Il professor Ernesto Galli della Loggia non può definirsi un simpatizzante del Fatto . Ma non gliene vogliamo, perché prima che lui antipatizzasse con noi, noi già antipatizzavamo con lui. E non per ostilità preconcetta, anzi: noi siamo suoi fervidi fan e speriamo sempre che scriva qualcosa di sensato per poterlo applaudire. Purtroppo accade di rado, un paio di volte ogni dieci anni (anche gli orologi fermi segnano, due volte al giorno, l’ora esatta). Per il resto l’insigne tuttologo riesce sempre a parlare di qualunque argomento dello scibile umano con la stessa enciclopedica incompetenza. L’altroieri ha stipato in trenta di righe sul Pompiere della Sera una
concentrazione di corbellerie da far impallidire la densità della popolazione di Calcutta. Ce l’aveva col Fatto , reo di aver citato un articolo su Repubblica di Giovanni Valentini, che a sua volta riprendeva un comunicato della Fnsi. Galli della Loggia, che non è tipo da sottilizzare, ha attribuito al Fatto l’articolo di Valentini e il comunicato Fnsi. E inconsapevolmente ha fatto bene, perché li condividiamo in pieno: è il caso che l’Ordine dei giornalisti sanzioni i giornalisti-parlamentari che han votato la legge bavaglio. Già è seccante sentirsi chiamare “collega” da un Gasparri, un Mastella, un D’Alema (quello che chiama i giornalisti “jene dattilografe” e vorrebbe “chiudere” i giornali che pubblicano intercettazioni, specie se sue).
Ma è ancor più seccante che nello stesso Ordine professionale siedano i giornalisti-giornalisti che danno le notizie e i giornalisti-parlamentari che vogliono sbatterli in galera perché danno le notizie. Galli della Loggia, che non distinguerebbe una notizia da un paracarro, considera la proposta roba da “succursale del Pcus” (e lui se ne intende, avendo sciolto memorabili inni al marxismo-leninismo nella sua precedente reincarnazione: il periodo rosso) e un inaccettabile attentato alla Costituzione. Perciò ironizza sui “veri democratici che popolano la redazione del Fatto ”, “guardiani ” e “difensori di professione della Costituzione” che ci accusa di non conoscere. Lui, che invece la conosce bene, ne cita un fantomatico “primo comma”. Abbiamo controllato, casomai ci fosse sfuggito: non esiste alcun “primo comma” della Costituzione. Pazienza: capita anche ai migliori Galli di mangiare pesante. Quello che il pover’uomo chiama “primo comma” della Costituzione è l’incipit dell’articolo 68, relativo alle immunità. Nella versione originaria del 1948 diceva così: “I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”; nella versione del 1993 il termine “per seguiti” è divenuto “chiamati a rispondere”.
Infatti nessuno vuole arrestare o processare i parlamentari-giornalisti che han votato la legge bavaglio: semplicemente accompagnarli alla porta dell’Ordine dei giornalisti. Non si vede perché un ordine professionale che ha al primo punto del suo statuto la tutela della libertà di stampa dovrebbe tenersi in casa personaggi che quella libertà la combattono. Se un avvocato-parlamentare vota una legge che abolisce il diritto di difesa, l’Ordine forense che fa: gli dà un encomio solenne? Se un medico-parlamentare propone di abolire il bisturi o la Tac, l’Ordine dei medici che fa: gli organizza un festino? Ogni associazione ha le sue regole e chi le calpesta si mette alla porta da solo. Che c’è di incostituzionale in tutto ciò? Secondo Galli della Loggia, le comunità israelitiche dovrebbero accettare l’iscrizione dei naziskin e il Telefono azzurro quella del mostro di Marcinelle? Professore, dia retta: faccia un bel respiro, cerchi di digerire, si prenda un periodo di riposo, si studi la differenza fra i commi e gli articoli della Costituzione. Poi, volendo, potrà fondare l’Ordine dei Censori. I Mastella, Gasparri, D’Alema e compagnia bella s’iscriveranno in massa. E noi ci leveremo finalmente l’imbarazzo di essere iscritti a un club che accetta come soci quelli come lei.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 giugno, in edicola
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concentrazione di corbellerie da far impallidire la densità della popolazione di Calcutta. Ce l’aveva col Fatto , reo di aver citato un articolo su Repubblica di Giovanni Valentini, che a sua volta riprendeva un comunicato della Fnsi. Galli della Loggia, che non è tipo da sottilizzare, ha attribuito al Fatto l’articolo di Valentini e il comunicato Fnsi. E inconsapevolmente ha fatto bene, perché li condividiamo in pieno: è il caso che l’Ordine dei giornalisti sanzioni i giornalisti-parlamentari che han votato la legge bavaglio. Già è seccante sentirsi chiamare “collega” da un Gasparri, un Mastella, un D’Alema (quello che chiama i giornalisti “jene dattilografe” e vorrebbe “chiudere” i giornali che pubblicano intercettazioni, specie se sue).
