MILANO - Come un ciclone. La nota del Quirinale si abbatte sul caso Brancher che già tante polemiche aveva suscitato negli ultimi giorni. Il cuore della discussione è la scelta del neoministro di chiedere il legittimo impedimento per il processo Antonveneta. In cinque righe il Colle sottolinea come l’impedimento invocato non ci sia, tanto che subito Idv e Pd chiedono le dimissioni di Brancher e preannunciano una mozione di sfiducia per il nuovo membro dell’esecutivo. «In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano questa mattina a proposito del ricorso dell’onorevole Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento - scrive il Quirinale - si rileva che non c’è nessun nuovo Ministero da organizzare, in quanto l’onorevole Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio». Ovviamente la nota del Quirinale ha scatenata un ridda di reazioni.
BRANCHER - «È stata data un'interpretazione errata». Così Aldo Brancher, conversando con un cronista dell'Agi, spiega che la nota del Colle è partita da un presupposto sbagliato. «Si è letto in qualche quotidiano che io avrei dovuto organizzare il ministero, ma è chiaro che ho una serie di impegni per la mia attività conseguente dal mio nuovo compito. Sabato mattina sarò al ministero alle 8.30 per preparare una relazione tecnica come contributo al ministro Tremonti sul federalismo fiscale. Poi nei prossimi giorni ho da seguire il provvedimento sulla carta delle autonomie, il collegato della semplificazione amministrativa, poi c'è la manovra e infine i decreti attuativi. Io nel chiedere lo spostamento ho solo voluto sottolineare di aver bisogno di un po' di tempo per la mia nuova funzione». Quindi «non ho nessuna intenzione di sottrarmi alla giustizia» e anzi «posso dare una disponibilità di anticipare il mio interrogatorio alla fine di luglio. Questo è un segnale chiaro». Brancher avrebbe voluto anche presentarsi sabato all'udienza proprio per far capire di non volersi avvalere del legittimo impedimento. «In questi giorni ho da lavorare, ma il mio segnale sarà chiaro e chiederò l'udienza non più al 17 ottobre ma a luglio». In ogni caso - afferma il ministro del decentramento - «c'è stata una montatura assurda. Io sono stato nominato per lavorare nel merito della riforma e per portare avanti il mio impegno». Un impegno, spiega ancora l'ufficiale di collegamento tra Pdl e Lega, che «non è mai venuto meno proprio a sostegno di Bossi e Berlusconi». Brancher considera il presidente del consiglio e il leader del Carroccio i due «padri politici» e si atterrà alle loro decisioni in ogni momento. In ogni caso «non c'è dubbio che la mia richiesta iniziale di posticipare il mio interrogatorio era una richiesta naturale che è stata strumentalizzata».
I LEGALI - Puntuale è giunta anche la precisazione del collegio difensivo del neoministro: la richiesta di legittimo impedimento «sarà discussa sabato in aula da un punto di vista tecnico», spiega uno dei legali di Brancher, ma non è motivata con la necessità di organizzare il nuovo Ministero, bensì «con l'esigenza di portare avanti le norme riguardanti le riforme costituzionali». L'avvocato Filippo Dinacci ha infatti spiegato che, nella lettera della Presidenza del Consiglio allegata alla richiesta di legittimo impedimento, si fa riferimento al numero dei disegni di legge in tema di riforme allo studio dello stesso Brancher e non, in senso stretto, alla necessità di organizzare il Ministero. Dinacci ha anche osservato che Brancher aveva fornito una data in cui sarebbe stato disponibile a essere in aula, il 17 ottobre». Un altro legale di Brancher, Piermaria Corso, ha poi aggiunto che «tutte le questioni procedurali saranno esaminate sabato nel corso del dibattimento». «Se qualcuno riterrà di introdurre nella discussione - ha osservato - i rilievi posti dal Quirinale sarà il giudice a valutarli».
Fonte: Corriere.it
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BRANCHER - «È stata data un'interpretazione errata». Così Aldo Brancher, conversando con un cronista dell'Agi, spiega che la nota del Colle è partita da un presupposto sbagliato. «Si è letto in qualche quotidiano che io avrei dovuto organizzare il ministero, ma è chiaro che ho una serie di impegni per la mia attività conseguente dal mio nuovo compito. Sabato mattina sarò al ministero alle 8.30 per preparare una relazione tecnica come contributo al ministro Tremonti sul federalismo fiscale. Poi nei prossimi giorni ho da seguire il provvedimento sulla carta delle autonomie, il collegato della semplificazione amministrativa, poi c'è la manovra e infine i decreti attuativi. Io nel chiedere lo spostamento ho solo voluto sottolineare di aver bisogno di un po' di tempo per la mia nuova funzione». Quindi «non ho nessuna intenzione di sottrarmi alla giustizia» e anzi «posso dare una disponibilità di anticipare il mio interrogatorio alla fine di luglio. Questo è un segnale chiaro». Brancher avrebbe voluto anche presentarsi sabato all'udienza proprio per far capire di non volersi avvalere del legittimo impedimento. «In questi giorni ho da lavorare, ma il mio segnale sarà chiaro e chiederò l'udienza non più al 17 ottobre ma a luglio». In ogni caso - afferma il ministro del decentramento - «c'è stata una montatura assurda. Io sono stato nominato per lavorare nel merito della riforma e per portare avanti il mio impegno». Un impegno, spiega ancora l'ufficiale di collegamento tra Pdl e Lega, che «non è mai venuto meno proprio a sostegno di Bossi e Berlusconi». Brancher considera il presidente del consiglio e il leader del Carroccio i due «padri politici» e si atterrà alle loro decisioni in ogni momento. In ogni caso «non c'è dubbio che la mia richiesta iniziale di posticipare il mio interrogatorio era una richiesta naturale che è stata strumentalizzata».
I LEGALI - Puntuale è giunta anche la precisazione del collegio difensivo del neoministro: la richiesta di legittimo impedimento «sarà discussa sabato in aula da un punto di vista tecnico», spiega uno dei legali di Brancher, ma non è motivata con la necessità di organizzare il nuovo Ministero, bensì «con l'esigenza di portare avanti le norme riguardanti le riforme costituzionali». L'avvocato Filippo Dinacci ha infatti spiegato che, nella lettera della Presidenza del Consiglio allegata alla richiesta di legittimo impedimento, si fa riferimento al numero dei disegni di legge in tema di riforme allo studio dello stesso Brancher e non, in senso stretto, alla necessità di organizzare il Ministero. Dinacci ha anche osservato che Brancher aveva fornito una data in cui sarebbe stato disponibile a essere in aula, il 17 ottobre». Un altro legale di Brancher, Piermaria Corso, ha poi aggiunto che «tutte le questioni procedurali saranno esaminate sabato nel corso del dibattimento». «Se qualcuno riterrà di introdurre nella discussione - ha osservato - i rilievi posti dal Quirinale sarà il giudice a valutarli».
Fonte: Corriere.it
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