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Di Pietro, appello agli autori della Mondadori. "Cambiate casa editrice"



La Mondadori è una casa editrice ottenuta da Berlusconi corrompendo ai tempi giudici ed avvocati (Previti, Metta, Pacifico, Acampora). E’ scritto nella sentenza della Cassazione del luglio 2007. Oltre vent’anni di appropriazione indebita del più grosso Gruppo Editoriale italiano.
Nonostante Andreotti abbia a suo tempo costretto Fininvest a restituire parte delle aziende del Gruppo (La Repubblica, l’Espresso e alcuni giornali locali) alla Cir di De Benedetti, la Mondadori rimane oggi nelle mani di Silvio Berlusconi che però deve pagare per il furto un indennizzo alla stessa Cir di 750 milioni di euro.
Non solo, la stessa azienda deve al fisco 350 milioni di euro. In questi giorni, sui giornali, si legge che la Mondadori potrà liquidare la maxi-multa per evasione con appena 8,6 milioni grazie ad un decreto ad aziendam (numero 40), approvato dal governo il 25 marzo e convertito in legge il 22 maggio.

I fatti appena citati sono incontrovertibili e non possono essere ignorati da chi scrive libri per la casa editrice. Gli autori della Mondadori ricevono compensi e stipulano accordi con una società posseduta da un corruttore, che utilizza le leggi per raggirare lo Stato e ledere la concorrenza. Ignorare questo dettaglio significa promuovere il concetto secondo il quale i compensi con cui Mondadori remunera i suoi autori sono largamente superiori al danno etico che il conflitto di interessi produce sulla loro pelle. Ciò non toglie che nella società ci lavorino persone di qualità ed oneste e che “tengono famiglia”, come alcuni autori sostengono.

Questo schema opportunistico, tipicamente italiano, ci ha condotti allo stallo dei valori democratici ed etici che oggi questo governo rappresenta.
Gli autori che pubblicano con Mondadori fanno una scelta, oltre che editoriale, anche sociale.
Il fatto che Berlusconi legiferi per la Mondadori e la Mondadori si serva delle sue leggi per evitare i versamenti d'imposta con cui lo Stato eroga anche i servizi al cittadino non può passare in cavalleria con lo slogan “business is business”.
Il fatto che la Mondadori sia stata acquisita con metodi illegali (la corruzione), e quindi abusivamente posseduta, rende paradossali alcune pubblicazioni di autori che affrontano temi importanti quali la legalità, la lotta alla criminalità, l’ambiente. Su questo aspetto invito Roberto Saviano, che stimo per il suo impegno contro la criminalità organizzata, a valutare (se non lo ha già fatto) case editrici alternative per la pubblicazione del suo prossimo libro.
Il fatto che la Mondadori, grazie al Presidente del Consiglio e proprietario, possa trarre vantaggi fiscali, e dunque competitivi, sul mercato a scapito della libera concorrenza e delle altre case editrici, non può essere ignorato da chi scrive e da chi legge.
Invito gli autori, dunque, a valutare bene quale sia la merce di scambio quando decidono di pubblicare con la Mondadori. Sappiano che in gioco non ci sono solo le copie vendute e le royalty retrocesse ma ben altri valori non commerciabili. Stesso invito rivolgo ai lettori nell’acquistare.
Dopo tutto, lo stesso Presidente del Consiglio invitò gli industriali a non fare pubblicità sui giornali che, a suo avviso, “mentivano” ostacolando la propaganda di governo.
Con una visione dei valori agli antipodi dalla sua, in questo caso ritengo sia giusto chiedere agli autori di non pubblicare con Mondadori e ai lettori di orientarsi verso l’acquisto di libri “etico-compatibili”.



Fonte: AntoniodiPietro.it

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