Dai manifesti elettorali sparsi per la città a un post sulla bacheca di Facebook: così cambia la comunicazione politica italiana, che faticosamente cerca di adeguarsi agli standard del mondo 2.0. Ma, dopo l'indigestione di loghi di Fb e Twitter sui siti dei candidati alle elezioni regionali, in pochi hanno continuato a utilizzare i social network per non interrompere la conversazione con gli elettori. E il "tasso di abbandono" è molto alto.
La maggior parte dei candidati hanno pubblicato un messaggio di ringraziamento ai propri elettori, a prescindere dal fatto che avessero vinto o perso. I "rapidi" (la Bonino e De Luca in Campania) hanno immediatamente postato uno o più messaggi, c'è chi ha reagito dopo qualche giorno ((Zaia, Bresso e Loiero) mentre altri ancora (Penati, Bernini, Modena e Biasotti) sono totalmente scomparsi, interrompendo dall'oggi al domani il flusso di comunicazione attivato solo in funzione della campagna, anche a fronte di migliaia di messaggi che continuano ad affollare le loro "bacheche".
I politici, in linea di massima, non sono ancora riusciti a cogliere le potenzialità 2.0 della rete, arena di dibattito e discussione, e continuano a considerarla soltanto come un mezzo di comunicazione tradizionale dove far calare dall'alto i loro messaggi, video e foto. Il dialogo con l'elettore ancora non è contemplato: e alla fine sostenitori e oppositori finiscono per insultarsi sui loro wall senza alcuna moderazione (in tutti i sensi).
E' il caso del neo presidente del Piemonte, Roberto Cota, che ha annunciato la propria iniziativa sulla RU486, senza poi chiedere allo staff di intervenire per moderare i commenti (molti pro e molti contro). Risultato: una pagina caotica e aggressiva, dove sono soltanto altri fan (o oppositori) che rispondono. Stessa situazione sulla pagina del presidente calabrese Scopelliti.
Nel mare degli esempi negativi spiccano i virtuosi Nichi Vendola ed Enrico Rossi, governatore toscano. Se si diventa fan della pagina del governatore pugliese, si riceve la sua richiesta di “amicizia”.
Nichi Vendola, che si è servito di una delle migliori agenzie di comunicazione italiane, la Proforma, ha comunicato la vittoria su Twitter pochi secondi dopo l'ufficializzazione del risultato e continua a twittare regolarmente. Rocco Palese, il candidato sconfitto del Pdl, ha ringraziato ancor prima di Vendola gli elettori e da poco è tornato a scrivere su Fb e Twitter.
Emma Bonino non ha mai twittato, mentre la Polverini - deluso dai pochissimi "followers" - ha smesso il 2 marzo. Formigoni, che ha saputo usare la rete spaziando da Facebook a YouTube, ha smesso di usare Twitter il 30 marzo. Il neo governatore del Pdl in Campania, Stefano Caldoro, continua a postare due tweet a settimana, mentre De Luca non ha mai usato Twitter. Cota, vincitore piemontese del Pdl, non ha mai utilizzato Twitter per la sua campagna elettorale ma scrive regolarmente dal 7 aprile e al momento conta soltanto qualche decina di follower. La Bresso, candidata e Presidente uscente, ancora non ha ripreso la propria attività sui social network.
Claudio Burlando ha scritto fino al 3 aprile, poi ha sospeso i propri tweet, mentre Sandro Biasotti del Pdl scrive regolarmente e non necessariamente di politica, così come il governatore toscano Enrico Rossi. In Umbria l'uso dei social network non è contemplato: Catiuscia Marini (centrosinistra) ha un account twitter inutilizzato da giugno 2009, Fiammetta Modena non è iscritta e Paola Binetti ha un account ma non ha mai scritto nulla. Situazione simile nelle Marche, dove i due candidati non hanno mai attivato un account Twitter.
Sono pochissimi, dunque, i nuovi Presidenti di Regione o gli sconfitti della tornata elettorale per i quali l’appuntamento del 28 e 29 marzo ha rappresentato solo una parentesi in un uso costante e fluido delle reti sociali e di Internet. Quasi tutti non hanno uno staff che se ne occupi o, più semplicemente, non comprendono la viralità dello strumento.
Fonte: Unita.it
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