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Crisi, Di Pietro scrive a Bersani "Casa comune del centrosinistra"


ROMA - "Caro Pierluigi, prima di parlare di governi di larghe intese, di governi tecnici o governissimi che dir si voglia, andando appresso a quello che non dipende né da voi, né da noi, pensiamo a ciò che possiamo fare". Antonio Di Pietro ha scritto una lettera a Bersani. Gli fa una proposta impegnativa: costruiamo insieme "un partito dei riformisti" unendo e superando Pd e Idv. "Oggi è il tempo di edificare la casa comune, non di apparire al paese intenti a perseguire trame di palazzo", scrive, chiedendo con Massimo Donadi e Felice Belisario, i capigruppo, un incontro al segretario democratico "non più rinviabile".

L'offerta non è da poco. La crisi della maggioranza berlusconiana dopo il divorzio da Fini è "lacerante e strutturale" e "presto travolgerà il governo". Bisogna insomma essere pronti alle elezioni anticipate. Anche se c'è una parziale apertura del leader Idv a situazioni-ponte: "Soluzioni parlamentari che consentano, prima di tornare al voto, di approvare una legge elettorale meno indecente - afferma nella lettera - le valuteremo insieme se e quando saranno possibili". Tuttavia, la sfida è che l'opposizione prenda un'iniziativa politica. Rilanci: "Perché la responsabilità di non esserci fatti trovare pronti di fronte all'implosione della maggioranza è qualcosa che i nostri elettori non ci perdonerebbero". E l'ex pm spiega che un'intesa elettorale tra Pd e Idv non basta, che il suo obiettivo è decisamente qualcosa in più di un percorso federativo. Si dovrebbe trattare - commenta poi - di "un insieme riformista, di un partito, dal momento che Italia dei valori è una formazione politica nata sull'invocazione "Resistere resistere resistere": il giorno in cui portiamo a termine la nostra missione siamo come un reduce che torna a casa. Non sono per la moltiplicazione dei partiti".

Ammette quindi, Di Pietro: "Questo era il progetto di Veltroni, non intendo ignorarlo. Ma allora annusai, da contadino scarpe grosse e cervello fino, che fondersi sarebbe stato un suicidio perché ancora il Pd non si è ben costituito". Troppa disomogeneità. "Il Pd è pro o contro il nucleare? Dipende da chi ti parla". Ora sarebbe arrivato il momento dell'unione. "Caro Pierluigi, ci rivolgiamo a te perché insieme al tuo partito abbiamo condiviso l'alleanza per le ultime elezioni politiche e crediamo che da lì sia giusto ripartire". Cosa si aspetta che risponda il Pd? Gli ex Popolari e i democratici moderati, già critici sull'alleanza, vorranno rinviare il progetto al mittente.

Chi nel Pd guarda all'Udc di Casini - incompatibile con i dipietristi - non riterrà che la strada sia percorribile.
Enrico Letta, il vice segretario, intanto si limita a ribadire: "Serve un nuovo governo. Il Pd punta a un governo istituzionale, che guidi la difficile fase economica, cambi la legge elettorale e poi dia la parola ai cittadini". Di "fase nuova da aprire" parla il dalemiano Nicola Latorre. Freddo sull'ipotesi di larghe intese si è mostrato Walter Veltroni pur riconoscendo che occorre avere "disponibilità" e senso di responsabilità. A dividere il Pd c'è il giudizio su Fini e la sua affidabilità a volere mandare a casa questo governo. E c'è la questione del candidato premier. Di Pietro sollecita Bersani a dire la sua. Emma Bonino, leader dei Radicali e vice presidente del Senato, prevede: "Temo che questa crisi oligarchica sfocerà in elezioni anticipate. Non escludo la possibilità di candidarmi a leader del centrosinistra, ma appoggerei chiunque avesse in mente un programma a tutela della legalità di questo paese dove non esiste più lo Stato di diritto".

Fonte: Repubblica.it

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