Di Nicola Sorrentino La campagna elettorale in Campania non ha portato nulla di nuovo, almeno non nelle previsioni. Si potrebbe dire che era tutto già scritto, tutto già segnato e anticipato. Chi doveva vincere ha vinto e chi doveva perdere ha perso grazie all'umiliazione di un partito, il PD, che non è neanche più lontanamente credibile. Tutti questi personaggi sui quali c'è l'eredità del Partito comunista, del clientelismo e del paternalistico sono oramai morti. Bassolino in primis, da 14 anni governatore della regione Campania, aveva puntato a una vera e propria leadership che invece si è trovata a soccombere davanti alle piaghe della regione che non hanno lasciato scampo. La crisi sociale è evidente: dal numero sempre in aumento dell'emigrazione verso il Nord dei giovani, sempre più disorientati in cerca di un futuro, all'aumento delle famiglie in stato precario e di enorme difficoltà. Nemmeno la guerra alla criminalità organizzata ha portato a risolvere quella che è la piaga più devastante in Campania. Il centrosinistra non è riuscito ad opporsi alla criminalità organizzata, basta anche solo vedere i numerosi candidati da entrambi i lati che hanno sempre le stesse facce e che simboleggiano, proprio ciò che non si vuole più da tempo.
In Campania c'è il ritorno di Cosentino, già accusato di essere il referente politico della camorra "casalese" (non è un caso che a Caserta ci sia stato il 76% di preferenze) e il futuro non offre alcuna garanzia concreta. Stefano Caldoro si ritrova a dover subito fronteggiarsi con la sanità, problema vecchio ma enorme della regione, la quale accumula un miliardo di debito annuo, diventando la più cara in termini pro-capite e anche la peggiore per quanto riguarda i servizi. La sconfitta di De Luca è dovuta non solo a questo, ma anche a quel voto disgiunto, che però ha evidenziato la troppa differenza fra i due schieramenti. Ora a comandare c'è Caldoro, figlio d'arte, sopravvisuto al disastro di Tangentopoli. Dalle sue dichiarazioni emerge, a parte un sottile parallelo con il pensiero di Berlusconi sulla giustizia (un avviso di garanzia non può determinate la fine politica di una persona), la volontà al cambiamento che però va anche in contraddizione con la questione "liste pulite" che tanto premeva al Pdl e quindi allo stesso Caldoro.
La prima grana che il neo governatore deve affrontare è quella di Roberto Conte: condannato in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione camorristica, con accuse di voto di scambio col clan Misso. Non bastava però a quanto pare questo curriculum, anzi. Conte è stato inserito nella lista alleata di centrodestra. A Pagani invece, provincia di Salerno, un risultato straordinario (28.000 preferenze) lo ha ottenuto anche Gambino. Rieletto sindaco di Pagani, anche questi deve convivere con una condanna in primo grado sia in appello a un anno e cinque mesi per peculato, con l'accusa di aver utilizzato la carta di credito del comune (gesta che lo stesso Gambino ha sempre detto di aver fatto a fin di bene). Ebbene, nonostante questi due personaggi furono già sospesi al tempo dalle rispettive cariche regionali, si trovano comunque li, pronti a tornare in scena. Caldoro su Conte è stato chiaro, l'intenzione è quella infatti di scegliere il primo dei non eletti della sua lista "Alleanza di popolo" per sostituirlo immediatamente, mentre sul sindaco di Pagani tutto tace. Ma se si fa un passo indietro Stefano Caldoro si era opposto alla candidatura di Conte, quasi uno scherzetto che gli hanno voluto fare, rinunciando anche ai suoi voti in caso di vittoria.
Lo stesso De Luca (non proprio personalità cristallina) si era battuto duro su Cosentino, su Conte, su De Mita che rappresentavano il passato per la sua campagna elettorale e sicuramente personalità da evitare per il bene di una regione. E se da una parte Bassolino viene rinviato a giudizio per peculato, De Luca si rammarica sulla sua sconfitta: "Se fossimo partiti un mese prima magari le cose sarebbero cambiate". O magari non cambiava assolutamente niente, magari una campagna elettorale con meno insulti a sfondo satirico, o addirittura un altro candidato avrebbero fatto altra storia. Ma le elezioni sono finite e Berlusconi tempo fa dichiarò "che le regioni che non appartenevano al centrodestra non avrebbero avuto aiuti dallo Stato". Questa o è la solita frase fatta o forse in Campania qualcosa dovrà necessariamente cambiare. E in fretta anche.
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