Fra le varie balle che circolano su Craxi, la più indecente è quella secondo cui nel 1992-’93 i socialisti erano trincerati nel bunker di Craxi, assediati da toghe rosse e giustizialisti assortiti. La verità è che i primi a scaricare Craxi furono proprio i ragazzi dello zoo di Bettino: quel variopinto caravanserraglio di nani e ballerine, prosseneti e miliardari che si faceva chiamare Partito Socialista.
Al primo scossone i topi fuggirono dalla nave, in linea con la tradizione italiota della fuga da Caporetto descritta da Malaparte ne La rivolta dei santi maledetti: “Fugg ivano gli imboscati, i comandi, le clientele, fuggivano gli adoratori dell’eroismo altrui, i fabbricanti di belle parole, i decorati della zona temperata, i giornalisti, fuggivano i Napoleoni degli Stati maggiori... fuggivano tutti in una miserabile confusione, in un intrico di paura, di carri, di meschinerie, di fagotti, di egoismo e di suppellettili, tutti fuggivano imprecando ai vigliacchi e ai traditori che non volevano più combattere e farsi ammazzare per loro”.
Claudio Martelli, il delfino,prometteva“rinnovamento” per “restituire l’onore ai socialisti”, esaltava “la salutare azione dei giudici di Mani pulite”, strapazzava Craxi per aver rifiutato di “usare la scopa o la spada contro i cor rotti”; “Bettino non lo riconosco più, mi ricorda Salò” (30-9-92); “Ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste sulla cor r uzione” (28-11-92). Gianni De Michelis, che Biagi chiamava l’Avanzo di Balera, denunciò “la gestione lacunosa del Psi” e la “scarsa attenzione alla degenerazione dei partiti” (19-6-92). Rino Formica, che ora delira di complotti internazionali, non aveva dubbi:
“Il Psi era pieno di craxini che, non riuscendo a realizzare il socialismo, cercavano almeno un po’ di b e n e s s e re ” (1-11-92), “Craxi si comporta da stalinista, usa metodi autoritari e dispotici” (11-11-92). Ferocissimo Ottaviano Del Turco: “Non mi stupisco affatto del partito degli affari all’interno del Psi. Ho sempre denunciato quelli che brillano per la luce dei soldi, come Paperon
de’ Pa p e ro n i ” (15-5-92); “Craxi non ha messo a disposizione del partito alcunché. Dei conti esteri non mi disse nulla” (8-11-94). Perfino Paris Dell’Unto, detto Er Roscio, sparava a zero: “Craxi non ne azzecca più una.
Più che un caso politico, è un problema sanitario” (13-11-93); “Bettino non si rende conto che rischia di eliminare non il Psi, ma cent’anni di storia. La gente non ne può più di ville al mare, yacht, feste, notti al night e mignotte” (3-5-93). E perfino il cognatissimo Paolo Pillitteri cannoneggiava: “Io la chiamerei Cupola per rendere l’idea di quel che è successo fra politici e
imprenditori a Milano” (3-5-92). Anatemi anche dal cappellano Gianni Baget Bozzo: “Craxi doveva andare a Milano e chiedere perdono. C'è una questione morale, prima che politica. Nel centenario del Psi bisognava chiedere scusa per le tangenti incassate. Persino il Pci ha
dovuto dire: ho sbagliato” (11-9-92). Francesco Forte, reduce dai pellegrinaggi in Somalia, tuonava: “Sono stufo di andare a comprare i giornali e sentirmi dire: ‘Ma questo non è ancora in galera?’. Mi vergogno di essere un politico, per giunta socialista” (9-7-92). E Giuliano Amato: “Molti nel partito si sono arricchiti: bisognava buttarne via qualcuno” (26-11-92). Intanto Craxi fuggiva ad Hammamet e Berlusconi fingeva di non conoscerlo: “Io a Craxi non devo nulla” (21-2-94); “Ho sempre riconosciuto il ruolo dei magistrati nella lotta al sistema perverso della Prima Repubblica. Tv e giornali della Fininvest sono stati sempre in prima linea nel difendere i
magistrati e in particolare Di Pietro” (6-12-94). La migliore resta quella di Bobo Craxi, che a 25 anni era già segretario del Psi milanese per discendenza diretta: “Non mi sono mai considerato craxiano” (10-9-92). Ecco, per i craxiani vale quello che diceva Montanelli dei Savoia: “Sono come le patate: la parte migliore è sottoterra”.
