Questo, a riprova de

E anche lui ha fatto tutto da solo: appena uscito dalla Procura di Trani, d ov ’era stato sentito come testimone, ha pensato bene di fare una telefonata per spiattellare il contenuto dell’interrogatorio segretato. Uno dirà: avrà chiamato la moglie, la fidanzata, un parente, un amico del cuore, un collega. No, il suo primo pensiero è stato chiamare Bonaiuti perché informasse il Banana. Come dire: i suoi cari. E così il nemico acerrimo delle fughe di notizie ha fatto una bella fuga di notizie, avendo fra l’altro l’accor tezza di farla a Trani. Il che ha consentito ai pm di radicare la competenza territoriale, almeno sul suo conto, proprio lì.
Un genio. Al resto ha provveduto, con la consueta generosità, il Banana. Per un mese o forse più, ha tempestato di telefonate il direttore della Rai, il presidente dell’Agcom e un membro della medesima, il sottostante Innocenzi, per minacciare un Corpo amministrativo dello Stato e turbarne la normale attività così da fulminare un paio di programmi sgraditi, gli ultimi rimasti. In alcune telefonate ha pure sottolineato, giustamente, che gli agcomici rubano un lauto stipendio senza nemmeno riuscire a portare a termine la loro unica missione: chiudere Annozero . In effetti, pagare 4-5 commissari di notoria dipendenza 400-500 mila euro l’anno ciascuno per chiudere una trasmissione e vedersela in onda ogni giovedì, è un inutile sperpero di denaro pubblico. Il fatto è che quelle telefonate sono espressamente proibite dall’ar ticolo 338 del Codice penale: “Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da 1 a 7 anni”.
Parole più appropriate per sintetizzare le telefonate del Banana sarebbe difficile trovarne. Ora, delle due l’una. O il Banana, che è pure laureato in Legge, conosce a memoria ogni più recondita piega del Codice penale e si diverte a violarne tutti gli articoli, anche due o tre alla volta, con la cura maniacale del collezionista (“gli manca solo l’a bigeato”, titolava ieri il Geniale con involontaria ironia). Oppure è l’articolo 338 del Codice penale, scritto dal fascista Alfredo Rocco nel 1930, che è stato modellato su misura del Banana con un’ottantina d’anni di anticipo e una buona dose di chiaroveggenza. Prima o poi, quando depenalizzeranno anche questo reato, qualche Bondi o Capezzone salterà su a denunciare il Codice Rocco, anzi Rosso, con particolare riferimento al 338 scritto apposta per Lui. Un Codice ad orologeria e ad personam. “Continuo a usare il telefonino con la più ampia libertà – dichiarò il Banana il 2 aprile 2008 – ma se escono nuove intercettazioni lascio questo Paese”. Che sia la volta buona
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 17 marzo 2010, in edicola
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