Giovannini, presidente Istat: "Nonostante il lavoro intenso" non è stato possibile produrre gli esiti attesi a causa dei "vincoli della legge, l'eterogeneità delle situazioni e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi"
Il presidente della Commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ha rimesso il proprio mandato al governo. Nel giorno della pubblicazione del suo rapporto, spiega che “i vincoli della legge, l’eterogeneità delle situazioni e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi”.
Il comunicato stampa di quella che è stata chiamata “commissione Giovannini” aggiunge che un esito non è arrivato “nonostante l’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi”.
Tra l’altro, sottolinea la nota, “solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani” da esaminare (dalle Camere, alle authority, dalla Corte costituzionale, agli enti locali) “e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto. Inoltre “per nessuno dei nove enti in cui si è trovata una corrispondenza è stato possibile acquisire, per tutti e sei i paesi i dati necessari, nè dati con la precisione richiesta, nè comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”.
“Nessun provvedimento – si avverte – può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”. La normativa prevedeva infatti di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Ma ciò, alla luce del lavoro effettuato dai professori della commissione, non si è rivelato possibile.
“Alla luce dell’esperienza maturata e delle evidenti difficoltà incontrate nello svolgimento dei propri lavori, anche a causa della formulazione della normativa vigente, la commissione ritiene dunque doveroso rimettere il mandato ricevuto. Il presidente della commissione, indicato dalla legge nel presidente dell’Istat, rimane necessariamente in carica. Qualora il Governo ritenesse che la commissione debba proseguire nei suoi lavori – si legge nel comunicato – lo si invita ad esprimere tempestivamente il proprio orientamento, anche procedendo ad una nuova nomina dei suoi membri”.
In particolare la commissione Giovannini, riguardo al livellamento retributivo tra Italia e Ue, “segnala al governo l’opportunità” di rivedere le norme adottate a luglio dal governo Berlusconi, che prevedono la fissazione in base alla media europea dei tetti agli stipendi di deputati e senatori, membri di organi costituzionali, vertici di authority e agenzie e figure apicali della pubblica amministrazione. Quelle disposizioni, infatti, “appaiono – afferma la commissione – obiettivamente di difficile (se non impossibile) applicazione”.
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Il presidente della Commissione sulle retribuzioni di parlamentari e amministratori pubblici, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, ha rimesso il proprio mandato al governo. Nel giorno della pubblicazione del suo rapporto, spiega che “i vincoli della legge, l’eterogeneità delle situazioni e le difficoltà nella raccolta dati non hanno consentito di produrre i risultati attesi”.
Il comunicato stampa di quella che è stata chiamata “commissione Giovannini” aggiunge che un esito non è arrivato “nonostante l’intenso lavoro svolto nei mesi scorsi”.
Tra l’altro, sottolinea la nota, “solo in nove casi su 30 è possibile stabilire una buona corrispondenza tra le istituzioni e gli enti italiani” da esaminare (dalle Camere, alle authority, dalla Corte costituzionale, agli enti locali) “e quelle di tutti e sei i Paesi” europei scelti per il raffronto. Inoltre “per nessuno dei nove enti in cui si è trovata una corrispondenza è stato possibile acquisire, per tutti e sei i paesi i dati necessari, nè dati con la precisione richiesta, nè comunque dati ragionevolmente affidabili sotto il profilo statistico”.
“Nessun provvedimento – si avverte – può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge”. La normativa prevedeva infatti di individuare un livello retributivo europeo, da porre come limite massimo agli stipendi italiani in organi ed enti dello Stato. Ma ciò, alla luce del lavoro effettuato dai professori della commissione, non si è rivelato possibile.
“Alla luce dell’esperienza maturata e delle evidenti difficoltà incontrate nello svolgimento dei propri lavori, anche a causa della formulazione della normativa vigente, la commissione ritiene dunque doveroso rimettere il mandato ricevuto. Il presidente della commissione, indicato dalla legge nel presidente dell’Istat, rimane necessariamente in carica. Qualora il Governo ritenesse che la commissione debba proseguire nei suoi lavori – si legge nel comunicato – lo si invita ad esprimere tempestivamente il proprio orientamento, anche procedendo ad una nuova nomina dei suoi membri”.
In particolare la commissione Giovannini, riguardo al livellamento retributivo tra Italia e Ue, “segnala al governo l’opportunità” di rivedere le norme adottate a luglio dal governo Berlusconi, che prevedono la fissazione in base alla media europea dei tetti agli stipendi di deputati e senatori, membri di organi costituzionali, vertici di authority e agenzie e figure apicali della pubblica amministrazione. Quelle disposizioni, infatti, “appaiono – afferma la commissione – obiettivamente di difficile (se non impossibile) applicazione”.
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