MILANO - Cittadini che attaccano i cittadini. Quelli maleducati, naturalmente. Quelli che contribuiscono al degrado urbano che aggredisce sempre più spesso le strade, i marciapiedi, i quartieri. Un degrado che, secondo molti sociologi, «provoca addirittura un aumento della percezione di insicurezza». Comportamenti che nel manifestarsi violano le norme condivise riguardanti gli spazi pubblici. Fenomeni che, pur non rientrando in un ambito di codice penale, creano nelle persone fastidio.
La denuncia arriva dal comitato apolitico Abruzzi-Piccinni, con un singolare dossier che racchiude un lavoro da certosini. Con sequenze fotografiche raccolte nel tempo in varie zone della città, per meglio cogliere nei dettagli l'evoluzione del degrado urbano il cui artefice è però il cittadino stesso: alle 7.30 il cestino dei rifiuti è vuoto, ma alle 10.30 è già una piccola discarica di immondizia domestica e commerciale. Oppure: la tag su una facciata di un palazzo passa da una nel maggio 2009 a nove nel 2010. Mentre un'automobile abbandonata si trasforma in un ricovero per una coppia di tossicodipendenti. E la moto incustodita sul marciapiede perde dapprima la targa, poi i fanalini. Il suo bauletto si trasforma in poco tempo in un cestino della spazzatura.
«La colpa di tale degrado - spiega Fabiola Minoletti, presidente del comitato e curatrice del dossier - è in un buon 60 per cento di tutti noi che troppo spesso ci dimentichiamo che il problema dell'immagine urbana coincide con quello del rispetto civico. Quindi la città perde nel tempo smalto, si degrada e diventa irriconoscibile. A questo punto il cittadino si allontana dalla propria via, dal proprio quartiere e dalla propria città, che non sono più percepiti come espansione del proprio spazio, ma come estranei. E questo meccanismo porta a un aumento di piccoli gesti quotidiani di inciviltà. La verità è che abbiamo perso il senso di appartenenza allo spazio civico e quindi non lo amiamo e non lo rispettiamo più».
Nel degrado si annidano molti fattori: il deturpamento, il gesto distruttivo, lo sfregio culturale e la perdita del senso di appartenenza allo spazio comune. Ci sono due tipologie di degrado urbano: uno che si modifica lentamente nel tempo, nei mesi, negli anni, come una bici o una moto abbandonata. L'altro che evolve velocemente, come un cestino della spazzatura o la discarica abusiva. «Ogni gesto di degrado - continua Fabiola Minoletti - corrisponde a un nostro passo indietro nel progresso, nella civiltà e nei valori. Sicuramente le amministrazioni possono fare molto attraverso la manutenzione programmata e mirata, ma il lavoro più importante deve riguardare la rinascita delle nostre coscienze con un serio e cosciente lavoro di rieducazione civica».
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Fonte: Corriere.it
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«La colpa di tale degrado - spiega Fabiola Minoletti, presidente del comitato e curatrice del dossier - è in un buon 60 per cento di tutti noi che troppo spesso ci dimentichiamo che il problema dell'immagine urbana coincide con quello del rispetto civico. Quindi la città perde nel tempo smalto, si degrada e diventa irriconoscibile. A questo punto il cittadino si allontana dalla propria via, dal proprio quartiere e dalla propria città, che non sono più percepiti come espansione del proprio spazio, ma come estranei. E questo meccanismo porta a un aumento di piccoli gesti quotidiani di inciviltà. La verità è che abbiamo perso il senso di appartenenza allo spazio civico e quindi non lo amiamo e non lo rispettiamo più».
Nel degrado si annidano molti fattori: il deturpamento, il gesto distruttivo, lo sfregio culturale e la perdita del senso di appartenenza allo spazio comune. Ci sono due tipologie di degrado urbano: uno che si modifica lentamente nel tempo, nei mesi, negli anni, come una bici o una moto abbandonata. L'altro che evolve velocemente, come un cestino della spazzatura o la discarica abusiva. «Ogni gesto di degrado - continua Fabiola Minoletti - corrisponde a un nostro passo indietro nel progresso, nella civiltà e nei valori. Sicuramente le amministrazioni possono fare molto attraverso la manutenzione programmata e mirata, ma il lavoro più importante deve riguardare la rinascita delle nostre coscienze con un serio e cosciente lavoro di rieducazione civica».
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