Compensi trasparenti, tagli agli sprechi, basta con “il carrozzone” della Rai. Lo dicono tutti, ma forse il punto non è chiaro al direttore generale dell'azienda, Mauro Masi. Già, perché giovedì alla Rai potrebbe arrivare un'altra assunzione (almeno è quello che si dice tra i corridoi di viale Mazzini). Si chiama Franco Ferraro, fa il caporedattore a Sky, dove conduce la rubrica Seven. Andrebbe a dirigere Rainews, al posto di Corradino Mineo, il giornalista da tempo al centro di voci su una sua possibile rimozione. Il punto, sia chiaro, non è Ferraro, né la sua professionalità. É che “da una dirigenza Rai che presenta conti in rosso e prospetta tagli al personale non sono accettabili scelte che non tengano conto della necessaria valorizzazione delle risorse interne al servizio pubblico radiotelevisivo”. Lo dice il comitato di redazione di Rainews, ma il concetto lo capisce anche un bambino: come può un'azienda in crisi accollarsi nuovi stipendi? Come tutte, anche questa nomina dovrà passare in consiglio di amministrazione. Il consigliere di minoranza Giorgio Van Straten annuncia già che, se lo chiameranno a votare, il suo sarà un no. “Mi auguro che questa voce non abbia fondamento, io non so più di quello che ho letto sulle agenzie. Mi pare francamente assurdo che mentre si fa un piano industriale di riduzione si pensi a nuovi ingressi.
Spero che si trovi una soluzione condivisa, e soprattutto interna”. Ignaro della novità anche il diretto interessato, Corradino Mineo. “Certo, che ci fossero interessi attorno alla mia testata me n'ero accorto. L'idea di assumere un esterno potrebbe anche essere sensata: si prende uno che lavora alla concorrenza per far concorrenza. Ma io è da un anno che faccio concorrenza a Sky: questa settimana per tre giorni abbiamo fatto quasi gli stessi ascolti. Partivamo da un rapporto 1 a 4, ora siamo a un'incollatura, nonostante i nostri mezzi siano infinitamente inferiori. Ma nessuno mi ha mai detto 'continua così', nessuno me ne ha mai reso merito”. Prosegue Mineo: “Io non ho niente contro l'idea di prendere un professionista dal mercato per fare concorrenza, ma dov'è questa concorrenza? Io non la vedo da nessuna parte. Siamo abbandonati: non ci dicono più nulla, nemmeno quello che non dobbiamo fare, quasi con la speranza che sbagliamo”. Non dimentichiamo che da un mese, anche se doveva essere una questione di “giorni”, alle Comunicazioni c'è un ministro ad interim particolare.
Si chiama Silvio Berlusconi, è proprietario del principale concorrente della Rai, e ieri è tornato a dire che “tutti i talk show politici della tv pubblica, tranne uno, sono schierati in modo pregiudiziale” contro di lui. Articolo21 ha presentato un esposto al Garante per l'Editoria contro quest'interim senza fine. Di solito rispondono con un “archiviato”: stavolta silenzio. Lo stesso che si sta cercando di far scendere sulla vicenda Mi-neo. “Abbiamo appena fatto polemica sui compensi – ragiona qualcuno nella maggioranza – Come lo giustifichiamo uno da fuori?”. Ma “l'opa” su Rainews ormai è cominciata. Una settimana fa il viceministro (con delega alle Comunicazioni) Paolo Romani si era lasciato scappare questa “battuta”, come l'ha poi definita: “Il Tg3 fa danni per 30 minuti. Rainews fa danni per 24 ore”. E il mese scorso nessuno ha mai chiarito se l'oscuramento del canale fosse davvero dovuto a “semplici problemi tecnici dovuti a una risintonizzazione” delle frequenze per il passaggio al digitale. “A questo punto, chiunque non usi la parola 'regime' o è un'idiota o è sul libro paga di Berlusconi – dice Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 – L'operazione a cui stanno lavorando è chiarissima: mettere il bavaglio ed eliminare tutto ciò che è sgradito”
Fonte. Il Fatto Quotidiano del 13 Giugno, in edicola
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Spero che si trovi una soluzione condivisa, e soprattutto interna”. Ignaro della novità anche il diretto interessato, Corradino Mineo. “Certo, che ci fossero interessi attorno alla mia testata me n'ero accorto. L'idea di assumere un esterno potrebbe anche essere sensata: si prende uno che lavora alla concorrenza per far concorrenza. Ma io è da un anno che faccio concorrenza a Sky: questa settimana per tre giorni abbiamo fatto quasi gli stessi ascolti. Partivamo da un rapporto 1 a 4, ora siamo a un'incollatura, nonostante i nostri mezzi siano infinitamente inferiori. Ma nessuno mi ha mai detto 'continua così', nessuno me ne ha mai reso merito”. Prosegue Mineo: “Io non ho niente contro l'idea di prendere un professionista dal mercato per fare concorrenza, ma dov'è questa concorrenza? Io non la vedo da nessuna parte. Siamo abbandonati: non ci dicono più nulla, nemmeno quello che non dobbiamo fare, quasi con la speranza che sbagliamo”. Non dimentichiamo che da un mese, anche se doveva essere una questione di “giorni”, alle Comunicazioni c'è un ministro ad interim particolare.
Si chiama Silvio Berlusconi, è proprietario del principale concorrente della Rai, e ieri è tornato a dire che “tutti i talk show politici della tv pubblica, tranne uno, sono schierati in modo pregiudiziale” contro di lui. Articolo21 ha presentato un esposto al Garante per l'Editoria contro quest'interim senza fine. Di solito rispondono con un “archiviato”: stavolta silenzio. Lo stesso che si sta cercando di far scendere sulla vicenda Mi-neo. “Abbiamo appena fatto polemica sui compensi – ragiona qualcuno nella maggioranza – Come lo giustifichiamo uno da fuori?”. Ma “l'opa” su Rainews ormai è cominciata. Una settimana fa il viceministro (con delega alle Comunicazioni) Paolo Romani si era lasciato scappare questa “battuta”, come l'ha poi definita: “Il Tg3 fa danni per 30 minuti. Rainews fa danni per 24 ore”. E il mese scorso nessuno ha mai chiarito se l'oscuramento del canale fosse davvero dovuto a “semplici problemi tecnici dovuti a una risintonizzazione” delle frequenze per il passaggio al digitale. “A questo punto, chiunque non usi la parola 'regime' o è un'idiota o è sul libro paga di Berlusconi – dice Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21 – L'operazione a cui stanno lavorando è chiarissima: mettere il bavaglio ed eliminare tutto ciò che è sgradito”
Fonte. Il Fatto Quotidiano del 13 Giugno, in edicola
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