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Smog, mezza italia è fuorilegge pochi controlli, governo fermo

TRENTACINQUE giornate da bocciare su 40. Non c'è male come inizio del 2011. Le città già fuori legge in questo primo scampolo di anno sono due. Milano e Brescia hanno consumato tutta la dote annuale di eccezioni consentita dall'Unione europea per le polveri sottili e ora, oltrepassati i 35 superamenti giornalieri del tetto di PM10, vanno avanti in uno stato di totale illegalità atmosferica. Costringono i loro abitanti a respirare un'aria considerata dannosa dalla legge italiana e dalla direttiva europea.

Ma non è finita. A un passo dal limite rosso c'è un bel grappolo di città. Frosinone e Monza stanno a quota 35 sforamenti (al prossimo sono fuori dalle regole); Lucca, Bergamo, Torino e Mantova stanno rispettivamente a 32, 31, 29 e 28 giorni di superamento; e a 27 troviamo Napoli, Lecco, Como e Asti. Non è difficile prevedere che, entro Pasqua, buona parte dell'Italia si troverà in una situazione di conclamato pericolo sanitario. E' l'Organizzazione mondiale di sanità, infatti a ricordarci che l'inquinamento urbano (determinato principalmente dal traffico) produce 8.200 morti all'anno nelle 13 principali città italiane.

Un danno sanitario già conteggiato. Un danno economico che si misurerà quanto prima: la Legambiente calcola che la multa comunitaria per la violazione della direttiva dovrebbe oscillare attorno ai 700 milioni di euro l'anno. "Abbiamo già perso fin troppo tempo e dovremo pagare le sanzioni dal 2008: a fine 2010 erano fuori legge il 17% del
territorio e 30 milioni di abitanti, quest'anno potrebbe andare peggio", commenta il vicedirettore di Legambiente Andrea Poggio. "Certo se intervenissimo subito con un piano credibile potremmo probabilmente ottenere un miglioramento e una diminuzione della multa, ma il progetto giace nel cassetto del Consiglio dei ministri da dicembre".

Già, solo a dicembre, dopo essersi visto bocciare per ben due volte da Bruxelles un piano di risanamento atmosferico senza respiro nazionale, il ministero dell'Ambiente aveva finalmente delineato un progetto più ampio. E' arrivato a palazzo Chigi e lì è rimasto.

Quel piano prevedeva divieti di circolazione per i veicoli più inquinanti, misure per l'adeguamento di camion, autobus e pulman, un fondo per gli interventi sul riscaldamento degli edifici pubblici. Costo: un miliardo di euro l'anno per tre anni, poco più di quello che probabilmente si pagherà come multa. Inoltre - come fa notare Legambiente - calcolando che si potrebbe incassare qualche centinaio di milioni di euro di multe per chi viola la normativa, c'è la possibilità di finanziare, a costo zero, anche un piano di mobilità sostenibile basato sul rilancio delle bici, sulla pedonalizzazione, sul servizio di autobus a chiamata.

Non sarebbe difficile, ma ci vorrebbero norme precise, progressive e costanti per incoraggiare gli acquisti da cui la collettività trae un vantaggio. Invece, al momento, è più facile comprare e usare un suv che un pannello solare per farsi la doccia.


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