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Bersani: prima il Nuovo Ulivo, Dopo alleanze anche con Fini


«Se va avanti così rischia di portare la politica in una fogna», dice scuotendo la testa. Per Pier Luigi Bersani è la prima uscita pubblica dopo la pausa estiva. Il segretario del Pd prova anche a ironizzare sulle «acque miracolose» del Lago Maggiore, che hanno fatto mettere d’accordo Berlusconi e Bossi, ma aggiunge che dopo questo «agosto vergognoso» c’è di che essere molto preoccupati dei possibili «colpi di coda» del premier. «Dobbiamo mettere in moto la testa e le gambe», dice a militanti e simpatizzanti che incontra alla festa del partito di Pontelagoscuro, poco fuori Ferrara. La testa, ovvero la proposta politica che avanza nel giorno del suo rientro dalle vacanze: mettere in campo «un nuovo Ulivo» e «un’alleanza democratica» che consentano di chiudere definitivamente l’epoca del berlusconismo e di far approvare le riforme necessarie al paese, compreso un nuovo sistema elettorale.

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Fronte comune, fino a Fini. La chiama la teoria «del doppio cerchio», per semplificarla di fronte alle persone che affollano il prato della festa: le forze del centrosinistra devono lavorare per dar vita a un progetto omogeneo «di alternativa», ma poi è anche necessario che tutte le forze preoccupate della deriva democratica facciano fronte comune. Anche Casini e nel caso Montezemolo?, chiedono i giornalisti che lo avvicinano al campo sportivo di Pontelagoscuro prima che inizi il comizio. «Assolutamente». Anche Fini? «La proposta è rivolta a tutti quelli che...», risponde il leader del Pd. Bersani non fa mistero di pensare che «nell’emergenza», ovvero in caso di voto anticipato, questa alleanza democratica possa anche presentarsi alle elezioni. Per una questione di coerenza logica: «Se ci sarà un ritorno alle urne è perché avranno rotto su qualcosa, molto probabilmente sul processo breve. E a quel punto che potrebbero fare i finiani?». Rimane l’ipotesi di organizzare un terzo polo. Ma intanto, è il ragionamento, dividere il fronte ridurrebbe le possibilità di vittoria di chi vuole impedire la «deriva democratica». E poi Bersani ha registrato con soddisfazione il modo in cui Casini ha commentato la sua proposta, rilanciata con una lettera “programmatica” a Repubblica. Il leader dell’Udc ha definito «positiva» l’intenzione di Bersani di assumersi la responsabilità di riorganizzare «la sinistra democratica» e anche quella di arrivare a una modifica della legge elettorale, senza bocciare la proposta dell’“alleanza democratica”. I due si sono sentiti e torneranno a incontrarsi per discutere della situazione nei prossimi giorni.

Berlusconi e le ammucchiate Berlusconi da lontano parla di «ammucchiate fuori tempo», e quando la cosa viene riferita a Bersani, il leader del Pd fa un gesto con la mano, come a spazzar via qualcosa dal campo, e poi: «Adesso basta. La sua è un’ammucchiata, la mia è una proposta politica chiara e precisa. È lui che pretende di governare con una compagnia fatta di persone che si insultano di continuo, si manganellano, tirando in ballo anche le mogli. Ora siamo arrivati anche al bue che dice cornuto all’asino: quello che ha venti ville che va a speculare sulle ville degli altri. E mai che spendano una parola sui problemi del paese. Non si può continuare a vivacchiare. Con una Lega che dice “Roma ladrona” quando sono proprio i leghisti che stanno a Roma con quattro ladroni. Il Carroccio è come quello che sta attaccato al vecchio zio per prendergli l’eredità». Una pausa, e poi: «Se arrivano elezioni anticipate si deve sapere che hanno un padre e una madre, Berlusconi e la sua crisi». Per questo bisogna accelerare su una strada che pure Bersani aveva indicato candidandosi a segretario del Pd, quando disse che bisognava «riaprire il cantiere dell’Ulivo».

Bersani pensa a un percorso che consenta di creare anche organismi ad hoc. Ne parlerà con gli altri leader politici nei prossimi giorni. E se qualcuno, come il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, dice che per percorrere questa strada occorre «rafforzare le proposte programmatiche», il segretario del Pd sta lavorando al discorso che farà per la chiusura della Festa nazionale, a Torino il 12, e che sarà incentrato proprio su «l’Italia che vogliamo». Bersani non teme divisioni interne al partito sulla sua proposta. Le molte reazioni positive registrate ieri lo lasciano soddisfatto. E se Walter Veltroni, soltanto 48 prima aveva bocciato le «sante alleanze» antiberlusconiane, Bersani lascia Pontelagoscuro rispondendo così a chi gli pone la questione: «Sulla mia proposta si può trovare tutto il Pd».

Fonte: Unita.it

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