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Al primo scossone i topi fuggirono dalla nave, in linea con la tradizione italiota della fuga da Caporetto descritta da Malaparte ne La rivolta dei santi maledetti: “Fugg ivano gli imboscati, i comandi, le clientele, fuggivano gli adoratori dell’eroismo altrui, i fabbricanti di belle parole, i decorati della zona temperata, i giornalisti, fuggivano i Napoleoni degli Stati maggiori... fuggivano tutti in una miserabile confusione, in un intrico di paura, di carri, di meschinerie, di fagotti, di egoismo e di suppellettili, tutti fuggivano imprecando ai vigliacchi e ai traditori che non volevano più combattere e farsi ammazzare per loro”.
Claudio Martelli, il delfino,prometteva“rinnovamento” per “restituire l’onore ai socialisti”, esaltava “la salutare azione dei giudici di Mani pulite”, strapazzava Craxi per aver rifiutato di “usare la scopa o la spada contro i cor rotti”; “Bettino non lo riconosco più, mi ricorda Salò” (30-9-92); “Ha lasciato che il malcostume si diffondesse e ha risposto in modo improvvido alle inchieste sulla cor r uzione” (28-11-92). Gianni De Michelis, che Biagi chiamava l’Avanzo di Balera, denunciò “la gestione lacunosa del Psi” e la “scarsa attenzione alla degenerazione dei partiti” (19-6-92). Rino Formica, che ora delira di complotti internazionali, non aveva dubbi:
“Il Psi era pieno di craxini che, non riuscendo a realizzare il socialismo, cercavano almeno un po’ di b e n e s s e re ” (1-11-92), “Craxi si comporta da stalinista, usa metodi autoritari e dispotici” (11-11-92). Ferocissimo Ottaviano Del Turco: “Non mi stupisco affatto del partito degli affari all’interno del Psi. Ho sempre denunciato quelli che brillano per la luce dei soldi, come Paperon
de’ Pa p e ro n i ” (15-5-92); “Craxi non ha messo a disposizione del partito alcunché. Dei conti esteri non mi disse nulla” (8-11-94). Perfino Paris Dell’Unto, detto Er Roscio, sparava a zero: “Craxi non ne azzecca più una.
Più che un caso politico, è un problema sanitario” (13-11-93); “Bettino non si rende conto che rischia di eliminare non il Psi, ma cent’anni di storia. La gente non ne può più di ville al mare, yacht, feste, notti al night e mignotte” (3-5-93). E perfino il cognatissimo Paolo Pillitteri cannoneggiava: “Io la chiamerei Cupola per rendere l’idea di quel che è successo fra politici e
imprenditori a Milano” (3-5-92). Anatemi anche dal cappellano Gianni Baget Bozzo: “Craxi doveva andare a Milano e chiedere perdono. C'è una questione morale, prima che politica. Nel centenario del Psi bisognava chiedere scusa per le tangenti incassate. Persino il Pci ha
dovuto dire: ho sbagliato” (11-9-92). Francesco Forte, reduce dai pellegrinaggi in Somalia, tuonava: “Sono stufo di andare a comprare i giornali e sentirmi dire: ‘Ma questo non è ancora in galera?’. Mi vergogno di essere un politico, per giunta socialista” (9-7-92). E Giuliano Amato: “Molti nel partito si sono arricchiti: bisognava buttarne via qualcuno” (26-11-92). Intanto Craxi fuggiva ad Hammamet e Berlusconi fingeva di non conoscerlo: “Io a Craxi non devo nulla” (21-2-94); “Ho sempre riconosciuto il ruolo dei magistrati nella lotta al sistema perverso della Prima Repubblica. Tv e giornali della Fininvest sono stati sempre in prima linea nel difendere i
magistrati e in particolare Di Pietro” (6-12-94). La migliore resta quella di Bobo Craxi, che a 25 anni era già segretario del Psi milanese per discendenza diretta: “Non mi sono mai considerato craxiano” (10-9-92). Ecco, per i craxiani vale quello che diceva Montanelli dei Savoia: “Sono come le patate: la parte migliore è sottoterra”.
Marco Travaglio
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