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Imi -Sir, la corte di Strasburgo respinge il ricorso di Previti: «Inammissibile»

STRASBURGO - La Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato nel 2006 da Cesare Previti in seguito alle vicende giudiziarie relative al processo Imi-Sir. Nel ricorso, Previti sosteneva che era stato violato il suo diritto a un equo processo e il suo diritto a non essere punito in assenza di legge. Secondo il ricorrente era stato inoltre violato il suo diritto al rispetto della vita privata.

LA VICENDA - Il caso Imi-Sir, il Lodo Mondadori e il processo parallelo sulla compravendita della Sme nascono in una caserma della Guardia di Finanza il 21 luglio del '95 quando, davanti ai pm milanesi, si presenta Stefania Ariosto, la futura teste Omega, per essere ascoltata, per la prima volta, a verbale. E racconta di presunti pagamenti ai magistrati di Roma da parte di Cesare Previti per «aggiustare» procedimenti giudiziari. La vicenda che porta alla transazione Rovelli-Intesa Sanpaolo è quella dei 1.000 miliardi di lire che l'Imi, allora di proprietà dell' Iri, pagò nel 1994 a Nino Rovelli, nell'ambito di un contenzioso sul salvataggio della stessa Sir, dopo una sentenza del tribunale civile di Roma. Sentenza al centro, anni dopo, dell' inchiesta della Procura di Milano «toghe sporche». La conclusione nel 2006, quando la Cassazione ha definitivamente accertato che fu frutto della corruzione, tra gli altri, dell' ex giudice romano Vittorio Metta (6 anni di condanna) ad opera di Cesare Previti (6 anni). Previti scontò a Rebibbia solo pochi giorni per effetto della legge ex Cirielli.

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