MILANO – Il fine giustifica i mezzi, secondo i nove giudici supremi americani che, in una sentenza destinata a far discutere, ammettono unanimamente la liceità delle intercettazioni testuali dei dipendenti pubblici. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che allarmerà i dipendenti governativi, secondo la quale il Dipartimento di polizia di Ontario, in California, non ha violato il diritto alla privacy di un proprio dipendente controllandone i messaggi di testo inviati attraverso un cerca-persone. La decisione rappresenta uno sforzo preliminare per definire, nell'era digitale, i diritti dei dipendenti pubblici legati al Quarto Emendamento, che difende i cittadini da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli.
CITY OF ONTARIO VS. QUON - Il caso numero 08-1132 vede l'amministrazione della città californiana contrapposta al sergente Jeff Quon, “reo” di aver usato un cerca-persone, datogli in uso per lavoro, per scambiare messaggi con la moglie e l'amante che i giudici stessi hanno definito «per usare un eufemismo, sessualmente espliciti». Il poliziotto sostiene che la lettura dei suoi focosi messaggi di testo da parte del suo comandante abbia rappresentato una violazione della propria privacy. In realtà nella città di Ontario è in vigore una regola, che Jeff Quon aveva sottoscritto, che prevede il monitoraggio dell'uso di Internet e delle comunicazioni via e-mail dei dipendenti pubblici, ma non fa esplicito riferimento ai messaggi di testo, per i quali è comunque previsto un limite di 25 mila caratteri, oltre i quali sono i dipendenti stessi a doverne sostenere il costo.
LA SENTENZA - In completo accordo i nove giudici della Corte Suprema, smentendo una precedente decisione della Court of Appeals for the Ninth Circuit americana che aveva definito i metodi di controllo eccessivamente intrusivi, non hanno rilevato alcuna violazione dei diritti garantiti dal Quarto Emendamento. «La città - scrive il giudice Anthony M. Kennedy - ha un legittimo interesse nel verificare che i propri dipendenti non siano costretti a pagare di tasca loro spese collegate al lavoro e che l'amministrazione comunale non debba sostenere i costi di eccessive comunicazioni personali». L'unico giudice leggermente contrario all'approccio alla questione è stato Antonin Scalia: «Applicare il Quarto Emendamento alle nuove tecnologie talvolta è difficile, ma quando è necessario per dirimere una questione, non abbiamo scelta. Il fatto che i tempi stiano cambiando è soltanto una flebile scusa per non stare alle regole».
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CITY OF ONTARIO VS. QUON - Il caso numero 08-1132 vede l'amministrazione della città californiana contrapposta al sergente Jeff Quon, “reo” di aver usato un cerca-persone, datogli in uso per lavoro, per scambiare messaggi con la moglie e l'amante che i giudici stessi hanno definito «per usare un eufemismo, sessualmente espliciti». Il poliziotto sostiene che la lettura dei suoi focosi messaggi di testo da parte del suo comandante abbia rappresentato una violazione della propria privacy. In realtà nella città di Ontario è in vigore una regola, che Jeff Quon aveva sottoscritto, che prevede il monitoraggio dell'uso di Internet e delle comunicazioni via e-mail dei dipendenti pubblici, ma non fa esplicito riferimento ai messaggi di testo, per i quali è comunque previsto un limite di 25 mila caratteri, oltre i quali sono i dipendenti stessi a doverne sostenere il costo.
LA SENTENZA - In completo accordo i nove giudici della Corte Suprema, smentendo una precedente decisione della Court of Appeals for the Ninth Circuit americana che aveva definito i metodi di controllo eccessivamente intrusivi, non hanno rilevato alcuna violazione dei diritti garantiti dal Quarto Emendamento. «La città - scrive il giudice Anthony M. Kennedy - ha un legittimo interesse nel verificare che i propri dipendenti non siano costretti a pagare di tasca loro spese collegate al lavoro e che l'amministrazione comunale non debba sostenere i costi di eccessive comunicazioni personali». L'unico giudice leggermente contrario all'approccio alla questione è stato Antonin Scalia: «Applicare il Quarto Emendamento alle nuove tecnologie talvolta è difficile, ma quando è necessario per dirimere una questione, non abbiamo scelta. Il fatto che i tempi stiano cambiando è soltanto una flebile scusa per non stare alle regole».
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