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Manifestazioni del Pdl, grande flop

Tra defezioni e mancate telefonate del premier, le convention azzurre di Roma e Milano vanno quasi deserte. Intanto il ministro della Difesa annuncia nuovi incontri per rinsaldare il voto di fiducia di martedì

Giornata di mobilitazione a sostegno del governo Berlusconi. Gli ormai celebri gazebo di Michela Vittoria Brambilla approdano in molte piazze d’Italia per chiedere “una firma per appoggiare il tuo governo” . Ma mentre a Roma la convention all’Eur ’Tutti con Berlusconi per l’Italia’, organizzata dal Pdl capitolino, fila liscia con gli interventi del ministro della gioventù Meloni e Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, a Milano, l’iniziativa si sgonfia già in mattinata. Prima viene annullata la telefonata di saluto che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe dovuto fare (gli organizzatori parlano di un impegno più importante per il premier); poi la defezione all’ultimo minuto del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini; infine l’annullamento del corteo dei sostenitori Pdl. Nel vuoto pneumatico così emerge Ignazio La Russa. Il ministro della Difesa da questa mattina si candida come mediatore ufficiale tra le colombe di Fli e i parlamentari Radicali. Tra un commento sul vicesindaco di Milano (la Moratti vorrebbe darlo alla Lega, lui invece nicchia), il coordinatore del Pdl anuncia di voler incontrare i deputati già oggi, al più tardi domani.

Riferendosi alla lettera presentata ieri da Moffa e Augello per scongiurare il voto della sfiducia tra i finiani, La Russa si è detto è disposto ad incontrare subito “Moffa e gli altri firmatari della lettera”. “Abbiamo sempre detto di essere disposti a discutere, non è una novità – ha spiegato La Russa -. Naturalmente ci deve essere la buona fede perché se l’unico obiettivo é far cadere Berlusconi allora non c’è nessuna trattativa. Se vogliono solo che si dimetta – continua – non c’è niente da discutere. Purtroppo però Fini ha chiuso la porta da molto tempo”. Il titolare della Difesa ha anche reso noto di aver già fissato un incontro con Pannella e i deputati Radicali che si terrà prima del voto di fiducia di dopodomani.

A Roma, intervengono dal palco dell’Eur il ministro della Gioventù Giorgia Meloni e il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. Se per la Meloni “E’ in atto un tentativo di ribaltare la sovranità nazionale con il pretesto di un governo che non ha fatto il proprio dovere”, Gasparri è convinto che il Governo possa ottenere la fiducia: “Incasseremo la fiducia alle Camere e prima di Natale regaleremo all’Italia la riforma dell’università”. Secondo il ministro della Gioventù, l’ipotesi di un governo di responsabilità “sarebbe un esecutivo degli sconfitti, talmente eterogeneo che non sarebbe in grado di dare risposte su niente”, mentre Gasparri chiude l’intervento con una battuta: “Come si dice a Roma : Mannamoli pe’ tetti…”

Dai microfoni di Rtl 102.5 anche il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta appare fiducioso: “Il governo otterrà la fiducia alla Camera e al Senato martedì prossimo, poi proseguirà nella sua attività fino a gennaio, quando bisognerà valutare se i numeri saranno ancora dalla parte dell’esecutivo”. Brunetta ha esposto nel dettaglio la tabella di marcia del governo: “Martedì avremo la fiducia, come sto dicendo ormai da qualche mese, al Senato ed alla Camera. Al Senato dal giorno dopo – prosegue – nell’arco di un giorno o due, si dovrà approvare la riforma universitaria; poi faremo altri due cdm in cui approveremo il codice digitale, la digitalizzazione della P.A., la riforma della giustizia e si andrà avanti con l’azione di governo”. Quindi, ha continuato il ministro della PA, “se da gennaio in poi i numeri ci sosterranno, come penso, finiremo la legislatura. Altrimenti, se subiremo imboscate o trappole, andremo alle elezioni in primavera”. Il governo, ha aggiunto, “farà la sua parte, ma alla prima mancanza di voti non si potrà non ricorrere alle urne”. Sulla possibilità che il governo ottenga la fiducia, ma con uno scarto modesto, Brunetta ha spiegato che “molti paesi più democratici del nostro hanno governato e fatto cose egregie anche con uno o due voti di maggioranza. Purtroppo noi non siamo così democratici. Io comunque conto che i voti di scarto al Senato siano circa 15 ed alla Camera pure”. Nonostante ciò, “penso che dopo la doppia fiducia ci sia una fase di riflessione per un allargamento all’interno del centro-destra”.


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Fonte: Il FQ

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