Torna in carcere l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino. L'ex esponente di Forza Italia, oggi leader della formazione Forza Campania, è stato arrestato insieme ai fratelli Giovanni e Antonio. La Procura ipotizza i reati di estorsione e concorrenza sleale con metodo mafioso nel settore dei distributori di carburanti in provincia di Caserta. I Cosentino sono imprenditori nel settore. Le indagini sono coordinate dai pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio con i carabinieri del Roni di Caserta.
L'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Cosentino fa parte di un insieme di 13 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.
Secondo la Procura i fratelli Cosentino, in concorso con dirigenti pubblici, funzionari della Regione e del Comune di Casal di Principe, e complicità di funzionari della Q8, hanno ottenuto rapidamente il rilascio di permessi e licenze per costruire impianti, anche quando c'erano cause ostative. Inoltre avrebbero costretto amministratori e funzionari pubblici locali a impedire o rallentare la costruzione di impianti di aziende concorrenti anche con atti amministrativi illegittimi. All'inchiesta dei magistrati napoletani ha contribuito il titolare di una stazione di servizio in corso di costruzione a Villa Briano, Luigi Gallo, il cui racconto ha trovato riscontri nelle indagini. Determinanti anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e l'acquisizione di documentazione sull'apertura di due impianti di distribuzione di idrocarburi nel Comune di Casal di Principe e in quello di Villa di Briano.
Cosentino è ricomparso appena pochi giorni fa ad una manifestazione pubblica in un albergo di Napoli, alla presentazione di Forza Campania, il gruppo di consiglieri regionali "dissidenti" di Forza Italia, che riconoscono la leadership di Cosentino. In numerose interviste ha sempre negato di volersi candidare alle elezioni Europee e di voler fare politica in prima persona. Ma questo non risulta dalle intercettazioni. Decisivo un passaggio dell'inchiesta sulle esigenze cautelari. Il giudice delle indagini preliminari, nel valutare la necessità dell'arresto, ha ritenuto significativo il fatto che - si legge nel comunicato della Procura - "Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l'andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l'ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell'analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica".
Colpisce in particolare un episodio. Cosentino e l'ex prefetto di Caserta Maria Elena Stasi convocarono l'allora sindaco di Villa di Briano (Caserta) nell'ufficio della prefettura di Caserta intimandogli di provvedere alla rimozione dell'incarico del tecnico comunale che aveva rilasciato l'autorizzazione all'imprenditore Luigi Gallo, per la realizzazione della stazione di servizio che impediva di fatto ai fratelli Cosentino la realizzazione di un impianto analogo a Casal di Principe. Il tecnico comunale Nicola Magliulo era "colpevole" anche di "aver resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Luigi Letizia" per revocare l'autorizzazione, scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
In caso di mancata rimozione dall'incarico di tecnico comunale, Cosentino e Stasi avrebbero minacciato "azioni ritorsive" da parte dello stesso Cosentino e della prefettura di Caserta contro l'amministrazione comunale di Villa di Briano. "Indebite e illecite pressioni" sarebbero state esercitate in modo coordinato da Antonio e Giovanni Cosentino e da Luigi Letizia sia sul sindaco che su tutti gli addetti dell'Utc di Villa di Briano.
LA STORIA GIUDIZIARIA
Cosentino, ex coordinatore regionale del Pdl e deputato uscente, fu arrestato una prima volta il 15 marzo del 2013. Scelse per costituirsi il carcere napoletano di Secondigliano. Entrò in cella "da persona innocente", disse. Alla fine di "un calvario di cui non riesco a comprendere la necessità". Condannò "la camorra" come la "forma più nefasta di illegalità". E chiese ai suoi cari "e al buon Dio la forza per superare questo baratro".
L'intervista/"Schifato da Silvio: mi ha tradito"
"Rinuncio a presenziare a tutte le udienze in riferimento al procedimento indicato". Questo il testo del documento che Cosentino consegnò all'autorità giudiziaria appena gli venne notificata l'ordinanza di custodia cautelare.
A carico di Cosentino c'erano due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali e corruzione aggravati. Il processo è ancora in corso.
Cosentino fu poi scarcerato il 26 luglio 2013 e andò agli arresti domiciliari a Venafro, in provincia di Caserta. Alla sua scarcerazione si erano opposti i pm della procura di Napoli e anche il tribunale del Riesame l'aveva negata, decisione però respinta dalla Cassazione con reinvio degli atti perchè le esigenze cautelari erano cessate dato che "le organizzazioni camoristico-mafiose non hanno interesse a servirsi di politici", scrissero i giudici della Suprema corte.
L'uomo politico del Pdl, difeso da Stefano Montone e Agostino De Caro, aveva già ottenuto dal presidente Orazio Rossi, del collegio giudicante di Santa Maria Capua Vetere, il beneficio dei domiciliari.
Poi arrivò la decisione dell'altro presidente di collegio giudicante, Giampaolo Gugliemo, e Cosentino potè lasciare l'istituto di pena di Napoli per andare a Venafro come disposto da Rossi. Dopo pochi mesi, l'8 novembre scorso, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Cosentino ottenne la scarcerazione definitiva, e potè lasciare anche gli arresti domiciliari a Venafro.
