quali indossavano la kippah, il copricapo usato abitualmente dagli ebrei, hanno protestato in modo pacifico e ordinato: nessun momento di tensione con i militari che presidiano, giorno e notte, l'abitazione in cui risiede l'ex capitano delle SS. Le
ragioni di quel presidio composto, durato circa quindici minuti, sono tutte spiegate nel volantino che è stato distribuito dai manifestanti: "Siamo qui perché noi ebrei non dimentichiamo il male che Erich Priebke ha fatto al nostro popolo. Perché non dimentichiamo e non perdoniamo la malvagità, la brutalità e la violenza inaudita che i criminali, nazisti come Priebke, hanno inflitto ai nostri genitori, ai nostri nonni e bisnonni".
E ancora: "Perché non dimentichiamo che Priebke ha personalmente torturato, ucciso, incaricato di uccidere e di torturare donne e uomini di ogni età e di ogni credo religioso. Perché sono passati 70 anni e le ferite non si sono rimarginate e non si rimargineranno mai". Quello che non si tollera, è il fatto che l'ex ufficiale delle SS esca sempre più spesso dalla sua abitazione: "Non vogliamo e non possiamo accettare che un assassino, un nazista condannato all'ergastolo, possa girare indisturbato per le vie di Roma. Non possiamo tollerare che lo Stato italiano, il nostro Stato italiano, permetta ad un pluriomicida, assassino, di fare la vita di un vacanziere in pensione, scorrazzando indisturbato nella città, come un normale cittadino".
E non manca un riferimento alla fuga di un criminale nazista: "Siamo qui perché non dimentichiamo che il 15 agosto 1977, un altro criminale nazista, Herbert Kappler, fu fatto fuggire indisturbato. Loro malgrado, il popolo ebraico non è svanito nei forni crematori di Auschwitz o nelle Fosse Ardeatine. Noi siamo qui, vivi a chiedere giustizia".
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Una protesta che raccoglie anche il malumore di molti commercianti della zona, che vivono quelle passeggiate come un'offesa alla memoria della città. I dimostranti, molti dei quali indossavano la kippah, il copricapo usato abitualmente dagli ebrei, hanno protestato in modo pacifico e ordinato: nessun momento di tensione con i militari che presidiano, giorno e notte, l'abitazione in cui risiede l'ex capitano delle SS. Le
E ancora: "Perché non dimentichiamo che Priebke ha personalmente torturato, ucciso, incaricato di uccidere e di torturare donne e uomini di ogni età e di ogni credo religioso. Perché sono passati 70 anni e le ferite non si sono rimarginate e non si rimargineranno mai". Quello che non si tollera, è il fatto che l'ex ufficiale delle SS esca sempre più spesso dalla sua abitazione: "Non vogliamo e non possiamo accettare che un assassino, un nazista condannato all'ergastolo, possa girare indisturbato per le vie di Roma. Non possiamo tollerare che lo Stato italiano, il nostro Stato italiano, permetta ad un pluriomicida, assassino, di fare la vita di un vacanziere in pensione, scorrazzando indisturbato nella città, come un normale cittadino".
E non manca un riferimento alla fuga di un criminale nazista: "Siamo qui perché non dimentichiamo che il 15 agosto 1977, un altro criminale nazista, Herbert Kappler, fu fatto fuggire indisturbato. Loro malgrado, il popolo ebraico non è svanito nei forni crematori di Auschwitz o nelle Fosse Ardeatine. Noi siamo qui, vivi a chiedere giustizia".
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