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Berlusconi attacca Fini "Vuole andare? Vada" E Bossi: "La vedo male"

ROMA - Sale ancora di più la tensione nel Pdl dopo lo scontro di ieri tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. In mattinata il premier minimizza: "Sono piccoli problemi interni ad una forza politica". Poi, nel corso della riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl, respinge tutte le critiche di Fini sull'egemonia della Lega e taglia corto: "E' Fini che vuole fare i gruppi autonomi. Se vuole farlo se ne assume la responsabilità". Frasi lontanissime da ogni volontà di chiarimento. Al punto che anche Umberto Bossi si dice preoccupato: "Non ho certezze, ma temo che la cosa non si rimetterà a posto. In caso di rottura ci sono le elezioni".

Nel pomeriggio a palazzo Grazioli va in scena l'ufficio di presidenza del partito convocato "per dichiarazioni urgenti" da Berlusconi. Fini, dal suo canto, non sembra affatto recedere dalle questioni poste nel vertice di ieri. Giudicando "positiva" la decisione di convocare per giovedì 22 la direzione nazionale del Pdl allargata ai gruppi parlamentari. Immediata la precisazione del Pdl che fa sapere che la convocazione era già stata messa in cantiere.

Neanche il premier ha in mente passi indietro. Questi, in sintesi, il suo ragionamento: "Io non mi riconosco in nessuna accusa. I progetti di riforma non sono nati certamente in una riunione conviviale con la Lega. Di riforme si è discusso nell'ufficio di presidenza". Ed ancora: "Non sono affatto succube delle posizioni di Bossi. Io certamente non mi sono defilato, anzi al contrario di altri ho fatto campagna elettorale. Fini non si riconosce più in La Russa e Gasparri? E allora significa che non è più titolare della quota del 30% che spetta ad An. Se vuole occuparsi del partito lo può fare, c'è il posto di La Russa...". Il premier avrebbe ribadito che "i problemi che evoca Fini non esistono e che Fini che non vuole contarsi negli organi democratici così come succede in ogni partito. La minoranza dovrebbe accettare ciò che viene deciso. Se poi vuole fare l'anti Berlusconi, allora buona fortuna. Vuole fare gruppi autonomi? Chiaramente questa è una scissione"

Nel frattempo Il Secolo si schiera con il presidente della Camera. Il pensiero del quotidiano è affidato comunque all'editoriale di prima pagina della direttrice Flavia Perina ("Ora si gioca a carte scoperte"). "Non è solo la partita delle riforme, non è solo il rapporto con la Lega, il Sud, lo sviluppo, il diritto al dibattito interno, l'irritazione per certe esibizioni cesariste. Non è più - aggiunge la Perina - la tanto celebrata differenza antropologica tra il tycoon che si è fatto premier e l'ex-ragazzo di Bologna che fa politica dall'adolescenza. Nel gioco a carte scoperte che ieri si è aperto nel Pdl, dopo un anno di schermaglie e mezze verità, c'è un elemento poco valutato dei media e che invece conta moltissimo: la sensazione che senza un atto di 'rupture', di autentica discontinuità nel modus operandi del partito e della maggioranza, i prossimi tre anni possano segnare la fine della storia della destra italiana, sostituita da un generico sloganismo e dall'ottimismo dei desideri in luogo dell'antico ottimismo della volontà".

Anche l'Avvenire commenta lo scontro tra Berlusconi e Fini. "Comunque vada a finire - si legge sul quotidiano dei vescovi - è chiaro che la navigazione nell'ultima fase della legislatura, che appariva abbastanza tranquilla dopo l'esito delle elezioni regionali e amministrative, ritorna in acque assai agitate".

Fonte: Repubblica.it
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