TORINO - Mondadori ed Einaudi, che fanno capo al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ne restano fuori. Gli altri editori italiani, invece, si schierano nettamente contro il disegno di legge sulle intercettazioni che, dopo essere stato approvato dalla Camera, sta per essere discusso al Senato. Nello stesso tempo, però, la major di Segrate, presieduta da Marina Berlusconi, in una nota giunta in serata, particolarmente e comprensibilmente sofferta nella sua elaborazione, afferma che "la Mondadori fa parte dell'Associazione italiana editori, che ha già espresso la sua opinione", a sua volta piuttosto critica verso il ddl, "a nome di tutti gli editori italiani. Nei nostri libri ogni giorno difendiamo la libertà di espressione di tutti gli autori". In sostanza la casa editrice guidata dalla figlia di Berlusconi, sia pure in maniera sfumata, un po' contraddittoria, ritiene comunque che l'iniziativa della maggioranza del governo presieduto da suo padre sia "una ingiustificata limitazione della libertà d'informazione".
La petizione sul sito Nobavaglio.it
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Di tono diverso, più deciso e forte, sono le preoccupazioni espresse da tutte le altre case editrici nazionali per un provvedimento "che rischia di compromettere un diritto dei cittadini, tutelato dalla Costituzione: quello di informazione e critica". Hanno sottoscritto un appello lanciato da Giuseppe Laterza e da Stefano Mauri al Salone del Libro di Torino, prima di un dibattito con Gustavo Zagrebelsky e Rosy Bindi, moderato da Ezio Mauro. L'elenco comprende la Rcs-Rizzoli (con l'adesione del presidente Paolo Mieli), il gruppo Mauri Spagnol (con i marchi di Bollati Boringhieri, Garzanti, Guanda, Longanesi, Salani, Vallardi), Feltrinelli, Laterza. Ci sono poi Il Castoro, Chiarelettere, Donzelli, Fazi, Giunti, e/o, Instar, Iperborea, Il Saggiatore, Marcos y Marcos, Minimum Fax, Nottetempo, Ponte alle Grazie, Sellerio, Voland.
Sul disegno di legge, che secondo i firmatari della protesta, fa correre al paese il "rischio di una grave limitazione della libertà di stampa", si è pronunciata pure l'Associazione italiana editori. In una nota si sottolinea come il testo della legge preveda "pesantissime sanzioni pecuniarie a carico dell'editore" che pubblica le intercettazioni giudiziarie, "costringendolo a una sostanziale censura preventiva, di dubbia legittimità costituzionale". Si chiede pertanto "con forza che venga ridiscusso il testo per apportare miglioramenti assolutamente necessari".
Richiamandosi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, all'affermazione che "la cronaca giudiziaria è essenziale in democrazia", sempre ieri, alla fiera torinese, è intervenuto Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale. Ha ricordato che l'orientamento della giurisprudenza europea, in materia di tutela della libertà di stampa, va nella direzione opposta a quella manifestata dal governo italiano. "Credo - ha aggiunto - che in una società davvero democratica i giornalisti abbiano il diritto-dovere di potere pubblicare anche notizie ottenute illegalmente, a patto che siano di vero interesse pubblico".
Fonte: Repubblica.it
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