Di Nicola Sorrentino
Napoli. Ricorda un pò l'episodio "Non vedente" in cui il protagonista era Giobbe Covatta nel film "Pacco doppio pacco e contropaccotto" del celebre regista Nanni Loi, la vicenda che riguarda la maxi truffa dei falsi ciechi a Napoli. Solo che questa volta non si parla di un finto invalido che, mentendo sulla sua presunta invalidità otteneva un posto di lavoro, ma di un giro grandissimo che avrebbe abbracciato l'intera provincia di Napoli. A parlare per primo è un testimone, l'autore di tutto questo è Salvatore Alajo. Il pentito ha spiegato l'esistenza di un vero e proprio circolo di truffatori che coinvolgeva dirigenti Inps, dipendenti comunali e delle Poste, che avrebbero clonato delle pratiche costruendo finte pensioni che provenivano da veri invalidi ma defunti, concedendo poi il ricavato a dei clienti in cambio di un cospicuo compenso. L'ammontare del "tesoro" consisteva in circa 9 milioni. Le pratiche passavano per l'Inps, Asl e vari organi municipali con timbri regolari e moduli rubati negli uffici di competenza. Gli arresti che ne sono derivati sono arrivati a 60, tutti falsi invalidi civili che stanziavano nel quartiere Chiava, che rimarrà famoso nella storia per il numero record di moribondi e malaticci. Non solo ciechi, le patologie sembrano essere numerose, dai sordomuti a malattie mentali. La truffa consisteva nell'inserire lo stesso numero di protocollo di vecchie pratiche archiviate presso l'Inps, creando poi dal nulla delle nuove "false" pratiche sulle quali affibiavano lo stesso numero di protocollo.
Agli interessati poi venivano fatti firmare dei modelli, compreso quello sul reddito che era di vitale importanza, perchè se il falso invalido non possedeva reddito, aveva diritto a circa 720 euro di invalidità. La confessione su Salvatore Alajo continua in maniera dettagliata, ricordando come parlando con i componenti del patronato, le malattie venivano selezionate e affidate con grande naturalezza. "A questo possiamo dare vascolopatie cerebrali, sindrome delirante e attacchi di panico con delirio". Le persone coinvolte comunque sono parecchie: c'è il nome di un medico soprannominato "Mario Bros" che gestiva tutta la sezione delle false pensioni, andandosi poi a giocare il suo guadagno personale al gioco d'azzardo, uno dei suoi tanti difetti oltre a essere truffatore.
A essere coinvolto nella truffa c'è anche la moglie di un consigliere municipale, Alexandra Danaro, che ripeteva sempre "il ferro si batte finchè è caldo"; espressione utilizzata alle richieste incessanti dirette al marito di darci un taglio con questo giro di soldi ottenuti illegalmente. La Danaro inoltre venne tolta dalla Regione, quando in un primo momento venne fatta assumere per interesse del consigliere regionale del Pdl, Luciano Passariello. Gli esponenti politici comunque, sembrano estranei alla vicenda come sostengono i verbali. Estranei o meno, le truffe a Napoli acquisiscono sempre più fantasia e coinvolgono non più due o tre personaggi alla volta, ma vari responsabili di enti differenti che tutti uniti, come Totò e Peppino, lavorano indisturbati alla falsificazione di documenti e di soldi falsi. Neanche Nanni Loi sarebbe riuscito a illustrare tale truffa in questo caso.
Fonti
La Repubblica Edizione Napoli 8 Marzo
Il Mattino 8 Marzo
Foto (Mattino Copyright)
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