ROMA -Resta alta la tensione intorno al destino dello stabilimento Fiat di Pomigliano. L'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, si dice dispiaciuto "per la polemica su un accordo che doveva essere fondamentalmente estremamente semplice". Ma poi attacca frontalmente sindacati e lavoratori: "Smettiamo di prenderci per i fondelli. Lunedì scorso lo stabilimento di Termini Imerese è andato in sciopero e l'unica ragione era che stava giocando la Nazionale italiana". E ancora: "Come lo hanno fatto a Termini, lo hanno fatto a Pomigliano, lo fanno tutti gli altri stabilimenti italiani - ha concluso il manager -. O facciamo il nostro lavoro seriamente o se no la Fiat non è interessata. Se si vuole ammazzare l'industria ditemelo. L'Italia - ha aggiunto - non avrà un futuro manifatturiero, l'industria non esisterà più". L'ad della Fiat è critico anche nei confronti degli stabilimenti italiani. Parla del livello di qualità con cui viene lavorata la Panda in Polonia, "perché è elevato più che nei nostri stabilimenti", ha detto Marchionne. "La Panda la producono in Polonia, l'hanno prodotta bene con un livello di qualità che non è mai stato raggiunto in uno stabilimento italiano. Mai. Quindi - ha concluso - attenzione a criticare gli altri".
Oggi intanto i lavoratori delle carrozzerie e della powertrain di Mirafiori hanno
scioperato (e sono scesi in corteo) contro l'accordo che la Fiom non ha voluto firmare. Secondo la Fiom di Torino ha incrociato le braccia oltre l'80% dei lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori. "La risposta dei lavoratori - osserva Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese - è stata eccezionale, come non si vedeva da anni. E' un segnale di cui tutti dovrebbero tenere conto, la Fiat innanzitutto, ma non solo". "Lo sciopero di Mirafiori dimostra solo che l'accordo di Pomigliano è nato morto", commenta Giorgio Cremaschi, volto storico della Fiom. Per la Fiat, invece, l'adesione è stata del 30% alle carrozzerie e del 2,8% alla powertrain.
Questa è la situazione a pochi giorni dal referendum del 22 giugno a Pomigliano, quando i lavoratori saranno chiamati a dire la loro sull'intesa siglata solo da Cisl e Uil. "Sarà sicuramente un giorno importante" si limita a dire il presidente della Fiat John Elkann. "Mi aspetto un esito positivo, una percentuale tale da permetterci di poter utilizzare lo stabilimento" spiga Marchionne. Mentre il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, confida "in un esito positivo" e auspica che "la Fiom possa ripensarci. Siamo davanti a un'azione che va contro la storia, che riporta dalla Polonia investimenti in Italia. Credo che un no significhi anche creare un vero problema alla capacità di attrarre investimenti nel paese".
E' proprio sul voto che si accende lo scontro tra sindacati. Ieri il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, aveva invitato i lavoratori ad andare comunque a votare per evitare ritorsioni anche se, ha aggiunto, "non c'è alcuna trattativa: è la Fiat che deve ripensarci e il referendum è del tutto illegittimo". "La Fiom non ha firmato e non firma quell'accordo - ha detto Landini -. E' grave quello che sta succedendo a Pomigliano". Secondo Landini "il referendum di Pomigliano è illegittimo almeno per due motivi: il primo è che si mette in discussione una violazione della Costituzione, il secondo è che non è libero. Noi non a caso non diamo alcuna indicazione di voto e non vogliamo che gli operai di Pomigliano diventino degli eroi, perchè sappiamo come è la situazione quando uno è sotto ricatto".
Dura la replica dello Slai Cobas: "E' come dire a un commerciante di pagare il pizzo perché altrimenti la camorra lo uccide" dice Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas che si asterrà dal voto considerando il referendum "illegittimo". Sul fronte politico il Pdl si schiera per il via libera all'accordo, mentre il segretario del Pd Pierluigi Bersani ribadisce il suo ''sì con riserva'' chiedendo, però, che questa vertenza non sia "ideologizzata o portata a modello da trasferire in tutto il Paese".
Fonte: Repubblica.it
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Oggi intanto i lavoratori delle carrozzerie e della powertrain di Mirafiori hanno
scioperato (e sono scesi in corteo) contro l'accordo che la Fiom non ha voluto firmare. Secondo la Fiom di Torino ha incrociato le braccia oltre l'80% dei lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori. "La risposta dei lavoratori - osserva Federico Bellono, segretario generale della Fiom torinese - è stata eccezionale, come non si vedeva da anni. E' un segnale di cui tutti dovrebbero tenere conto, la Fiat innanzitutto, ma non solo". "Lo sciopero di Mirafiori dimostra solo che l'accordo di Pomigliano è nato morto", commenta Giorgio Cremaschi, volto storico della Fiom. Per la Fiat, invece, l'adesione è stata del 30% alle carrozzerie e del 2,8% alla powertrain.
Questa è la situazione a pochi giorni dal referendum del 22 giugno a Pomigliano, quando i lavoratori saranno chiamati a dire la loro sull'intesa siglata solo da Cisl e Uil. "Sarà sicuramente un giorno importante" si limita a dire il presidente della Fiat John Elkann. "Mi aspetto un esito positivo, una percentuale tale da permetterci di poter utilizzare lo stabilimento" spiga Marchionne. Mentre il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, confida "in un esito positivo" e auspica che "la Fiom possa ripensarci. Siamo davanti a un'azione che va contro la storia, che riporta dalla Polonia investimenti in Italia. Credo che un no significhi anche creare un vero problema alla capacità di attrarre investimenti nel paese".
E' proprio sul voto che si accende lo scontro tra sindacati. Ieri il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini, aveva invitato i lavoratori ad andare comunque a votare per evitare ritorsioni anche se, ha aggiunto, "non c'è alcuna trattativa: è la Fiat che deve ripensarci e il referendum è del tutto illegittimo". "La Fiom non ha firmato e non firma quell'accordo - ha detto Landini -. E' grave quello che sta succedendo a Pomigliano". Secondo Landini "il referendum di Pomigliano è illegittimo almeno per due motivi: il primo è che si mette in discussione una violazione della Costituzione, il secondo è che non è libero. Noi non a caso non diamo alcuna indicazione di voto e non vogliamo che gli operai di Pomigliano diventino degli eroi, perchè sappiamo come è la situazione quando uno è sotto ricatto".
Dura la replica dello Slai Cobas: "E' come dire a un commerciante di pagare il pizzo perché altrimenti la camorra lo uccide" dice Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas che si asterrà dal voto considerando il referendum "illegittimo". Sul fronte politico il Pdl si schiera per il via libera all'accordo, mentre il segretario del Pd Pierluigi Bersani ribadisce il suo ''sì con riserva'' chiedendo, però, che questa vertenza non sia "ideologizzata o portata a modello da trasferire in tutto il Paese".
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