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MILANO - Un sondaggio della Swg per l'Espresso lo indica come ousider tra i possibili sfidanti di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni politiche. E tra quanti leggono i suoi libri, sono molti quelli che lo vorrebbero impegnato in prima persona nella gestione della cosa pubblica, per dare una risposta di legalità a quel malaffare che, come raccontato in «Gomorra» e in tutti i suoi lavori, poggia sostanzialmente sul doppio pilastro di politica e criminalità in stretta connessione. A dire il vero, negli ultimi tempi le proposte di candidatura non gli sono mancate: dal Pd alla sinistra più radicale, dall'Italia dei valori a Forza Nuova. E perfino la Lega Nord, che nei giorni scorsi aveva ipotizzato un candidato leghista per il comune di Napoli, lo avrebbe voluto tra le sue fila alle ultime elezioni europee. Ma Roberto Saviano ad entrare in politica non ci pensa affatto: «Non credo sia il mio mestiere - ha spiegato nel corso della videochat con i lettori di Corriere.it -. Il mio è scrivere, parlare, cercare di continuare ad usare la parola per costruire cose. La politica, invece, in questo periodo ha un sapore strano. Oggi temo che non ci siano spazi per una politica pulita».FUGA DAL MERIDIONE - La parola come strumento di lotta alla criminalità organizzata, in primo luogo la camorra. Che Saviano continua a denunciare e da cui continua a ricevere minacce di morte. Ma che quella parola, ora che è scritta e che continua ad essere pronunciata, davvero non riesce a sconfiggere. E proprio «La parola contro la Camorra» (Einaudi) è il titolo del nuovo libro con dvd di Saviano che raccoglie quella che nel retro di copertina viene definita una «orazione civile» contro la criminalità organizzata. Ma che è anche un grido d'orgoglio di un giovane che ha a cuore la propria terra, violentata e devastata dalle attività illecite che oltre ad avere avvelenato il territorio hanno ucciso anche la speranza. Ed è proprio da qui che, secondo Saviano, la politica dovrebbe partire: da una politica «che freni l'emoraggia di giovani, che ne permetta il ritorno». Perché se un tempo l'abbandono delle regioni del sud era il risultato di una rassegnazione alla mancanza di lavoro e di prospettive, oggi la fuga riguarda soprattutto le energie positive: «Andare via - ha spiegato lo scrittore nel corso del faccia a faccia con i lettori - è considerato sinonimo di forza e di successo. E non è possibile che questa cosa venga del tutto ignorata». Perché oggi in Campania - così come in Calabria o in Sicilia - «finisce col restare a casa propria solo il rassegnato o il compromesso».
I SOLDATI E L'ECONOMIA - Giornali e tv parlano spesso di arresti di pezzi grossi e piccoli della criminalità organizzata. Che sia il segno di un cambiamento? Saviano non ci crede. «Questo governo ha sicuramente svolto attività positive rispetto ad alcune operazioni in alcuni territori, soprattutto con l'arresto nei segmenti militari della camorra. Ma si sta parlando di operazioni le cui inchieste sono partite anni fa. Si sta recuperando in parte il tempo perduto, arrestando i soldati. Ma non si tiene conto del fatto che oggi vengono alla luce gli affari che la camorra ha iniziato a fare 10 o 15 anni fa. E' su questo che bisognerebbe lavorare piuttosto che stare a sbandierare le proprie vittorie». In particolare, secondo lo scrittore, manca la vera strategia con cui combattere efficacemente ogni forma di mafia: il monitoraggio delle attività economiche. Perché è inutile arrestare i soldati se poi si lascia nelle mani della criminalità organizzata il controllo dell'economia. Quella reale, «perché se non si esce dalla logica degli appalti assegnati con il solo criterio del massimo ribasso alla fine vinceranno sempre loro». E quella sommersa, che fa grandi affari soprattutto con la droga: «I governi, sia questo sia il precedente, non hanno fatto molto sul narcotraffico - è la denuncia di Saviano - e siamo al punto che oggi le organizzazioni italiane danno lezioni a tutto il mondo su come prosperare con le droghe. Gli africani parlano di petrolio bianco. E Milano ne è la capitale».
