MILANO - Dopo l'ennesimo atto intimidatorio, il presidente di Sos Racket e Usura Frediano Manzi ha deciso di sciogliere l'associazione attiva da 13 anni. Domenica mattina ignoti hanno dato fuoco con liquido infiammabile al suo furgone per la consegna dei fiori a Caronno Pertusella (Varese). Manzi che ha poi contattato i sette membri del Consiglio direttivo e insieme hanno deciso la chiusura dell'associazione. «Negli ultimi tre mesi - spiega - questo è la terza pesante intimidazione che riceviamo, dopo che hanno sparato contro un chiosco a Parabiago e hanno messo una bomba carta nel chiosco di Nerviano, senza contare ovviamente le telefonate ricevute. Ma non è per paura che chiudiamo, ma per la totale impossibilità di lavorare in condizioni di sicurezza». Manzi spiega di non sapere da dove provengano tutti questi atti intimidatori «viste le decine d'inchieste aperte in tutta Italia in conseguenza alle nostre denunce» ma non intende mettere a rischio «le decine di volontari che collaborano con un'associazione alla quale non è stata trovata neanche una sede sicura».
LA «SIGNORA GABETTI» - Una delle ultime denunce di Sos Racket e Usura ha portato all'arresto di Giovanna Pesco, detta «la signora Gabetti», e di altre persone con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'occupazione abusiva di appartamenti, alcuni di proprietà dell'Aler, in via Padre Luigi Monti, nella periferia nord di Milano. «Dopo questa denuncia - ricorda Manzi - si sono interrotti completamente i rapporti con la Regione Lombardia, mentre da gran parte delle istituzioni milanesi non abbiamo mai avuto nessun appoggio: il sindaco Moratti non ha mai detto una parola, il vicesindaco De Corato ci ha delegittimati in pieno».
QUARTIERI «PROIBITI» - Da quando Sos Racket e Usura si è occupata del racket delle case popolari a Milano, «non possiamo più entrare in alcuni quartieri della città senza essere bersagliati da insulti e minacce», prosegue Manzi. «Questo non è tollerabile in un paese civile, come non è tollerabile che parte delle istituzioni milanesi abbiano con noi avuto un atteggiamento non d'appoggio ma di scontro e delegittimazione, dopo che noi abbiamo dimostrato che, per la loro inerzia, hanno creato a Milano dei quartieri ghetto, permettendo di fatto alla criminalità organizzata di sostituirsi allo stato». Collaborazione è arrivata dalle forze dell'ordine ma «per il resto siamo stati totalmente lasciati allo sbando. Non ce la sentiamo più di andare avanti in questo stato - aggiunge - sembra di essere nel quartiere Zen di Palermo, non a Milano». Sul sito dell'associazione, un video che proviene dagli abitanti di via Padre Luigi Monti: «Questo sarà l'ultimo documento che noi pubblicheremo». Cancellato anche il presidio per la legalità organizzato dall'associazione per sabato 13 febbraio in via Ciriè a Milano.
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