ROMA - Silvio Berlusconi perde 4 punti secchi in 60 giorni e va sotto il 50%. E' il dato più eclatante del sondaggio mensile Ipr Marketing sulla fiducia degli italiani nel premier, nel governo e nei partiti. Dopo un mese di intervallo dovuto alla scadenza elettorale delle europee e delle amministrative, il rilevamento per Repubblica.it fornisce un nuovo responso. In mezzo, oltre al voto che ha premiato in modo non travolgente il centrodestra ci sono stati altri due fatti: il dispiegarsi dello scandalo delle escort in tutta la sua evidenza e l'innegabile successo del G8 dell'Aquila. Entrambi, probabilmente hanno inciso. Vediamo come.
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Il premier. Per la prima volta da quando è al governo (maggio 2008) la fiducia in Silvio Berlusconi scende sotto il 50%. La metà del campione interpellato, infatti esprime "poca" o "nessuna" fiducia nel premier, mentre il 49% si dichiara "molto" o "abbastanza" fiducioso nel Cavaliere e nel suo operato. L'1 per cento è senza opinione. Lo scorso maggio, Berlusconi raccoglieva il 53% di consensi contro un 46% di "sfiducia". Significa che 4 italiani su cento gli hanno voltato le spalle: uno spostamento piuttosto notevole in un panorama nazionale che non si muove molto facilmente.
Nel maggio del 2008, appena insediato al governo, il premier era partito dal 53% di "fiduciosi" contro il 46% di pareri negativi. Da lì, per alcuni mesi è salito fino a un picco impressionante del 62% (ottobre). Poi si è assestato tra il 58% e il 56% per alcuni mesi. A marzo (primi "fuochi" del caso Noemi) era sceso al 52%, ad aprile era risalito al 56% e a maggio era tornato al 53%. Ora la caduta sotto quota 50%. Probabile, che lo scandalo delle escort abbia inciso pesantemente e che l'Aquila abbia forse frenato un'emorragia che poteva essere peggiore.
Il governo. E, paradossalmente, l'esecutivo va quasi meglio del suo premier. Il governo, infatti, (che da diversi mesi viaggia sotto quota 50%) è rimasto fermo al 44% di maggio con un 52% di interpellati che esprimono "poca" o "nessuna" fiducia e un 4% di indecisi. In uno scenario di "one man show" cui lo stesso Berlusconi tende a ridurre pubblica amministrazione e politica, la cosa non è priva di significato.
I ministri. Che il G8 dell'Aquila abbia inciso in positivo, lo dimostrano gli ottimi risultati di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, le due "ministre" che hanno fatto gli onori di casa alle "first lady" durante il G8. Se, per Gelmini (3 punti in più a quota 42% degli interpellati che esprimono molta o abbastanza fiducia) potrebbero aver inciso i segnali di severità che vengono dalla scuola, per Carfagna (5 punti in più, a quota 54% di fiduciosi) non si vedono altri momenti di visibilità se non quelli legati al G8. Molto bene anche Claudio Scajola, responsabile delle attività produttive (la sua crescita è di 4 punti a quota 52%), protagonista (insieme a Tremonti, fermo al quarto posto col 58%) del pacchetto anticrisi e, in particolare della norma sulla detassazione degli utili reinvestiti dalle imprese.
In testa alla classifica dei ministri restano (senza spostamenti) Maurizio Sacconi (welfare) e Roberto Maroni (Interni) con il 63% e il 60% di fiducia. Angelino Alfano (Giustizia) perde 3 punti e scende a quota 60% pur mantenendo il terzo posto. Probabile che, nel suo caso, incida il testo sulle intercettazioni che ha suscitato anche la forte preoccupazione del capo dello Stato.
Tra gli altri, perdono terreno: Matteoli (tre punti, forse riconducibili alla strage ferroviaria di Viareggio), Bondi (2 punti, il più duro nella difesa del premier), Fitto e Prestigiacomo (2 punti) e Vito (un punto, sempre saldamente in coda alla classifica).