FEDERALISMO E «COSE NOSTRE» - E se arrivasse il federalismo fiscale, chiede un lettore, per le mafie le cose andrebbero meglio o peggio? Saviano non ha una risposta certa: «Con il livello di infiltrazione che c'è nelle regioni del meridione, potrebbe finire con l'essere un regalo perché poi ognuno si fa gli affari propri e allora diventano davvero "cose nostre", un nome che non è stato scelto a caso. Tuttavia potrebbe anche essere l'occasione per dare alle istituzioni il modo per rispondere in prima persona del denaro che deve essere messo a frutto nella propria regione». Saviano, sollecitato dalle domande, ha criticato il fatto che nella sua regione, la Campania, «chi ha vinto ha fatto campagna elettorale senza mai pronunciare la parola camorra e senza mai fare intendere che il contrasto alla criminalità organizzata sarebbe stato prioritario». E ha ricordato che le organizzazioni criminali hanno appoggiato indistintamente il centrodestra e il centrosinistra, secondo la massima del boss Carmine Alfieri secondo cui «la camorra è democratica e sta sempre con chi vince».
EMERGENZA IRRISOLTA - E sempre restando alla sua regione ha spiegato che anche il problema rifiuti è tutt'altro che risolto: «Si è solo spazzata un po' di polvere dal centro, la raccolta differenziata non è partita e le discariche tornano ad essere satolle e non solo di spazzatura napoletana, ma di rifiuti provenienti da tutta Italia. Rifiuti spesso tossici che hanno distrutto l'agricoltura del luogo e spezzato centinaia di migliaia di vite». E' uno dei temi portanti di «Gomorra» quello del business dei rifiuti pericolosi e degli sversamenti clandestini, a cui può essere correlata un'elevata incidenza di tumori in alcune delle zone più soggette agli scarichi illegali. E Saviano ci torna sopra con insistenza: «Non ci sono i sacchetti per strada nel cuore di Napoli, ma le colonne di fumo nero si vedono ancora tutti i giorni e in tutta la Campania: sono quelle dei rifiuti tossici che vengono bruciati prima di essere gettati in discarica». Non si tratta di poca roba: «Mettendo insieme tutti i rifiuti che ha gestito la camorra e di cui si è venuti a conoscenza dalle inchieste - ha calcolato - verrebbe fuori una montagna alta quanto l'Everest». Invece quella montagna non si vede, resta sotterranea, mischiata al terreno, infiltrata nelle falde. Sotto forma di veleni.
LIBERTA' E FELICITA' - La rabbia e l'orgoglio, la voglia di continuare a denunciare e non arrendersi mai. C'è tutto questo nelle domande dei lettori e nelle parole dell'autore di «Gomorra». Ma c'è un briciolo di felicità nella vita di uno scrittore condannato a stare nel mirino? Cos'è - chiede un lettore - la felicità per Roberto Saviano? «E' l'idea di poter tornare ad essere libero. Nella costituzione americana è previsto il diritto alla felicità, perché senza il diritto di goderne non può esistere alcuna democrazia. Uno dei motivi per cui invito i giovani a ribellarsi è proprio questo: poter tornare ad essere felici, ritrovare la capacità di fare quello che si vuole della propria vita».
Saviano - NON CI SONO SPAZI PER FARE POLITICA PULITA
Signori, si cambiano gli strumenti di dialogo, e la politica si adatta di conseguenza. E' ridicolo pensare di cambiare l' obiettivo della politica.
Vanno cambiati gli strumenti di dialogo e poi di conseguenza la politica si adatterà. Non serve una riflessione sugli obiettivi di un partito, serve una offerta diversa di strumenti di dialogo. Svegliatevi, vi prego.
Cambi gli strumenti e tutto cambia di conseguenza. E' sempre stato cosi.
Possibile che lo capisca solo io? CAZZO
Tutti a studiare tecnologia. Scattare!
Se i partiti sono consumatori di tecnologia e non la creano è finita.
In un mondo dove la comunicazione si sta trasformando chi non la produce la subisce.
Roberto sei l'orgoglio della nostra "repubblica"!! Tieni duro