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Attesa per la liberazione di Suu Kyi "Già firmati tutti i documenti"


RANGOON - Il rilascio della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, da sette anni ininterrotti agli arresti domiciliari, appare sempre più vicino anche se forse non avverrà oggi, come da più parti si era sperato. I termini della sua detenzione scadono domani, ma in mattinata a Rangoon vari elementi avevano indotto a pensare che la sua liberazione, annunciata nei giorni scorsi 1 da fonti governative, sarebbe potuta avvenire anche prima della scadenza di sabato.

"E' imminente", continuano a sostenere fonti militari. Ma le centinaia di sostenitori radunatisi davanti all'abitazione di Suu Kyi che aspettavano di festeggiarla oggi, stanno lentamente lasciando la zona, pattugliata dalle forze di polizia, la cui presenza è aumentata nelle ultime ore per le strade della città. Gli stessi rappresentanti del suo partito, la Lega Nazionale per la democrazia, che avevano accolto i sostenitori della "dama di Rangoon" nella loro sede in mattinata, li hanno invitati a tornare domani.

Erano stati sempre loro, i rappresentanti del partito guidato da Suu Kyi prima dello scioglimento forzato per aver boicottato le elezioni del 7 novembre 3, ad accendere la speranza, facendo sapere che i documenti relativi al rilascio erano stati firmati questa mattina.

Quattro esperti dell'Onu hanno lanciato oggi un nuovo appello al regime militare perché Suu Kyi venga liberata. "I temini della detenzione scadono sabato 13 novembre. Esortiamo il governo a mettere fine a tutte le restrizioni", si legge nel testo redatto dall'inviato per i diritti dell'uomo in Birmania Tomas Ojea Quintana, il copresidente del gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria El Hadji Malick Sow, l'inviato speciale dell'Onu per la libertà di opinione ed espressione Frank La Rue e l'inviato per la situazione dei difensori dei diritti dell'uomo Margaret Sekaggya.

Il premio Nobel per la Pace, 65 anni di cui 15 degli ultimi 21 vissuti in stato di detenzione, avrebbe dovuto essere liberata già nel maggio 2009, ma la breve ospitalità data a un cittadino americano 4, che era entrato di nascosto nella sua abitazione, costò alla donna altri 18 mesi di detenzione 5, per aver violato i termini dei suoi arresti domiciliari. L'episodio fu largamente interpretato come un pretesto utilizzato dalla giunta per escludere Suu Kyi dalle elezioni, in cui il conteggio parziale indica il partito di governo in testa con il 75 per cento dei voti scrutinati.

Fonte: Repubblica.it

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