Dividere il gruppo di Fini, incassare la fiducia e andare avanti. Per non lasciare campo aperto a Bossi in caso di elezioni. Sono le tre direttrici impresse ieri da Berlusconi nel vertice di palazzo Grazioli. Una riunione sulla quale aleggiava lo spettro degli ultimi sondaggi riservati, che indicano una drammatica avanzata della Lega, fino al 12%, e un brusco arretramento del Pdl, fino alla soglia critica del 28%, mentre il partito di Fini potrebbe raggiungere il 6%.
Ma il punto che ha fatto scattare l'allarme rosso è stato quello relativo al Senato: grazie al gioco dei premi regionali, se si votasse domani il Pdl-Lega non avrebbe più la maggioranza a palazzo Madama. Numeri che hanno impresso una brusca sterzata alla strategia fin qui ipotizzata a palazzo Grazioli, imponendo al Cavaliere un bagno di realismo. Niente più rotture, niente elezioni anticipate, almeno per ora. Si procede navigando sotto costa, in attesa di capire la reale consistenza delle truppe finiane. Il punto di forza del Cavaliere, il cosiddetto "Porcellum", rischia così di trasformarsi in un elemento di debolezza.
E' proprio a Gianfranco Fini e al suo gruppo che sono state dedicate le maggiori attenzioni del summit berlusconiano. Con l'occhio puntato al 5 settembre, quando a Mirabello Fini chiuderà la festa di Futuro e Libertà e si capirà se andrà avanti o meno con la costruzione di un suo partito. "E' chiaro - ha scandito ieri il Cavaliere - che in quel caso non staremo a guardare, non possiamo permetterci di farlo crescere. Se fa un suo partito cambia tutto, ci conviene davvero pensare alle elezioni anticipate". Ma ancora quel momento non è arrivato e Berlusconi è convinto che siano numerosi i finiani che non intendono spingersi oltre: "Dicono che vogliono restare nel Pdl no? Stiamo a vedere". Intorno al tavolo di palazzo Grazioli, ieri sono stati fatti e rifatti i calcoli: 10-12 finiani sono considerati "recuperabili" nel caso si vada davvero a una rottura. Ma non è questa, al momento, l'intenzione di Berlusconi. Che, non a caso, si è guardato bene dall'affondare colpi sotto la cintura a Fini, tenendosi alla larga dalla campagna del Giornale e di Libero.
Prova ne è il documento approvato ieri e letto integralmente dal premier. Un programma tanto lungo (13 pagine, "ma sono scritte con caratteri grandi", si è giustificato Berlusconi) quanto poco indigesto per gli uomini del presidente della Camera, che infatti si sono affrettati a dichiarare la loro disponibilità a votarlo. Fino a ironizzare, come ha fatto Carmelo Briguglio, sulla "montagna che ha partorito il topolino". Lo stesso Paolo Bonaiuti, una delle colombe che ha lavorato al testo, ieri sera lo definiva "un documento concretissimo, una fotografia di quello che ha fatto e sta facendo il governo, sul quale è molto difficile dire di no da parte di deputati eletti con il Pdl". Anche la parte sulla giustizia, affidata a Nicolò Ghedini, non presentava novità così dirompenti da costituire un ultimatum per i finiani. "Il documento non è scritto per escluderli - spiega una fonte che ha partecipato alla riunione - ma, al contrario, è un'offerta per quanti non intendono interrompere la legislatura in modo drammatico". Si tratta comunque, ha chiarito a porte chiuse il premier, di punti "non trattabili". Specie sul processo breve, "deve essere chiaro che chi vota la fiducia s'impegna ad approvare il disegno di legge così com'è, senza ulteriori indugi. Io non mi faccio più logorare".
Quanto alla minaccia di elezioni anticipate a dicembre, nel Pdl ieri qualcuno ammetteva con un filo di imbarazzo che la sparata di Berlusconi andava letta più come una risposta alla Lega che non come una reale intenzione del premier: "Non possiamo certo mostrarci spaventati dalle elezioni". Anzi, ora il premier cercherà di frenare gli ardori di Bossi. Oggi, alla luce delle reazioni dei finiani, il vertice del Pdl si riunirà nuovamente con il Cavaliere per valutare le prossime mosse.
Intanto Berlusconi si prepara anche al peggio, al voto anticipato. Ieri, in maniera sibillina, ha lasciato intendere che ci saranno "ulteriori iniziative" che riguardano il Pdl. L'obiettivo è quello di organizzare una grande manifestazione nazionale del Pdl a settembre-ottobre, al termine delle feste del partito. Una prova di forza rivolta ai finiani certo, ma soprattutto alla Lega.
Fonte: Repubblica.it
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