L’idea di Fassino di fare coalizione con il Pdl in Veneto alle regionali mina ulteriormente la credibilità del suo partito, seppur conferma la linea d’opposizione altalenante e filogovernativa che i suoi colleghi dirigenti hanno sempre preferito ma che il suo stesso elettorato non gradisce.
Con cosa, e con chi pensa di allearsi il Pd di Fassino in Veneto?
Dietro la faccia di Galan, di cui non condivido moltissime scelte politiche per la sua regione, dall’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza, alla sua disponibilità per il collocamento di ipotetiche centrali nucleari sul territorio, alla scarsa assistenza al tessuto economico regionale che ha favorito la fuga di attività produttive in Romania, si nasconde l’arroganza del Presidente del Consiglio.
All’ombra del Pdl crescono due tipi di muffe: coloro che hanno il ruolo di compiacere e servire il proprio capo-padrone, ed esecutori fedeli privi di iniziativa con il solo compito di estendere sul territorio le politiche romane. I secondi sono accuratamente piazzati a governare le regioni “occupate”, dall’Abruzzo, alla Sardegna, alla Sicilia, al Veneto.
Le coalizioni si fanno sul programma, i patti con il diavolo si stringono a scatola chiusa pur di conseguire vantaggi personali. Le prime portano verso il futuro, i secondi verso una strada senza vie di uscita.
A quale Veneto del futuro aspira il Pd, quello delle centrali nucleari, della militarizzazione della regione, dell’odio razziale?
L’opposizione, quella mascherata e compiacente a questo governo, con questa strategia il Pd non va da nessuna parte anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne.
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Con cosa, e con chi pensa di allearsi il Pd di Fassino in Veneto?
Dietro la faccia di Galan, di cui non condivido moltissime scelte politiche per la sua regione, dall’ampliamento della base Dal Molin di Vicenza, alla sua disponibilità per il collocamento di ipotetiche centrali nucleari sul territorio, alla scarsa assistenza al tessuto economico regionale che ha favorito la fuga di attività produttive in Romania, si nasconde l’arroganza del Presidente del Consiglio.
All’ombra del Pdl crescono due tipi di muffe: coloro che hanno il ruolo di compiacere e servire il proprio capo-padrone, ed esecutori fedeli privi di iniziativa con il solo compito di estendere sul territorio le politiche romane. I secondi sono accuratamente piazzati a governare le regioni “occupate”, dall’Abruzzo, alla Sardegna, alla Sicilia, al Veneto.
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A quale Veneto del futuro aspira il Pd, quello delle centrali nucleari, della militarizzazione della regione, dell’odio razziale?
L’opposizione, quella mascherata e compiacente a questo governo, con questa strategia il Pd non va da nessuna parte anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne.
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