ROMA - Slogan, editti e killeraggio. E' questa la vera natura del berlusconismo. L'affondo al presidente del Consiglio arriva dalla fondazione "Farefuturo". E sembra destinato ad animare la vigilia del vertice del Pdl di Palazzo Grazioli, che domani dovrà fare chiarezza sulle mosse future della maggioranza. "Nessuno ci potrà più convincere che il berlusconismo non coincida con il dossieraggio e con i ricatti, con la menzogna che diventa strumento per attaccare l'avversario e distruggerlo". E' l'attacco della fondazione vicina al presidente della Camera, che sul suo periodico online accusa il berlusconismo di nutrirsi anche "di propaganda stupida e intontita, di slogan, di signorsì e di canzoncine ebeti da spot pubblicitario".
Ne esce completamente stravolto il giudizio sul presidente del Consiglio: "abbiamo difeso per anni Berlusconi, sperando nella sua capacità di spiccare il volo e diventare un grande politico, uno statista". Una decisione motivata con una certezza che oggi sembra crollare: "Berlusconi non era il caimano descritto dagli antiberlusconiani di professione; Berlusconi era un leader atipico ma liberale; Berlusconi non era uno da "editti bulgari"; certo, Berlusconi aveva tante questioni personali e aziendali (quante se ne potrebbero elencare) ma era comunque un leader con una sogno, una lucida follia; Berlusconi, insomma, non era come lo descrivevano i suoi nemici".
Così, continua l'articolo, "il pensiero corre agli eventi passati, all'editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? non c'è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore".
I finiani: il premier sbaglia strategia. Non ci sono i margini per una campagna acquisti ad personam. I finiani escludono che possa andare in porto l'operazione affidata ai suoi da Silvio Berlusconi 1, per convincere i parlamentari moderati di "Futuro e Libertà" a rientrare nei ranghi. La risposta degli uomini vicini al presidente della Camera è affidata oggi a al vicepresidente dei deputati di Fli, Benedetto Della Vedova. "Se Berlusconi pensa di affrontare la questione a settembre", dice il vicecapogruppo, "con una campagna acquisti ad personam tra i finiani ha sbagliato totalmente analisi e strategia".
Inutile anche ogni tentativo di di provare a dividere il gruppo. Della Vedova ci tiene a sottolineare che "non esiste nessuna possibilità di catalogare i finiani in falchi e colombe: c'è un gruppo compatto di parlamentari che insieme hanno reagito a ciò che è all'origine di tutta questa vicenda, l'espulsione di Fini e dei finiani in base ad un documento irricevibile e contraddittorio, per cui giocoforza abbiamo dovuto dare vita a nuovi gruppi parlamentari".
Se poi, ragiona Della Vedova, "il premier vuole perseguire la strategia dell'autoribaltone espellendo i finiani oltre che dal partito anche dalla maggioranza, lo fa a suo rischio e pericolo". Bocciata insomma l'ipotesi di un riassorbimento, che non passi da un nuovo patto tra i due leader, Berlusconi e Fini. "Questa sarebbe, appunto, una non-strategia. L'unica possibilità - spiega il vicecapogruppo Fli - è quella di un patto tra ex amici, che possa garantire qualche semestre di riforme all'Italia. Il resto sono chiacchiere. Bisogna sedersi al tavolo, oggi, con un attore in più, che è Futuro e Libertà".
Apertura a lodo per premier. Intanto da un altro degli uomini vicini al presidente della Camera, il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, arriva un'apertura su uno dei fronti più "delicati" tra i due gruppi: la giustizia. "Noi non solo diciamo che potrebbe esserci ma che debba esserci anche la giustizia", dice Urso, "nel programma per rilanciare l'attività del governo". Nessuna preclusione anche a un nuovo lodo per la tutela del premier. "Una riforma sui tempi dei processi, assolutamente importante anche per gli investimenti esteri nel nostro Paese, e all'interno della riforma della giustizia certamente può esserci un capitolo che tuteli le più alte cariche dello Stato. Siamo favorevoli ad un lodo per il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio. Non pensiamo sia invece necessario per i ministri".
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Dal momento che b. non è un politico "CAPACE", ma solo un arraffone che del potere ha una idea del tutto personale, ecco che non se ne farà nulla e si andrà alle votazioni.