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Fini e Casini preparano la sfiducia "Poi un altro esecutivo senza Silvio"


MOZIONE di sfiducia congiunta, finiani e centristi. La decisione è presa. Ne hanno parlato Fini e Casini nell'ennesimo incontro a quattr'occhi a Montecitorio, lo ha preannunciato il leader di Fli martedì sera al board ristretto dei dieci dirigenti del nuovo partito.

L'atto di sfiducia sarà presentato con molta probabilità giovedì 9 e sottoposto - questa la mossa tattica - alla firma (preventiva) di tutti i deputati futuristi, Udc, Api e Mpa. Tutti. E sono 83. Venti in più di quanto ne occorrono per la presentazione. Nessuno - questo il ragionamento di Fini e Casini - a quel punto potrà tirarsi indietro quando il 14 dicembre il presidente del Consiglio Berlusconi si sottoporrà al responso della Camera.

Il Cavaliere, raccontano ministri e coordinatori che lo hanno visto in mattinata in Consiglio dei ministri e nel pomeriggio a Palazzo Grazioli, resta convinto di avere ancora i numeri per spuntarla. Ma le sue certezze ieri apparivano meno solide. Secondo i calcoli che si fanno a Palazzo Chigi, di voti certi il governo ne avrebbe non più di 312. E i toni delle valutazioni del premier sono cambiati. Forse anche per quei sondaggi riservati, perfino quelli della fidatissima Alessandra Ghisleri, che danno il Pdl in forte calo, vicino a quota 25 per cento. "Sono sereno" dice. E non tanto per la fiducia tutt'altro che scontata a Montecitorio. Ma "perché sto facendo tutto quello che potevo fare: resto convinto che alcuni finiani non mi voteranno contro e così qualche esponente
dell'opposizione". Ad Alfredo Biondi e al senatore Enrico Musso, entrambi con un piede fuori ma ieri ritornati a Palazzo Grazioli, ha confidato di essere intenzionato a rilanciare il partito: "Torneremo allo spirito liberale di Forza Italia nel '94, il 14 dicembre segnerà un nuovo inizio". A prescindere dalla fiducia. Se poi non otterrà il via libera alla Camera, "allora si voterà a marzo. E alle urne ci andremo in ogni caso".

Ma marzo è davvero lontano. E da ieri, tra le file delle opposizioni e di Fli in Transatlantico il vento sembrava aver cambiato direzione. Il presidente della Camera Fini un segnale ben preciso lo ha già lanciato lunedì sera, parlando a porte chiuse ai suoi. "Presenteremo la sfiducia, è l'unica strada". Alle "colombe" Menia, Moffa, Consolo (portavoce dei dubbiosi del gruppo, da Paglia a Catone), incerti su cosa bisognerà fare dopo il 14 dicembre, ha spiegato il concetto ripetendolo due volte: "Inutile ragionare ora di terzo polo e alleanze. Guardate che abbiamo elementi abbastanza precisi che ci inducono ad escludere che si vada alle elezioni anticipate".

Il pensiero corre a quelle che, con insolita dose di "forte preoccupazione", Gianni Letta ha definito le "turbolenze finanziarie" che rischiano di contagiare l'Italia. Cosa accadrà nel nostro Paese tra due settimane, se Piazza Affari continuerà a perdere quota e i titoli di Stato non troveranno acquirenti sufficienti? Finiani e centristi prendono in considerazione solo due ipotesi: un nuovo governo di centrodestra allargato a loro ma con un premier diverso, pur indicato da Berlusconi (e Letta resta l'"indiziato" principale) oppure il governo di solidarietà nazionale allargato a tutti. Ma è chiaro che a quel punto sarà il faro del Quirinale a illuminare il campo di gioco e a individuare, tanto più in una situazione di emergenza, il nuovo timoniere super partes. Fini e Casini non lo dicono, ma non escludono nemmeno che qualora la loro mozione raccogliesse oltre 80 firme, allora il premier potrebbe presentarsi dimissionario al Colle anche prima del 14. Incertezze sul forfait dei suoi il presidente della Camera sembra non averne più. "Sto lasciando sfogare i miei, ma quel giorno saranno tutti con me" confidava ieri pomeriggio ai libdem Tanoni e Melchiorre fermatisi a salutarlo nel corridoio di Montecitorio.

Lo show-down tra due settimane. "Se davvero restiamo blindati - spiega Tanoni che aggiorna i conti ad horas - la sfiducia sarà votata da 319 deputati, o meglio 318 dato che il presidente Fini si astiene. Con Berlusconi restano in 310: se anche un paio di incerti non si presentano, allora è fatta".

Oggi, intanto, quando la Camera esaminerà il decreto sicurezza, i finiani si preparano a mandare sotto il governo almeno in un paio di altre occasione, come ormai avviene quasi quotidianamente

Fonte: Repubblica.it

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1 commenti to " Fini e Casini preparano la sfiducia "Poi un altro esecutivo senza Silvio" "

  1. Anonimo says:

    quindi,ogni giorno si gioca a ping-pong invece di pensare ai problemi.

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