ROMA - L'Italia scala la classifica europea (Ue-27) per la pressione fiscale: nel 2009 il peso del fisco sul prodotto interno lordo è stato del 43,2%, in aumento rispetto al 2008. L'Italia si colloca così al quinto posto, insieme alla Francia, in Europa per pressione fiscale. Nel 2008 era al settimo posto. E' quanto risulta dai dati sui conti pubblici nel 2009 diffusi oggi dall'Istat. Per tornare ad una pressione fiscale più alta in Italia, bisogna tornare indietro al 1997, l'anno dell'Eurotassa (ma nel 2007 la pressione del fisco era stata comunque pari al 43,1%). A pesare una diminuzione del Pil maggiore della diminuzione delle entrate.
"Il risultato - spiega un comunicato dell'Istat - è l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi di euro''. Fra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base al cosiddetto 'scudo fiscale', per un importo di circa 5 miliardi di euro.
Tornando alla classifica europea, nel 2009 l'Italia è insieme alla Francia, dopo Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%), Austria (43,8%). Nel 2008, oltre a questi Paesi, ad avere una pressione fiscale più alta dell'Italia c'erano anche la Finlandia e la Francia. Nei Paesi scandinavi ''i più evoluti sistemi di welfare - sottolinea l'istituto di statistica - hanno storicamente richiesto un maggiore ricorso alla fiscalità generale''.
In Italia nel 2009 la maggior parte delle voci del prelievo fiscale sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9 nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell'Iva (-6,7%) e dell'Irap (-13%). L'andamento dei contributi sociali effettivi riflette la tenuta delle retribuzioni lorde, dovuta alla lieve crescita dell'importo medio pro-capite, che ha parzialmente compensato la flessione dell'occupazione.
Le spese superano la metà del Pil. Nel 2009 la spesa pubblica complessiva, calcolata al netto della produzione dei servizi vendibili e al lordo degli ammortamenti, ha registrato una crescita del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6%). La sua incidenza sul Pil è aumentata, passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5%. Il contributo più importante alla crescita della spesa, in Italia, come negli altri paesi Ue, proviene dalle prestazioni sociali in denaro (pensioni, sussidi, ecc.): nel 2009 queste hanno segnato un'incidenza di oltre il 36% sulle uscite e una crescita rispetto al 2008 del 5,1%, dovuta all'effetto della crisi sugli ammortizzatori sociali.
Saldo primario negativo. Per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese è risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo di 3,1 punti percentuali rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d'interesse, è diminuita anche l'incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7% (5,2% nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti è stato negativo: il disavanzo è pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all'anno precedente di 43.216 milioni di euro.
---Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog
"Il risultato - spiega un comunicato dell'Istat - è l'effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi di euro''. Fra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base al cosiddetto 'scudo fiscale', per un importo di circa 5 miliardi di euro.
Tornando alla classifica europea, nel 2009 l'Italia è insieme alla Francia, dopo Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%), Austria (43,8%). Nel 2008, oltre a questi Paesi, ad avere una pressione fiscale più alta dell'Italia c'erano anche la Finlandia e la Francia. Nei Paesi scandinavi ''i più evoluti sistemi di welfare - sottolinea l'istituto di statistica - hanno storicamente richiesto un maggiore ricorso alla fiscalità generale''.
In Italia nel 2009 la maggior parte delle voci del prelievo fiscale sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9 nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell'Iva (-6,7%) e dell'Irap (-13%). L'andamento dei contributi sociali effettivi riflette la tenuta delle retribuzioni lorde, dovuta alla lieve crescita dell'importo medio pro-capite, che ha parzialmente compensato la flessione dell'occupazione.
Le spese superano la metà del Pil. Nel 2009 la spesa pubblica complessiva, calcolata al netto della produzione dei servizi vendibili e al lordo degli ammortamenti, ha registrato una crescita del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6%). La sua incidenza sul Pil è aumentata, passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5%. Il contributo più importante alla crescita della spesa, in Italia, come negli altri paesi Ue, proviene dalle prestazioni sociali in denaro (pensioni, sussidi, ecc.): nel 2009 queste hanno segnato un'incidenza di oltre il 36% sulle uscite e una crescita rispetto al 2008 del 5,1%, dovuta all'effetto della crisi sugli ammortizzatori sociali.
Saldo primario negativo. Per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese è risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo di 3,1 punti percentuali rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d'interesse, è diminuita anche l'incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7% (5,2% nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti è stato negativo: il disavanzo è pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all'anno precedente di 43.216 milioni di euro.
---Se hai trovato interessante l'articolo iscriviti ai feed via mail per rimanere sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog
0 commenti to " Il governo Berlusconi un governo di super tasse. Alle stelle la pressione nel 2009 "