Lo hanno pestato a sangue in sei, mentre era seduto al tavolo di un ristorante in una tranquilla domenica di fine estate assieme alla famiglia. La vittima, un papà inerme colpevole di aver avuto un diverbio con il genitore di un altro bambino sull'uso delle giostrine del locale. Teatro della furibonda aggressione avvenuta il 26 settembre, un ristorante di Cercola. E dopo il fatto la titolare della trattoria era stata costretta dagli aggressori a mentire ai carabinieri con minacce e che a uno dei clienti era stato rapinato il portafogli.
Oggi i carabinieri di Torre del Greco hanno arrestato cinque dei sei componenti del commando, appartenenti al clan camorristico dei Sarno, attivo a Ponticelli. Salvatore Romano, 36 anni, Vincenzo Persico, 30 anni, e Antonio Andreoni, 48 anni - questi i nomi di tre dei cinque destinatari dei provvedimenti - sono accusati di lesioni personali, porto illegale di armi, minacce per costringere a commettere un reato e rapina.
Inusitata ferocia Il raid armato è stato ripreso dalle telecamere a circuito interno del ristorante oggetto di "invasione" da parte del gruppo di indagati. Le indagini dei carabinieri hanno confermato come elementi già interni al potente clan, ne hanno mutuato "metodi e comportamenti di inusitata, atavica ferocia", scrive la Procura in una nota, portando lo scompiglio in un tranquillo dopopranzo di una domenica di "famiglie di persone perbene provano a trascorrere una giornata fuori porta".
"Scene già viste, protagonisti non nuovi a simili bravate, la solita, annichilita impotenza degli astanti - si legge nell'ordinanza del gip - e, al di sopra di ogni cosa, il panico che si comunica in una progressione inarrestabile, il fuggi-fuggi generale di chi, un attimo prima, si godeva la torpida, piacevole sensazione del fine pranzo"La lite tra i bambini - scrive il gip " è il pretesto per la salvaguardia di un prestigio delinquenziale oramai perso definitivamente e che tentano, invano, di poter perpetuare. Gli indagati non sono che dei pallidi, incolori replicanti. Memori di un passato "illustre", ne ripropongono il modus operandi. Si muovono, come allora, in squadriglie nutrite, hanno armi e motociclette, provengono dal medesimo posto (sono tutti di Ponticelli e quattro su cinque abitano in via Camillo de Meis), si sentono camorristi e come tali si comportano. L'obiettivo, però, è diventato modesto, indotto dalle contingenze, avulso da qualsiasi strategia di ampio respi
"La paura che erompe come in un crescendo di gesti e rumori e che trova la sua massima, definitiva espressione nel volto della donna che urla nel fotogramma 41. Fa davvero impressione cogliere, nel viso di questa sconosciuta, atteggiato in una smorfia di dolore, l'identico, irredimibile sentimento di disperazione e di angoscia che rimanda all'arcinoto quadro di Munch. E' una "coscienza partenopea" la quale si ribella e soffre nelle medesime forme della "natura norvegese" di fronte al sangue innocente che sporca le ore di svago e precipita i cuori nell'usata, terribile quotidianità. E' l'universalità dei sentimenti più profondi: il senso della fine della vita, la solitudine, la caduta delle illusioni", scrive ancora il gip.
Fonte: Repubblica.it
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