I partiti. Il Pdl sembra seguire la sorte del suo leader. In una situazione postelettorale (e, quindi, di scarso movimento) il Popolo della Libertà scivola in terreno negativo. La perdita di fiducia si misura in 4 punti: dal 50% al 46%. La principale forza di centrodestra era già stata sotto quota 50%, ma mai così in basso. Molto bene la Lega Nord che recupera 3 punti e risale a quota 32%. Fermi l'opposizione: Idv al 41%, Udc al 34% e Pd al 33% nonostante, si potrebbe dire, la tormentatissima situazione precongressuale del partito di Franceschini.
Fonte: Repubblica.it
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Il premier. Per la prima volta da quando è al governo (maggio 2008) la fiducia in Silvio Berlusconi scende sotto il 50%. La metà del campione interpellato, infatti esprime "poca" o "nessuna" fiducia nel premier, mentre il 49% si dichiara "molto" o "abbastanza" fiducioso nel Cavaliere e nel suo operato. L'1 per cento è senza opinione. Lo scorso maggio, Berlusconi raccoglieva il 53% di consensi contro un 46% di "sfiducia". Significa che 4 italiani su cento gli hanno voltato le spalle: uno spostamento piuttosto notevole in un panorama nazionale che non si muove molto facilmente.
Nel maggio del 2008, appena insediato al governo, il premier era partito dal 53% di "fiduciosi" contro il 46% di pareri negativi. Da lì, per alcuni mesi è salito fino a un picco impressionante del 62% (ottobre). Poi si è assestato tra il 58% e il 56% per alcuni mesi. A marzo (primi "fuochi" del caso Noemi) era sceso al 52%, ad aprile era risalito al 56% e a maggio era tornato al 53%. Ora la caduta sotto quota 50%. Probabile, che lo scandalo delle escort abbia inciso pesantemente e che l'Aquila abbia forse frenato un'emorragia che poteva essere peggiore.
Il governo. E, paradossalmente, l'esecutivo va quasi meglio del suo premier. Il governo, infatti, (che da diversi mesi viaggia sotto quota 50%) è rimasto fermo al 44% di maggio con un 52% di interpellati che esprimono "poca" o "nessuna" fiducia e un 4% di indecisi. In uno scenario di "one man show" cui lo stesso Berlusconi tende a ridurre pubblica amministrazione e politica, la cosa non è priva di significato.
I ministri. Che il G8 dell'Aquila abbia inciso in positivo, lo dimostrano gli ottimi risultati di Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, le due "ministre" che hanno fatto gli onori di casa alle "first lady" durante il G8. Se, per Gelmini (3 punti in più a quota 42% degli interpellati che esprimono molta o abbastanza fiducia) potrebbero aver inciso i segnali di severità che vengono dalla scuola, per Carfagna (5 punti in più, a quota 54% di fiduciosi) non si vedono altri momenti di visibilità se non quelli legati al G8. Molto bene anche Claudio Scajola, responsabile delle attività produttive (la sua crescita è di 4 punti a quota 52%), protagonista (insieme a Tremonti, fermo al quarto posto col 58%) del pacchetto anticrisi e, in particolare della norma sulla detassazione degli utili reinvestiti dalle imprese.
In testa alla classifica dei ministri restano (senza spostamenti) Maurizio Sacconi (welfare) e Roberto Maroni (Interni) con il 63% e il 60% di fiducia. Angelino Alfano (Giustizia) perde 3 punti e scende a quota 60% pur mantenendo il terzo posto. Probabile che, nel suo caso, incida il testo sulle intercettazioni che ha suscitato anche la forte preoccupazione del capo dello Stato.
Tra gli altri, perdono terreno: Matteoli (tre punti, forse riconducibili alla strage ferroviaria di Viareggio), Bondi (2 punti, il più duro nella difesa del premier), Fitto e Prestigiacomo (2 punti) e Vito (un punto, sempre saldamente in coda alla classifica).
I partiti. Il Pdl sembra seguire la sorte del suo leader. In una situazione postelettorale (e, quindi, di scarso movimento) il Popolo della Libertà scivola in terreno negativo. La perdita di fiducia si misura in 4 punti: dal 50% al 46%. La principale forza di centrodestra era già stata sotto quota 50%, ma mai così in basso. Molto bene la Lega Nord che recupera 3 punti e risale a quota 32%. Fermi l'opposizione: Idv al 41%, Udc al 34% e Pd al 33% nonostante, si potrebbe dire, la tormentatissima situazione precongressuale del partito di Franceschini.
Fonte: Repubblica.it
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