ROMA – Due anni fa fu applicata una legge fortemente voluta dalla Lega. In base alla norma se un insegnante precario decide di cambiare graduatoria e passare da una provincia ad un’altra, perde il punteggio che aveva costruito negli anni con le supplenze e i corsi di aggiornamento. E viene inserito in fondo alla classifica anche se ha più punti di quelli che gli stanno davanti. Inserimento in coda e non a pettine, dice il gergo della burocrazia scolastica. Ma mercoledì questa norma è stata bocciata dalla Corte costituzionale perché “in modo irragionevole viola l’articolo 3 della nostra Carta, quello per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”.
Cosa succede adesso? Le graduatorie andranno rifatte. Ma il vero problema è che le vecchie liste bocciate dalla Consulta sono state già utilizzate non solo per assegnare le supplenze ma anche per decidere le immissioni in ruolo. Si apre la strada, quindi, ad una serie di ricorsi che potrebbero creare un vero e proprio caos.
Secondo l’Anief, il sindacato che aveva sollevato per primo la questione davanti al Tar, sono almeno 15 mila i precari che adesso potranno chiedere la sospirata immissione in ruolo. “Il ministro Gelmini – dice il presidente nazionale Marcello Pacifico – dovrebbe sanare la posizione dei ricorrenti senza nulla togliere ai docenti già individuati dai contratti, come da prassi corrente”. Cioè un aumento del numero degli insegnanti in un periodo in cui la direzione scelta dal governo è esattamente quella opposta.
Il ministero dell’Istruzione dice che la sentenza boccia un intero articolo della legge e che quindi la materia andrà riordinata in modo complessivo. Assicura che farà tutto il necessario per “garantire l’ordinario funzionamento della scuola” ed evitare di “limitare le occasioni di lavoro alle sole graduatorie provinciali di appartenenza con l’insorgere di nuovo precariato”. Ma dal ministero fanno sapere anche che, dopo aver risistemato le liste, verrà presentato un emendamento al decreto Milleproroghe all’esame del Parlamento per congelare di nuovo tutto.
L’opposizione accoglie con soddisfazione la sentenza della Consulta e accusa il ministro: “Adesso che il danno è fatto – dice Francesca Puglisi, responsabile scuola per il Pd – l’unica soluzione è votare il rinvio della terza tranche dei tagli dei docenti e la stabilizzazione senza costi di centomila precari”, altre due questioni che potrebbero essere inserite proprio nel Milleproroghe. Il suo collega di partito Giovanni Bachelet preferisce l’ironia: “Il principio del merito è stato più volte contraddetto con leggi e leggine. Ma è il caso di dire che tutti i nodi vengono al pettine”.
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Fonte: Blitzquotidiano.it
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Secondo l’Anief, il sindacato che aveva sollevato per primo la questione davanti al Tar, sono almeno 15 mila i precari che adesso potranno chiedere la sospirata immissione in ruolo. “Il ministro Gelmini – dice il presidente nazionale Marcello Pacifico – dovrebbe sanare la posizione dei ricorrenti senza nulla togliere ai docenti già individuati dai contratti, come da prassi corrente”. Cioè un aumento del numero degli insegnanti in un periodo in cui la direzione scelta dal governo è esattamente quella opposta.
Il ministero dell’Istruzione dice che la sentenza boccia un intero articolo della legge e che quindi la materia andrà riordinata in modo complessivo. Assicura che farà tutto il necessario per “garantire l’ordinario funzionamento della scuola” ed evitare di “limitare le occasioni di lavoro alle sole graduatorie provinciali di appartenenza con l’insorgere di nuovo precariato”. Ma dal ministero fanno sapere anche che, dopo aver risistemato le liste, verrà presentato un emendamento al decreto Milleproroghe all’esame del Parlamento per congelare di nuovo tutto.
L’opposizione accoglie con soddisfazione la sentenza della Consulta e accusa il ministro: “Adesso che il danno è fatto – dice Francesca Puglisi, responsabile scuola per il Pd – l’unica soluzione è votare il rinvio della terza tranche dei tagli dei docenti e la stabilizzazione senza costi di centomila precari”, altre due questioni che potrebbero essere inserite proprio nel Milleproroghe. Il suo collega di partito Giovanni Bachelet preferisce l’ironia: “Il principio del merito è stato più volte contraddetto con leggi e leggine. Ma è il caso di dire che tutti i nodi vengono al pettine”.
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