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Nuovo Ulivo. Di Pietro: «Casini, Fini, che c'azzeccano?»


Le mie lettere, ne ho scritte duecento, le ha lette qualcuno, qualcuno mi ha risposto?». L’approccio è un po’ polemico, ma alla fine, Antonio Di Pietro, dalla masseria di famiglia a Montenero di Bisaccia risponde all’appello del segretario Pd.

Bersani lancia un nuovo Ulivo per archiviare il berlusconismo e avviare una nuova fase politica. Lei ci sta?

«È necessario ricostruire un’alleanza democratica, come dice Bersani, ma per la legislatura che verrà passando attraverso le elezioni e facendo del Pd e dell’Idv il perno attorno a cui aggregare tutte le forze di sinistra che ci vogliono stare, i movimenti e la società civile».

Bersani parla di un’alleanza democratica rivolgendosi anche a Casini e Fini.
«Casini e Fini che c’azzeccano, scusi?».

Non li vuole come alleati?
«Fini per storia personale e politica sta cercando di costruire un centrodestra che ha come primo punto l’essere alternativo all’Ulivo. Che c’azzecca? Casini non ha mai lavorato per il nuovo Ulivo né intende farlo. L’ultima cosa che si deve fare è rincorrere situazioni impossibili perché altrimenti da Mastella passiamo a Casini e Fini e il risultato non cambia».

La sua ricetta?
«Il nuovo Ulivo deve nascere con una forte identità di programma e di obiettivi, ma soprattutto deve passare attraverso una fase elettorale dopo aver individuato la leadership di governo. Vogliamo sceglierla con le primarie? Bene, ma devono essere vere, altrimenti possiamo anche deciderlo tutti insieme. Vendola e Bersani si candidano? Non dico no a priori ad alcuno di loro ma voglio sapere prima quale è il loro programma e con chi intendono allearsi perché io al buio vado solo con mia moglie. Quello che non accetto è che il nuovo Ulivo si costruisca ora con questi parlamentari e non credo che Bersani lo voglia. Ci sono troppi marpioni che con la scusa della transizione vogliono governare senza passare per le urne».

Dice no anche ad un governo tecnico?
«Non credo che ci siano i numeri per formarlo. Tuttavia se così dovesse essere l’Idv è disponibile a farne parte o dargli l’appoggio soltanto se sarà il presidente Napolitano a farsene garante sia per i limiti temporali sia per quelli di competenza: nove mesi e una nuova legge elettorale la cui forma dovrà essere nota prima. Potrà essere una legge elettorale bipolare, con sistema maggioritario ed eventualmente primarie di coalizione o un sistema proporzionale alla tedesca con sbarramento al 5%».

E le altre riforme?
«Non ci sto a dare vita a un governo tecnico che in realtà si occupa di tutto. Sarebbe un trucco da prima Repubblica».

Le elezioni non le vuole più neanche Berlusconi.
«Berlusconi sa che se andiamo adesso a elezioni le perde. Per questo dico a Bersani che se c’è un momento in cui si può battere Berlusconi è proprio oggi perché ha un calo di credibilità molto forte; Casini non riesce a fare il suo terzo polo e Fini non può ripresentarsi né con il Pdl né con la sinistra. Invece di inseguire la luna per cercare una quadratura del cerchio con personaggi che nulla hanno a che fare con un’alleanza democratica, iniziamo a lavorare noi. Io la sfida di Bersani la raccolgo, anzi diciamo che lui raccoglie la nostra perché è dai tempi di Piazza Navona che continuo a dire che Berlusconi è un pericolo pubblico».

Polemico con il Pd?

«Non sono polemico. Lo dico da anni che dobbiamo mandare a casa Berlusconi, il segretario Pd invece arriva adesso e scrive una lettera. Come direbbe Travaglio: ben tornato da Saturno...».

Tre giorni fa ha scritto una lettera anche Veltroni. L’ha letta?
«Io ne ho scritte duecento, ma nessuno si è preso la briga di pubblicarle, né qualcuno di rispondermi, quindi taccio».

Allora parliamo del videomessaggio del premier. Ha detto che l’opposizione ripropone il teatrino della vecchia politica. Ce l’ha anche con lei.

«Berlusconi guarda la pagliuzza negli occhi degli altri e non vede la trave nei suoi. Lui non fa teatrino, perché in questi anni ha fatto decine di leggi ad personam e ad aziendam. I Cosentino, i Previti sono solo tentacoli della piovra, bisogna eliminare la testa della piovra, cioè Berlusconi altrimenti è tutto inutile».

Di Pietro, sta usando una metafora un po’ forte.
«Per niente. Io non parlo della piovra mafiosa ma di quella politica che è anche peggio, perché la prima violava le leggi, la seconda fa le leggi per annullare gli effetti di quelle precedenti».

Fonte: Unita.it e AntoniodiPietro.it

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