ROMA - I “quattro gatti”, come li bollano dalle parti del Pdl, riempiono il teatro Adriano a Roma per la kermesse dei circoli romani di Futuro e Libertà. E lo fanno per ascoltare Gianfranco Fini che spara a bordate contro Berlusconi e la sua maggioranza e lancia la marcia di avvicinamento a Perugia, quando, il prossimo fine settimana, verrà dato alle stampe il manifesto programmatico di Futuro e Libertà. Cosa sarà la due giorni umbra si intuisce bene dalle parole che il presidente della Camera consegna alla platea romana: "Il vero centrodestra lo dobbiamo fare
noi".
E’ un cambio di rotta radicale quello che chiede Fini. Talmente radicale da risultare difficilmente attuabile. "Il Paese è fermo e dilaniato da mille polemiche - attacca il presidente della Camera che punta il dito contro l’esecutivo - Ha drammaticamente ragione Emma Marcegaglia: il nostro esecutivo stenta ad indicare le linee di ripresa". Se premier e maggioranza gridano al “complotto” per far cadere l’esecutivo, l’inquilino di Montecitorio chiede che si dica basta alle "barricate", al dire "che la colpa è dei giornali, della sinistra, della magistratura". Semplici alibi, questo è un ragionamento di Fini, per coprire l’inerzia davanti "ad una questione sociale che ogni giorno di più morde. Possibile che gli amici della maggioranza non lo capiscano? Se l'italia non esce dalla propaganda affonda in una palude". Il Paese che Fini ha in mente è quello che trova le risposte "ai mille problemi", sulla base "di valori condivisi, le risposte". Non certo quello che vive in una perenne contrapposizione tra nemici. "Berlusconi metta la testa nei problemi reali" scandisce Fini.
La platea lo incalza e illeader di Fli non si sottrae. Neanche davanti alla vicenda Ruby e le pressioni di Berlusconi a favore della giovane marocchina fermata dalla questura di Milano. "Quando è scoppiata la vicenda ero dalla Merkel (il cancelliere tedesco ndr) e potete figurarvi i commenti". Al premier che bolla il tutto come spazzatura mediatica, Fini contrappone, invece, un severo giudizio: "Sono amareggiato. E' una vicenda che sta facendo il giro del mondo purtroppo e mette l'Italia in una condizione imbarazzante. Berlusconi chiarisca il suo intervento in Questura". Anche perché "se quell'intervento c'è stato, e uso il condizionale, e se è vero che è stato detto che quella signorina era parente di un capo di Stato, dimostrerebbe che c'è stata una certa disinvoltura e malcostume nell'uso privato di incarico pubblico".
C’è sempre il premier al centro del ragionamento dell’ex leader di An. E c’è la giustizia, il tema caldo che potrebbe portare il governo alla caduta. E che i finiani non intendano arretrare di un millimetro sul tema della legalità, lo si capisce dalla road map che Fini indica: "Interdizione sul pacchetto fiscale? No, perchè non è stato presentato. Interdizione sul piano per il Mezzogiorno? No, perchè non è stato presentato. Interdizione sulle leggi che servono unicamente per Berlusconi? Sì". Ostruzionismo, dunque, come la più battagliera delle opposizioni. Al punto di usare una battuta per segnare il solco che lo separa dalla maggioranza (a cui ancora appartiene): "La legge è uguale per tutti e quando io l'ho detto è passata per una provocazione. Alla Camera ho sentito dire: ma hai visto cosa ha detto Fini...". E sempre usando una battuta rivendica la bontà della sua proposta, datata due anni fa, sulla necessità di puntare sul Lodo Alfano costituzionale: "Invece si affidano questioni delicate a simpatici personaggi che sembrano il dottor Stranamore".
Economia e politica si intrecciano. C'è la crisi, ragiona Fini. Che però sottolinea, polemicamente, come le risorse saltino fuori "quando la Lega batte i pugni sul tavolo per difendere 200 ultrà delle quote latte". E al Pdl Fini ripete un messaggio già spedito in passato: "Al Nord è la fotocopia della Lega e tra la fotocopia e l'originale, gli elettori sceglieranno sempre l'originale".
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Non resta che dire è una vergogna+la legge è uguale per tutti.Basta andati a casa e ai giovani con cervelli portatori sani della legalità fatti avanti.