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Referendum di Pomigliano, vincono i sì ma non c'è il plebiscito: i contrari al 36%

POMIGLIANO D'ARCO - Al referendum sull'accordo per il futuro di Pomigliano d'Arco hanno vinto i sì con il 62,2%, ma i voti contrari sono al 36%, probabilmente più di quanto la Fiat si aspettasse. Al termine del lungo scrutinio delle 4.642 schede (su 4.881 votanti) i favorevoli risultano 2.888, contro i 1.673 che hanno rispedito al mittente l'intesa siglata da azienda e sindacati (Fiom esclusa) il 15 giugno. Le schede nulle sono state 59 e 22 le bianche. Si votava anche al Polo di Nola, dove è arrivato un secco no: su 273 voti 77 sono stati favorevoli e 192 contrari. Il segretario della Uilm Campania Giovanni Sgambati ha sottolineato che «la partecipazione è stata altissima, pari al 95%. In tutta la giornata si è registrato un assenteismo pari al 4%. È un risultato che non si era mai registrato prima in consultazioni del genere».

SACCONI: ORA INVESTIMENTI - Soddisfatto il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, secondo cui è stata «isolata la logica del conflitto e prevale quella della collaborazione tra le parti». «La partecipazione al voto è stata straordinariamente alta. A questo punto - spiega - la Fiat non può che riconoscere che vi sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un contesto di pace sociale. Da oggi il Paese si rivela ancora più moderno». «Ha vinto - aggiunge Sacconi - la volontà del Mezzogiorno di attrarre investimenti per consolidarsi come piattaforma produttiva per l'intero bacino del Mediterraneo. Cambiano con questo voto le relazioni industriali nelle quali si isola la logica del conflitto e prevale quella della collaborazione tra le parti nel nome del comune destino dell'impresa e del lavoro. Il baricentro dei nuovi rapporti sindacali diventano l'azienda e il territorio». Per Sacconi «a questo punto la Fiat non può che riconoscere che vi sono tutte le condizioni per realizzare il promesso investimento in un contesto di pace sociale che, sono convinto, tutti o quasi tutti sapranno garantire. Questo voto - conclude il ministro del Lavoro - è paragonabile al referendum sulla scala mobile che consolidò l'accordo di San Valentino».

SINDACATI - «I lavoratori di Pomigliano hanno compreso e condiviso le ragioni del nostro accordo» ha dichiarato il segretario generale della Uil Luigi Angeletti. Anche il segretario nazionale della Fim Cisl Bruno Vitale valuta «positivamente» il risultato di Pomigliano e chiede alla Fiat chiede di procedere con l'investimento. «I due terzi dei lavoratori hanno votato per il sì. Cosa ci si deve aspettare per Pomigliano? Bisogna chiederlo a Marchionne: sarebbe un Paese strano quello in cui si fa un accordo, si vince, e poi ci si comporta come se si fosse perso».

CGIL: DIRITTI - La vice segretaria generale della Cgil Susanna Camusso fa invece dei distinguo: «I sì per il lavoro e i no per non cancellare i diritti. La partecipazione al voto era prevedibile, come la prevalenza dei sì: i lavoratori di Pomigliano si sono ritrovati improvvisamente arbitri di una contesa che preme su di loro e sulle loro aspettative personali perché in quel territorio, caratterizzato da un'alta disoccupazione, uno stabilimento come quello della Fiat svolge un ruolo essenziale e non sostituibile». Secondo Camusso, «anche un voto così particolare, nella sua articolazione tra sì e no, dice che ci vuole una soluzione condivisa, come la Cgil ha sempre sostenuto. Tanto più che intese che cancellano diritti sono inefficaci in quanto illegittime. Per questo chiediamo a Fiat di confermare e avviare l'investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano, di riaprire la trattativa per un'intesa condivisa da tutti». «Al governo - conclude Camusso -, che è stato ininfluente sulle scelte industriali, che ha voluto giocare una sua partita di divisione del sindacato, il voto dice che un Paese moderno difende i diritti dei lavoratori».



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