ROMA - E' finita 15 pari la votazione nella cosiddetta "bicameralina" sul federalismo municipale. Nonostante i tentativi del governo, che ha cercato di scongiurare fino all'ultimo momento questo risultato modificando il testo più volte, il risultato finale è che il parere formulato dal relatore è sostanzialmente respinto.
Un ultimo tentativo di salvare il decreto lo aveva fatto a pochi minuti dal voto la Lega, chiedendo di procedere per parti separate, ma il tentativo è stato bocciato dalle opposizioni. Per evitare il blitz, infatti, Massimo Barbolini e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta. La vittoria a maggioranza, infatti, era legata all'atteggiamento di un senatore di Fli, Mario Baldassarri. Il quale, iniziata la riunione, ha gelato i presenti, sillabando: "La mia valutazione del provvedimento non può essere positiva".
Le interpretazioni sul valore del pronunciamento della commissione sono però divergenti. "E' solo un parere consultivo, il governo può tranquillamente andare avanti con il decreto sul federalismo", sostiene il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl). "Niente elezioni, andiamo avanti con il decreto" ha rincarato il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia, sostenendo che il voto in Bicamerale sancisce che "è come se il parere della bicamerale non fosse stato espresso: come prevede la legge si può fare benissimo il decreto, anche nella
versione modificata sulla quale c'è il parere favorevole della commissione Bilancio del Senato". Ed ancora: "Troppi del Terzo polo, la commissione va rivista".
Di segno opposto il giudizio del Pd."Un vero federalismo è necessario e possibile. Quello che è stato respinto era un pasticcio. Adesso, ci si fermi. Non ci sono le condizioni nè giuridiche, nè politiche per andare avanti. Berlusconi e Bossi prendano atto della situazione" afferma Pier Luigi Bersani. "Il voto di oggi certifica l'inesistenza di una maggioranza in Parlamento. Bisogna restituire la parola ai cittadini e tornare alle urne" dice Antonio Di Pietro.
Per il Terzo polo la "vittoriosa macchina" del federalismo leghista si è inceppata. Il governo si "deve fermare" perché è a un bivio: il parere al federalismo municipale è "respinto" quindi o emana il vecchio testo del 4 agosto o ricomincia l'iter da capo.
"No comment" dopo il voto invece da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Subito dopo il pronunciamento il responsabile di Via XX Settembre si è recato a un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli insieme a Silvio Berlusconi e allo stato maggiore della Lega. Al termine Denis Verdini, coordinatore del Pdl, annuncia: "Il governo va avanti".
Ancora ieri sera Umberto Bossi giurava però che un pareggio non sarebbe bastato a scongiurare l'interruzione anticipata della legislatura e il ricorso alle urne. Stamane il ministro delle riforme si era trincerato invece dietro ad un "Vediamo, vediamo", in attesa di vedere gli effetti pratici del suo incontro di qualche ora prima con Gianfranco Fini.
Eppure la giornata si era aperta con una buona notizia per la coalizione di governo: al Senato la Commissione Bilancio aveva approvato con 14 voti favorevoli e 11 contrari un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo per il federalismo municipale. La senatrice Thaler Ausserhofer (Svp)aveva votato a favore con la maggioranza, il senatore Candido De Angelis (Fli) contro.
Al di là delle schermaglie polemiche, il voto di oggi sembra avere un significato molto chiaro. Secondo l'articolo 7 del regolamento della Commissione, il decreto si intende respinto, almeno in commissione: "Le deliberazioni della commissioni sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando presenti coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti, la proposta si intende respinta".
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Fonte: Repubblica.it
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Un ultimo tentativo di salvare il decreto lo aveva fatto a pochi minuti dal voto la Lega, chiedendo di procedere per parti separate, ma il tentativo è stato bocciato dalle opposizioni. Per evitare il blitz, infatti, Massimo Barbolini e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta. La vittoria a maggioranza, infatti, era legata all'atteggiamento di un senatore di Fli, Mario Baldassarri. Il quale, iniziata la riunione, ha gelato i presenti, sillabando: "La mia valutazione del provvedimento non può essere positiva".
Le interpretazioni sul valore del pronunciamento della commissione sono però divergenti. "E' solo un parere consultivo, il governo può tranquillamente andare avanti con il decreto sul federalismo", sostiene il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl). "Niente elezioni, andiamo avanti con il decreto" ha rincarato il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia, sostenendo che il voto in Bicamerale sancisce che "è come se il parere della bicamerale non fosse stato espresso: come prevede la legge si può fare benissimo il decreto, anche nella
versione modificata sulla quale c'è il parere favorevole della commissione Bilancio del Senato". Ed ancora: "Troppi del Terzo polo, la commissione va rivista".
Di segno opposto il giudizio del Pd."Un vero federalismo è necessario e possibile. Quello che è stato respinto era un pasticcio. Adesso, ci si fermi. Non ci sono le condizioni nè giuridiche, nè politiche per andare avanti. Berlusconi e Bossi prendano atto della situazione" afferma Pier Luigi Bersani. "Il voto di oggi certifica l'inesistenza di una maggioranza in Parlamento. Bisogna restituire la parola ai cittadini e tornare alle urne" dice Antonio Di Pietro.
Per il Terzo polo la "vittoriosa macchina" del federalismo leghista si è inceppata. Il governo si "deve fermare" perché è a un bivio: il parere al federalismo municipale è "respinto" quindi o emana il vecchio testo del 4 agosto o ricomincia l'iter da capo.
"No comment" dopo il voto invece da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Subito dopo il pronunciamento il responsabile di Via XX Settembre si è recato a un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli insieme a Silvio Berlusconi e allo stato maggiore della Lega. Al termine Denis Verdini, coordinatore del Pdl, annuncia: "Il governo va avanti".
Ancora ieri sera Umberto Bossi giurava però che un pareggio non sarebbe bastato a scongiurare l'interruzione anticipata della legislatura e il ricorso alle urne. Stamane il ministro delle riforme si era trincerato invece dietro ad un "Vediamo, vediamo", in attesa di vedere gli effetti pratici del suo incontro di qualche ora prima con Gianfranco Fini.
Eppure la giornata si era aperta con una buona notizia per la coalizione di governo: al Senato la Commissione Bilancio aveva approvato con 14 voti favorevoli e 11 contrari un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo per il federalismo municipale. La senatrice Thaler Ausserhofer (Svp)aveva votato a favore con la maggioranza, il senatore Candido De Angelis (Fli) contro.
Al di là delle schermaglie polemiche, il voto di oggi sembra avere un significato molto chiaro. Secondo l'articolo 7 del regolamento della Commissione, il decreto si intende respinto, almeno in commissione: "Le deliberazioni della commissioni sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando presenti coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti, la proposta si intende respinta".
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