NUOVO sit-in alla Rai. Per chiedere una risposta ai vertici dell'azienda di Viale Mazzini. Continua la mobilitazione di 'La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini", il gruppo che dal 26 febbraio scorso chiede al Tg1 di Augusto Minzolini una rettifica per le notizie false date sul Caso Mills. Dopo oltre 200mila adesioni raccolte su Facebook, l'appuntamento è per giovedì 6 maggio. E azioni dimostrative si svolgeranno anche a Londra - ai cancelli della Bbc - e presso molte sedi regionali della tv pubblica.
Il motore della protesta resta il web. Dove il sit-in di giovedì prossimo è annunciato in una lettera postata su Facebook da Arianna Ciccone, responsabile del gruppo. I destinatari sono Sergio Zavoli, Paolo Garimberti e Augusto Minzolini. Vi si legge: "Cosa vi impedisce di rispondere a una richiesta dei cittadini? Il vostro silenzio, ormai, è una forma di violenza". Poi un annuncio: "Ogni mese saremo lì a ricordarvi che i cittadini vanno rispettati. Come in ogni sana, forte e bella democrazia. Noi non ci fermiamo: abbiamo solo chiesto un rettifica".
Dal gruppo è nato un movimento, la Valigia Blu (qui il sito) 1. Che oltre ad organizzare i sit-in sta compiendo, nelle ultime ore, un monitoraggio della qualità delle notizie date dal Tg1. Ogni edizione viene analizzata da più persone che poi confrontano le rispettive opinioni. E scatta la polemica per i servizi sul caso Scajola: "Del ministro non si è detto niente. E' stata solo trasmessa l'autodifesa". E non manca chi ironizza ricordando "il servizio trasmesso, domenica alle 20, su chi canta sotto la doccia".
Valigia Blu è anche una pubblicazione online che raccoglie opinioni sulla vicenda della mancata rettifica. Sull'ultimo numero, un articolo di Vittorio Zambardino. Titolo: "Minzolini, la rettifica è un atto d'amore". Occhiello: "Se veramente foste animati dall'amore, fareste informazione corretta". E nell'articolo: "Una rettifica è sempre dovuta. Se si è detto una bugia o si è manipolato. E arrivo a dire: lo capisco, può accadere, perché la censura è un abito della mente. E' come la camicia, uno si dimentica di indossarla. Ma adesso no, non puoi sottrarti. Adesso che te lo chiedono duecentomila persone, che ti hanno detto che la tua camicia è una prigione, ore devi farlo, Augusto. Fallo non per chi ti insulta. Ma per il tuo Paese".
Fonte: Repubblica.it
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