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Pdl e Lega aprono conflitto istituzionale "Chiediamo a Napolitano che Fini lasci"

ROMA - "Nel corso dell'incontro tenutosi ieri sera ad Arcore, le dichiarazioni dell'on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera". Si conclude così, con un attacco al presidente della Camera e una richiesta di incontro al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il vertice fra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi convocato per rispondere al discorso di Gianfranco Fini 1.

La Lega era entrata nella riunione con una richiesta precisa al premier: "Elezioni al più presto". Lo aveva detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni e addirittura Bossi, durante il vertice, avrebbe chiesto di indire le elezioni il 27 e 28 novembre. Il premier ha frenato, non ha voluto dare la sterzata finale ed ha chiesto ai leghisti di incontrare prima Napolitano. "Il presidente Berlusconi e il ministro Bossi - è scritto nella nota stilata dopo l'incontro - nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni".

"Abbiamo deciso di andare dal presidente della Repubblica: è quella la strada giusta", ha detto Bossi uscendo dalla villa di Berlusconi. Il primo passo, ha spiegato il leader del carroccio, "non sarà presentare le dimissioni del governo ma chiedere che Fini sia spostato da presidente della Camera". "Alla fine - ha aggiunto il leader leghista - bisognerà andare alle elezioni. Fini si è tirato fuori dal partito di maggioranza. C'è la Lega ma quando non ci sono i numeri cosa dobbiamo fare?". Bossi ha spiegato di ritenere che esiste "la possibilità tecnica di andare alle urne prima di Natale", ma che in pratica - ha spiegato - "è un po' più complesso".

Pressing sulle dimissioni. Il Pdl per tutta la giornata aveva insistito: Fini deve lasciare la poltrona di presidente della Camera. "Rifletta sulla congruità di essere leader di una formazione politica con il suo ruolo di presidente della Camera'' aveva detto Fabrizio Cicchitto. Ma Italo Bocchino aveva già rispedito al mittente la richiesta: "Arrivano con dieci anni di ritardo - spiega il capogruppo alla Camera di Fli - perché nel 2001 votarono e votammo Casini, che era leader di partito, allo scranno più alto di Montecitorio. Quando gli conviene, come nel caso di Casini, non trovano nulla da obiettare, mentre quando gli conviene, come nel caso di Fini, usano strumentalmente il problema dell' incompatibilità".

L'opposizione. ''A un patto di legislatura non ci crede neanche Fini. Ha dichiarato la fine del Pdl certificando la crisi politica del centrodestra. In questi giorni assisteremo al gioco del cerino, ma la crisi politica e' conclamata'', dichiara Pierluigi Bersani. Anche Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, invita Berlusconi ad andare in Parlamento: ''Una fase si è chiusa. L'Italia ha bisogno di una svolta e di una responsabilità nazionale ampia. Faccia appello anche all'opposizione''. Per Francesco Rutelli, leader dell'Api ''Fini resta in maggioranza, noi all'opposizione. Ma certamente oggi il nuovo polo centrista e' piu' vicino''. Polemico Antonio Di Pietro: ''Fini è uno e trino: vuol fare il capo dell'opposizione, ma vuole restare al governo. Se e' vero come e' vero che Berlusconi è un ricattatore e addirittura compra il consenso della maggioranza, allora perché resta?".

Di Pietro contro Udc e Pd. 'Se si vota domani mattina io andrei da solo perche' prima il Pd mi deve spiegare se la formula delle Marche (un'alleanza Pd-Udc, ndr) è un incidente di percorso del Pd o un investimento sul futuro" dice il leader Udc, Pier Ferdinando Casini. Che si vede arrivare addosso la seccata replica del dipietrista Donadi: "E' un campione del trasformismo". Ma proprio all'Idv arriva il messaggio del Pd in vista delle sempre più probabili elezioni anticipate: "Allenze? Solo se compatibili". Di Pietro, però, alza le spalle: "Prendiamo atto che il Pd e l'Idv hanno due visioni diverse dell'Italia, noi crediamo che sia un diritto costituzionale dei cittadini ribellarsi a un politico 2(Il presidente del Senato Renato Schifani ndr) che non è degno di rappresentarli come hanno fatto i simpatizzanti del Pd a Torino"

Fonte: Repubblica.it


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