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Il cuore spezzato del Pdl. La piazza un flop totale. Berlusconi deluso:"Quanti eravamo davvero?"


ROMA - "Ma quanti erano veramente?". Sceso dal palco, Silvio Berlusconi lo chiede agli organizzatori della piazza, forse dubitando di quel dato magico - "Siamo un milione" - sparato da Denis Verdini al microfono. Non è un caso allora se il Cavaliere, a differenza di quanto fece il 2 dicembre 2006, quando si prese il gusto di annunciare personalmente quei "due milioni", questa volta si sia tenuto alla larga dai numeri.

Terminato il comizio, un giovane lo avvicina: "Presidente allora?". Berlusconi, messo da parte il malumore per quei vialoni vuoti intorno a piazza San Giovanni, indossa un sorriso di circostanza: "Non mi aspettavo venisse così tanta gente". Ma dalla faccia non sembra crederci più di tanto, anche se dal partito assicurano che si sia complimentato con i coordinatori. Lo stesso Verdini, a dispetto dei numeri della Questura, insiste: "Ho detto che c'erano oltre un milione di persone. Questo è il mio convincimento". E sarà questo il mantra ripetuto da tutto il vertice del Pdl - "siamo tantissimi" - a dispetto dell'evidenza. La Questura parla di 150 mila presenze, una comunicazione che arriva con un ritardo che alimenta voci su uno scontro interno al governo. Persino sul palco si coglie qualche tensione.

Quando Roberto Gasparotti, lo sciamano del premier per le TV, ordina alla regia di rimettere da capo, per l'ennesima volta, l'inno "Meno male che Silvio c'è", Ignazio La Russa dietro al palco sbotta: "E basta con 'sta canzone!". Il ministro Gianfranco Rotondi invece è furioso e ce l'ha proprio con La Russa. Il coordinatore del Pdl non deve aver mandato giù le critiche del collega di governo sulla "banda di incapaci", pronunciate all'indomani del pasticcio sulle liste. Così, parlando al microfono, lo sbertuccia in pubblico: "C'è pure Rotondi. Facciamogli un applauso... così così". Rotondi si allontana nero: "Di questa vicenda se ne dovrà occupare Berlusconi".


Un milione? centocinquantamila? Andrea Ronchi, a mente fredda, prova a ragionare sui numeri: "Anche se fossero state "solo" 300 mila persone, valevano doppio: il 2 dicembre 2006 la organizzammo in 3 mesi, stavolta c'è stata solo una settimana di tempo". Un altro ex An, maliziosamente, fa notare il grande tricolore lungo 500 metri: "È un vecchio trucco che La Russa usava già anni fa alle nostre manifestazioni. Bastano un centinaio di persone a sorreggerlo e si occupa un'intera strada". Un piccolo stratagemma, come quello di erigere un palco modello Pink Floyd molto avanti, piazzandogli di fronte una lunga fila di gazeboni per restringere ulteriormente lo spazio. Al di là delle polemiche sulle reali cifre della piazza, ormai un classico di stagione, l'altro dato politico interno al Pdl rimanda al ruolo futuro di Gianfranco Fini.

Allo spazio, sempre più angusto, che gli resta nel suo partito. È vero, ier ia San Giovanni i finiani c'erano. "Siamo più noi di loro", scherzava Enzo Raisi, un fedelissimo del presidente della Camera. L'assenza di Fini, giustificata dal suo ruolo istituzionale, tuttavia si notava. Un'assenza fisica che, tra i riti e gli slogan di piazza, è diventata anche assenza politica. L'intera classe dirigente di Alleanza nazionale era presente e nessuno si è preso la briga di citare il "co-leader" del Pdl.

Se ne è "dimenticato" La Russa e così gli altri. Gianni Alemanno, il sindaco di Roma, ha introdotto il comizio del premier con un calore da tifoso di stadio. Si sono "dimenticati" di Fini anche i giovani di Giorgia Meloni, che sotto al palco si sgolavano: "Un Presidente! C'è solo un presidente!". Nel senso del presidente del Consiglio, non quello della Camera. "Il popolo del centrodestra - osserva un esponente di primo piano della vecchia guardia missina- ha fatto una scelta, si è stretto intorno a Berlusconi. Ora la scelta la deve fare Fini: vuole fare la fine di Follini?".

L'umore della piazza è questo. Lo prova sulla sua pelle Andrea Ronchi, che deve affrontare un gruppetto carico di livore: "Sei il lacché di Fini", gli urlano in faccia. Il blog dei club della libertà, che pubblica in diretta gli sms dalla piazza, si riempie di decine di insulti al presidente della Camera. Tra Berlusconi e Fini, dopo il voto, servirà altro che un pranzo all'hotel De Russie.

Fonte: Repubblica.it
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