ROMA - Tace, almeno ufficialmente, Silvio Berlusconi. Ma anche se il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti lo definisce "un fatto non traumatico", dopo il discorso di Gianfranco Fini la strada verso le elezioni anticipate è sempre più in discesa. Oggi il premier incontrerà Bossi e domani riunirà lo stato maggiore del Pdl. Tace Berlusconi ma parla la Lega, tirata in ballo più volte dal palco di Mirabello. ''La situazione è difficile, perché è come se Fini avesse detto non voglio accordi con la Lega. Se Berlusconi dava retta a me, si andava a elezioni e non c'erano Fini né Casini, né la sinistra che scompariva'' dice Umberto Bossi che punta al voto: ''Per Berlusconi la strada è molto stretta: se tutti i giorni deve andare a chiedere i voti a Fini e a Casini per far passare una legge, non dura molto''. Anche il ministro leghista Roberto Maroni indica la soluzione delle elezioni anticipate: ''Se cade la maggioranza si va al voto e il Ministero dell'Interno è pronto a organizzare le elezioni in pochi giorni. Mi pare evidente che sia rinata Alleanza Nazionale, un partito che assicura gli interessi del sud più che quelli della Padania che per Fini non esiste ma per noi esiste''.
Lo scontro con i colonnelli. Dal palco Fini non li ha chiamati per nome. Ma quel passaggio
velenoso sui colonnelli "pronti a cambiare padrone" aveva dei destinatari precisi: Gasparri, La Russa, Matteoli. Una volta fedelissimi del presidente della Camera, oggi sui primi avversari. ''I colonnelli hanno cambiato generale perché il generale ha cambiato bandiera. Abbiamo assistito al tentativo di mettere in mano il cerino a Berlusconi'' dice La Russa. Secco Gasparri che tira in ballo la polemica sulla casa di Montecarlo che fu di proprietà di An: ''L'etica prima di essere citata va praticata rispondendo ai giornali. E comunque meglio i colonnelli che i cognati''.
Pressing sulle dimissioni. Il Pdl insiste. Fini deve lasciare la poltrona di presidente della Camera. "Rifletta sulla congruità di essere leader di una formazione politica con il suo ruolo di presidente della Camera'' dice Fabrizio Cicchitto. Ma Italo Bocchino rimanda al mittente la richiesta: "Arrivano con dieci anni di ritardo - spiega il capogruppo alla Camera di Fli - perché nel 2001 votarono e votammo Casini, che era leader di partito, allo scranno più alto di Montecitorio. Quando gli conviene, come nel caso di Casini, non trovano nulla da obiettare, mentre quando gli conviene, come nel caso di Fini, usano strumentalmente il problema dell' incompatibilità".
L'opposizione. ''A un patto di legislatura non ci crede neanche Fini. Ha dichiarato la fine del Pdl certificando la crisi politica del centrodestra. In questi giorni assisteremo al gioco del cerino, ma la crisi politica e' conclamata'', dichiara Pierluigi Bersani. Anche Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, invita Berlusconi ad andare in Parlamento: ''Una fase si è chiusa. L'Italia ha bisogno di una svolta e di una responsabilità nazionale ampia. Faccia appello anche all'opposizione''. Per Francesco Rutelli, leader dell'Api ''Fini resta in maggioranza, noi all'opposizione. Ma certamente oggi il nuovo polo centrista e' piu' vicino''. Polemico Antonio Di Pietro: ''Fini è uno e trino: vuol fare il capo dell'opposizione, ma vuole restare al governo. Se e' vero come e' vero che Berlusconi è un ricattatore e addirittura compra il consenso della maggioranza, allora perché resta?".
Fonte: Repubblica.it
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