Ci sono giornate che

Il Presidente Pm lo sta pedinando e gli è ormai alle calcagna: quando lo prenderà non vorremmo essere nei suoi panni. Potrebbe addirittura fare la fine di quell’altro mascalzone che ha pagato la casa a Scajola senza dirgli nulla: anche Sciaboletta, armato di lente d’ingrandimento, cappotto con cappello e mantellina di tweed a scacchi, lo sta inseguendo per dargli una sonora lezione; così impara a regalargli 900 mila euro senza neppure avvertirlo. Ma di un fatto gli house organ del Padrone d’Italia sono certi: il governo è sano, nessuna Tangentopoli. Purtroppo “qualche ladro di polli” (Sallusti), anzi “poche mele marce guastano il resto del raccolto” (Belpietro). Che teneri. Non si accorgono, gli acuti commentatori, di parlare come Craxi dopo l’arresto del “mariuolo” Mario Chiesa: “Nel partito ci sono 40 mila iscritti e tre mele marce, su una totalità di persone oneste”. Racconta Davigo: “I nostri indagati confessavano perché si sentivano abbandonati dai loro partiti. Uno in carcere mi chiese i giornali, lesse che i suoi dirigenti lo qualificavano come ‘una mela marcia isolata’ e subito mi disse: ‘Ah sì? Adesso, dottore, le descrivo il resto del cestino’…”. Infatti, per tre o quattro mele marce che Berlusck Holmes interroga a Palazzo Grazioli, subito se ne accalcano altre in coda fuori dall’uscio. Ieri Cappellacci e Nespoli, domani chissà a chi tocca.
Ma l’ultimo travestimento dello Zelig di Arcore col tocco sul capino e la toga sulle spalle è perfettamente coerente con le ultime riforme della giustizia e dei poteri del premier. Le indagini verranno tolte alle Procure e affidate in esclusiva al capo del governo, che disporrà anche le intercettazioni (ha già una vasta esperienza in materia) e alla fine emetterà pure le sentenze. All’occorrenza, siccome è un tipo eclettico, potrà fare anche l’imputato. Eccola, la vera riforma della giustizia, che ne sveltirà anche i tempi biblici: Berlusconi si presenterà in tribunale da solo, saltellerà con agili balzi dalla gabbia degl’imputati al banco dell’accusa a quello della difesa allo scranno del giudice. Niente separazione delle carriere: farà tutto lui, cambiandosi continuamente d’abito come Arturo Brachetti. Deporrà, si difenderà, si accuserà, si giudicherà. Col fiuto che si ritrova, potrebbe persino arrestarsi da solo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 16 maggio, in edicola
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