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L'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Cosentino fa parte di un insieme di 13 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, tra cui Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli di Michele, boss del clan dei Casalesi. La famiglia Cosentino, proprietaria di vari distributori di carburante, avrebbe agito con pratiche commerciali lesive della concorrenza.
Secondo la Procura i fratelli Cosentino, in concorso con dirigenti pubblici, funzionari della Regione e del Comune di Casal di Principe, e complicità di funzionari della Q8, hanno ottenuto rapidamente il rilascio di permessi e licenze per costruire impianti, anche quando c'erano cause ostative. Inoltre avrebbero costretto amministratori e funzionari pubblici locali a impedire o rallentare la costruzione di impianti di aziende concorrenti anche con atti amministrativi illegittimi. All'inchiesta dei magistrati napoletani ha contribuito il titolare di una stazione di servizio in corso di costruzione a Villa Briano, Luigi Gallo, il cui racconto ha trovato riscontri nelle indagini. Determinanti anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e l'acquisizione di documentazione sull'apertura di due impianti di distribuzione di idrocarburi nel Comune di Casal di Principe e in quello di Villa di Briano.
Cosentino è ricomparso appena pochi giorni fa ad una manifestazione pubblica in un albergo di Napoli, alla presentazione di Forza Campania, il gruppo di consiglieri regionali "dissidenti" di Forza Italia, che riconoscono la leadership di Cosentino. In numerose interviste ha sempre negato di volersi candidare alle elezioni Europee e di voler fare politica in prima persona. Ma questo non risulta dalle intercettazioni. Decisivo un passaggio dell'inchiesta sulle esigenze cautelari. Il giudice delle indagini preliminari, nel valutare la necessità dell'arresto, ha ritenuto significativo il fatto che - si legge nel comunicato della Procura - "Nicola Cosentino si sia attivamente interessato per l'andamento degli affari delle imprese di famiglia, circostanza finora sempre negata dallo stesso indagato e l'ulteriore circostanza costituita dalle risultanze dell'analisi di alcuni recenti tabulati telefonici che danno atto dei frequenti contatti del Cosentino, anche nel periodo in cui era agli arresti domiciliari, con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica".
Colpisce in particolare un episodio. Cosentino e l'ex prefetto di Caserta Maria Elena Stasi convocarono l'allora sindaco di Villa di Briano (Caserta) nell'ufficio della prefettura di Caserta intimandogli di provvedere alla rimozione dell'incarico del tecnico comunale che aveva rilasciato l'autorizzazione all'imprenditore Luigi Gallo, per la realizzazione della stazione di servizio che impediva di fatto ai fratelli Cosentino la realizzazione di un impianto analogo a Casal di Principe. Il tecnico comunale Nicola Magliulo era "colpevole" anche di "aver resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Luigi Letizia" per revocare l'autorizzazione, scrive il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
In caso di mancata rimozione dall'incarico di tecnico comunale, Cosentino e Stasi avrebbero minacciato "azioni ritorsive" da parte dello stesso Cosentino e della prefettura di Caserta contro l'amministrazione comunale di Villa di Briano. "Indebite e illecite pressioni" sarebbero state esercitate in modo coordinato da Antonio e Giovanni Cosentino e da Luigi Letizia sia sul sindaco che su tutti gli addetti dell'Utc di Villa di Briano.
LA STORIA GIUDIZIARIA
Cosentino, ex coordinatore regionale del Pdl e deputato uscente, fu arrestato una prima volta il 15 marzo del 2013. Scelse per costituirsi il carcere napoletano di Secondigliano. Entrò in cella "da persona innocente", disse. Alla fine di "un calvario di cui non riesco a comprendere la necessità". Condannò "la camorra" come la "forma più nefasta di illegalità". E chiese ai suoi cari "e al buon Dio la forza per superare questo baratro".
L'intervista/"Schifato da Silvio: mi ha tradito"
"Rinuncio a presenziare a tutte le udienze in riferimento al procedimento indicato". Questo il testo del documento che Cosentino consegnò all'autorità giudiziaria appena gli venne notificata l'ordinanza di custodia cautelare.
A carico di Cosentino c'erano due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse per i reati di concorso esterno in associazione camorristica, reimpiego di capitali e corruzione aggravati. Il processo è ancora in corso.
Cosentino fu poi scarcerato il 26 luglio 2013 e andò agli arresti domiciliari a Venafro, in provincia di Caserta. Alla sua scarcerazione si erano opposti i pm della procura di Napoli e anche il tribunale del Riesame l'aveva negata, decisione però respinta dalla Cassazione con reinvio degli atti perchè le esigenze cautelari erano cessate dato che "le organizzazioni camoristico-mafiose non hanno interesse a servirsi di politici", scrissero i giudici della Suprema corte.
L'uomo politico del Pdl, difeso da Stefano Montone e Agostino De Caro, aveva già ottenuto dal presidente Orazio Rossi, del collegio giudicante di Santa Maria Capua Vetere, il beneficio dei domiciliari.
Poi arrivò la decisione dell'altro presidente di collegio giudicante, Giampaolo Gugliemo, e Cosentino potè lasciare l'istituto di pena di Napoli per andare a Venafro come disposto da Rossi. Dopo pochi mesi, l'8 novembre scorso, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Cosentino ottenne la scarcerazione definitiva, e potè lasciare anche gli arresti domiciliari a Venafro.
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