Ma è ancor più seccante che nello stesso Ordine professionale siedano i giornalisti-giornalisti che danno le notizie e i giornalisti-parlamentari che vogliono sbatterli in galera perché danno le notizie. Galli della Loggia, che non distinguerebbe una notizia da un paracarro, considera la proposta roba da “succursale del Pcus” (e lui se ne intende, avendo sciolto memorabili inni al marxismo-leninismo nella sua precedente reincarnazione: il periodo rosso) e un inaccettabile attentato alla Costituzione. Perciò ironizza sui “veri democratici che popolano la redazione del Fatto ”, “guardiani ” e “difensori di professione della Costituzione” che ci accusa di non conoscere. Lui, che invece la conosce bene, ne cita un fantomatico “primo comma”. Abbiamo controllato, casomai ci fosse sfuggito: non esiste alcun “primo comma” della Costituzione. Pazienza: capita anche ai migliori Galli di mangiare pesante. Quello che il pover’uomo chiama “primo comma” della Costituzione è l’incipit dell’articolo 68, relativo alle immunità. Nella versione originaria del 1948 diceva così: “I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”; nella versione del 1993 il termine “per seguiti” è divenuto “chiamati a rispondere”.
Infatti nessuno vuole arrestare o processare i parlamentari-giornalisti che han votato la legge bavaglio: semplicemente accompagnarli alla porta dell’Ordine dei giornalisti. Non si vede perché un ordine professionale che ha al primo punto del suo statuto la tutela della libertà di stampa dovrebbe tenersi in casa personaggi che quella libertà la combattono. Se un avvocato-parlamentare vota una legge che abolisce il diritto di difesa, l’Ordine forense che fa: gli dà un encomio solenne? Se un medico-parlamentare propone di abolire il bisturi o la Tac, l’Ordine dei medici che fa: gli organizza un festino? Ogni associazione ha le sue regole e chi le calpesta si mette alla porta da solo. Che c’è di incostituzionale in tutto ciò? Secondo Galli della Loggia, le comunità israelitiche dovrebbero accettare l’iscrizione dei naziskin e il Telefono azzurro quella del mostro di Marcinelle? Professore, dia retta: faccia un bel respiro, cerchi di digerire, si prenda un periodo di riposo, si studi la differenza fra i commi e gli articoli della Costituzione. Poi, volendo, potrà fondare l’Ordine dei Censori. I Mastella, Gasparri, D’Alema e compagnia bella s’iscriveranno in massa. E noi ci leveremo finalmente l’imbarazzo di essere iscritti a un club che accetta come soci quelli come lei.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 giugno, in edicola
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Ogni volta che leggo un articolo di Travaglio resto INCANTATA. Questo , in particolare, fa risaltare in modo efficace la sua sempre pungente e GODIBILE ironia.
Ubi major minor cessat.
Questa legge vale anche per Galli della Loggia (ma qiuale Loggia ?? ci piacerebbe sapere ...) al cospetto di giornalisti evidentemente più colti ed informati di lui.