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Se il nuovo è l'antico - Di Concita de Gregorio


Dunque, vediamo. Berlusconi non ha la maggioranza assoluta (316). Con quella relativa (299) salva Caliendo dalla sfiducia, ma il governo è sotto il livello di galleggiamento. Gli astenuti della Triplice - il ritorno della Balena nelle vesti di Casini, Fini e Rutelli - sono 75, sommandoli a quelli dell'opposizione (229) fanno 304 voti: se la politica fosse solo aritmetica avremmo visto ieri il governo soccombere per cinque voti a una maggioranza nuova. Un tempo, molti anni fa, la si sarebbe chiamata di centro-trattino-sinistra con la stravagante presenza di Fini, che anche a volerlo spingere oltre la sua storia proprio centro-centro non è, diciamo che almeno una venatura di destra gli deve essere riconosciuta.

La politica però non è aritmetica, per fortuna. È fatta - per chi ci crede - di idee, di valori, di progetti. Ieri in aula abbiamo sentito parole nette e belle. Poi, anche, è fatta di convenienze, di interessi, di timori, di calcoli sul proprio destino: avete visto la rabbia cupa di chi teme di veder cadere le sue protezioni, di chi sa che sarà escluso dal prossimo novero degli eletti, avete sentito le urla e per un momento è sembrato le botte. Non sappiamo, nessuno oggi sa cosa stia per succedere. Berlusconi valuta il rischio di salire al Colle e tornare in aula a chiedere fiducia al governo: Fini dovrebbe dargliela, pensa. In alternativa voto subito, il 7 novembre ha detto ai suoi. Più una minaccia che un'intenzione. Del resto non si aspettava la Balena, non così grande. Invece eccola: 16 anni dopo la nascita del bipolarismo si è riaffacciata ieri nei mari torbidi della politica italiana. Per un attimo il terzo polo centrista, la versione geneticamente modificata di quella che fu la Dc, ha spalancato le fauci e Berlusconi-Pinocchio ci è finito dentro. È uno strano animale, questa nuova Balena. Del vecchio Dna le è rimasto solo Casini. All'epoca era già lì, ragazzo di bottega. Fini stava con Almirante, Rutelli con Pannella poi coi verdi. Da destra e da sinistra la corrente li ha portati al centro come ci fosse un'antica calamita. Sedici anni in fondo sono pochi: i protagonisti della vita politica nazionale sono per la maggior parte ancora quelli cresciuti col proporzionale, tutti ex qualcosa. La seconda generazione, quella nata politicamente dopo il 94, non ha mai governato e nessuno ha l'aria di volerle lasciare il posto. Anche quando sembra di andare avanti a queste condizioni sempre indietro si torna.

Dei discorsi di ieri ho segnato le frasi più limpide. Ricorre il termine "impunità". Franceschini: «Voi avete demolito il senso del rigore, il rispetto dell'etica pubblica. Avete creato un sistema malato basato sulla confusione fra politica e affari, sulla vostra impunità e onnipotenza. Chi vince le elezioni è il servitore dello Stato non il suo padrone». Chiara Moroni, verso la quale Berlusconi ha un debito che risale agli anni del socialismo grazie al quale si è arricchito: «Mio padre è morto suicida perché accusato ingiustamente. La mia storia è quella del garantismo. Ma c'è una differenza enorme tra la battaglia garantista e quella giustificazionista, per l'impunità». Una differenza enorme. Da oggi i giochi sono aperti, la seconda parte della legislatura declina verso l'inevitabile resa dei conti. Speriamo, e lavoriamo perché la politica prevalga sugli affari. Almeno questo, per cominciare.


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