MILANO - Riprende lunedì mattina a Milano il processo sui diritti tv Mediaset, che vede tra gli imputati Silvio Berlusconi. Ma si rischia lo slittamento: il presidente del consiglio ha infatti invocato il legittimo impedimento in quanto impegnato al vertice Fao in programma a Roma da lunedì a mercoledì. La notizia che circola è che il pm Fabio De Pasquale potrebbe opporsi a questa istanza. E il Pdl serra i ranghi: «È sconcertante la notizia secondo la quale il pm De Pasquale vorrebbe opporsi all'istanza di legittimo impedimento del presidente del Consiglio - attacca Maurizio Gasparri -. Se questo fatto fosse confermato, sarebbe la prova che c'è un disegno da parte di certi magistrati che calpestano la verità, le istituzioni e perfino i vertici internazionali». Per Fabrizio Cicchitto «sarebbe davvero inquietante e anche molto significativo se il pm De Pasquale avesse un tale disprezzo per l'attività del premier al punto da stabilire le ore e i giorni nei quali il presidente del Consiglio sarebbe costretto a intervenire al vertice della Fao».
LEGITTIMO IMPEDIMENTO - A più di un anno di distanza dalla sospensione del procedimento ora, dopo la bocciatura del lodo Alfano e mentre la maggioranza sta pensando di riproporre il lodo bis come legge costituzionale, la vicenda dei presunti fondi neri creati attraverso la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici torna in aula. Ma rischia uno stop, con rinvio forse a lunedì 23 novembre. Due settimane fa il premier, attraverso un'istanza presentata alla cancelleria della prima sezione penale da Niccolò Ghedini e Piero Longo, i suoi difensori, pur esprimendo il suo interesse a partecipare al dibattimento, ha chiesto di fissare l'udienza ad altra data perché non potrà essere presente: in agenda c'è l'appuntamento romano sulla sicurezza alimentare e contro la fame nel mondo e al quale, oltre a papa Benedetto XVI che aprirà i lavori, hanno assicurato la propria presenza una sessantina tra capi di Stato e di governo esteri. Un legittimo impedimento è stato avanzato anche dall'avvocato Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama, altro imputato al processo milanese e ai tempi, per l'accusa, «socio occulto» del presidente del Consiglio nella creazione dei presunti fondi neri: il legale è impegnato a Parma in un'udienza del processo per il crac della Parmalat fissata già da tempo.
UDIENZA SU MILLS - All'istanza di rinvio, quasi certamente, si opporrà il pm: dovrebbe sostenere che l'impedimento di Berlusconi non è assoluto poiché il vertice dura tre giorni. A quel punto la parola passerà ai giudici presieduti da Edoardo D'Avossa, attuale presidente del Tribunale di La Spezia e applicato al processo di Milano: spetterà loro decidere se rinviare o meno l'udienza e, nel caso in cui si dovesse andare avanti, stilare il calendario e disporre l'eventuale riunione dello stralcio che riguarda Fedele Confalonieri. Riunione chiesta tre giorni fa dal pm De Pasquale, titolare delle inchieste su Mediaset e che prossimamente dovrà chiudere il filone di indagine che riguarda la vicenda Mediatrade e nel quale è coinvolto anche il premier. Salvo mosse a sorpresa non dovrebbero esserci invece problemi per il 27 novembre, giorno in cui i giudici Nicoletta Gandus, Pietro Caccialanza e Loretta Dorigo, che in primo grado hanno condannato Mills a quattro anni e mezzo di carcere (pena confermata in appello), hanno fissato l'udienza - congelata per effetto del lodo Alfano - in cui Berlusconi è accusato di aver «comprato» il silenzio dell'avvocato inglese. Il collegio dovrebbe solo dichiarare la propria incompatibilità e spogliarsi del procedimento che potrebbe passare a un altro collegio della stessa sezione o a un'altra sezione. Questo perché Nicoletta Gandus è diventata presidente della decima sezione penale del Tribunale. Nel caso in cui l'udienza non fosse di mero smistamento, il premier ha già invocato anche in questo caso il legittimo impedimento.
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LEGITTIMO IMPEDIMENTO - A più di un anno di distanza dalla sospensione del procedimento ora, dopo la bocciatura del lodo Alfano e mentre la maggioranza sta pensando di riproporre il lodo bis come legge costituzionale, la vicenda dei presunti fondi neri creati attraverso la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici torna in aula. Ma rischia uno stop, con rinvio forse a lunedì 23 novembre. Due settimane fa il premier, attraverso un'istanza presentata alla cancelleria della prima sezione penale da Niccolò Ghedini e Piero Longo, i suoi difensori, pur esprimendo il suo interesse a partecipare al dibattimento, ha chiesto di fissare l'udienza ad altra data perché non potrà essere presente: in agenda c'è l'appuntamento romano sulla sicurezza alimentare e contro la fame nel mondo e al quale, oltre a papa Benedetto XVI che aprirà i lavori, hanno assicurato la propria presenza una sessantina tra capi di Stato e di governo esteri. Un legittimo impedimento è stato avanzato anche dall'avvocato Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama, altro imputato al processo milanese e ai tempi, per l'accusa, «socio occulto» del presidente del Consiglio nella creazione dei presunti fondi neri: il legale è impegnato a Parma in un'udienza del processo per il crac della Parmalat fissata già da tempo.
UDIENZA SU MILLS - All'istanza di rinvio, quasi certamente, si opporrà il pm: dovrebbe sostenere che l'impedimento di Berlusconi non è assoluto poiché il vertice dura tre giorni. A quel punto la parola passerà ai giudici presieduti da Edoardo D'Avossa, attuale presidente del Tribunale di La Spezia e applicato al processo di Milano: spetterà loro decidere se rinviare o meno l'udienza e, nel caso in cui si dovesse andare avanti, stilare il calendario e disporre l'eventuale riunione dello stralcio che riguarda Fedele Confalonieri. Riunione chiesta tre giorni fa dal pm De Pasquale, titolare delle inchieste su Mediaset e che prossimamente dovrà chiudere il filone di indagine che riguarda la vicenda Mediatrade e nel quale è coinvolto anche il premier. Salvo mosse a sorpresa non dovrebbero esserci invece problemi per il 27 novembre, giorno in cui i giudici Nicoletta Gandus, Pietro Caccialanza e Loretta Dorigo, che in primo grado hanno condannato Mills a quattro anni e mezzo di carcere (pena confermata in appello), hanno fissato l'udienza - congelata per effetto del lodo Alfano - in cui Berlusconi è accusato di aver «comprato» il silenzio dell'avvocato inglese. Il collegio dovrebbe solo dichiarare la propria incompatibilità e spogliarsi del procedimento che potrebbe passare a un altro collegio della stessa sezione o a un'altra sezione. Questo perché Nicoletta Gandus è diventata presidente della decima sezione penale del Tribunale. Nel caso in cui l'udienza non fosse di mero smistamento, il premier ha già invocato anche in questo caso il legittimo impedimento.
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