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Legambiente: L’Aquila libera dalle macerie nel 2079


L’Aquila libera dalle macerie nel 2079. E’ lo scenario provocatorio che emerge da un rapporto di Legambiente.

“Procedendo al ritmo attuale, serviranno ancora 69 anni per eliminare i cumuli di macerie che giacciono sulle strade dei comuni terremotati d’Abruzzo”, dice Legambiente, che oggi ha presentato il dossier “Macerie, anno zero” in cui denuncia lo stallo nella ricostruzione a diciotto mesi dal sisma.
“Rimuovere le macerie dalle strade e dalle piazze dell’Aquila e di tutti gli altri comuni del cratere è il primo atto concreto di una vera ricostruzione. Anche per queste ragioni i ritardi fin qui accumulati, il continuo rimpallo di responsabilità, l’assenza di procedure e persino di stime certe sulle macerie da rimuovere sono semplicemente ingiustificabili”, dice in una nota il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Si tratta di cambiare subito marcia, di fare tesoro delle esperienze migliori, di concentrare attenzione e risorse sulle priorità effettive”, aggiunge Cogliati Dezza, che stamani ha presentato il dossier all’Aquila assieme al presidente di Legambiente Abruzzo, Angelo Di Matteo, e a Tito Cuoghi, responsabile relazioni esterne Anpar (Associazione nazionale produttori aggregati riciclati).
Legambiente sostiene la necessità di avviare il riciclo dei materiali contenuti nelle macerie, e sottolinea che tra l’altro produzione e impiego di materiale edile da riciclo sono previsti da una legge del 2003 “totalmente disapplicata, e non solo in Abruzzo”.

“L’esasperante lentezza nelle attività di rimozione delle macerie – ha denunciato Di Matteo – sta pregiudicando il diritto dei cittadini de L’Aquila e degli altri comuni del cratere di ricostruire le proprie abitazioni. E la sistematica non applicazione delle normative vigenti sta paralizzando la nascita di una nuova filiera imprenditoriale, che potrebbe trasformare quelle stesse macerie in materiale riutilizzabile sia nel ciclo degli appalti che nell’attività edilizia”.

Per eliminare le macerie Legambiente avanza sette proposte: stabilire numeri certi sulla quantità di detriti da rimuovere, stanziare le risorse necessarie, definire procedure certe per i Comuni del cratere, identificare e allestire i centri di stoccaggio temporaneo, garantire la presenza di impianti di selezione e trattamento degli inerti nei siti di stoccaggio temporaneo, attuare la legge 203/2003 che stabilisce l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di prevedere negli appalti almeno il 30% di materiale edile da riciclo, e dotare la Regione di uno strumento di pianificazione sulle attività estrattive (Piano Cave) in modo da contenere la proliferazione di nuove cave.

Fonte: 6aprile.it

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