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La Lega mette in croce Tettamanzi. Cattolici indignati, proteste

Alla vigilia della festa di sant’Ambrogio, patrono di Milano, la Lega Nord lancia il suo attacco, durissimo e frontale, all’arcivescovo della città, cardinale Dionigi Tettamanzi, reo nella sua omelia di domenica di aver invitato i milanesi alla solidarietà, all’«accoglienza verso lo straniero», alla compassione verso tutti, a superare sentimenti di razzismo e xenofobia.

Parole che non sono proprio piaciute al ministro leghista Roberto Calderoli. «Non parla ai milanesi. Parla solo dei rom. Tettamanzi con il suo territorio - insiste - non c'entra proprio nulla. Sarebbe come mettere un prete mafioso in Sicilia».

Reduce da incontri con i vertici della Cei e in segreteria di Stato, il coordinatore del Carroccio vanta di una piena sintonia tra la Lega e l’alta gerarchia cattolica. Il problema sarebbe, quindi, di guida la diocesi di Milano, il successore di Carlo Maria Martini. La Padania arriva a domandarsi: «È un cardinale o un iman?». Così il Carroccio, lasciatosi alle spalle riti celtici e minacce di revisione del Concordato, nelle vesti del difensore intransigente del cattolicesimo tradizionalista, arriva a indicare Dionigi Tettamanzi come una pericolosa anomalia.

Come il presidio di una cultura e di una sensibilità, quella legata al Concilio Vaticano II e bollata come «cattocomunista», da combattere e rimuovere. Lo fa proprio mentre si erge a difensore delle «radici cristiane», segno identitario dell’Occidente, da brandire contro il pericolo islamico. Disconoscendone, però, proprio quei valori fondamentali di accoglienza e solidarietà, di vicinanza ai poveri e agli esclusi che rappresentano il patrimonio storico della Chiesa ambrosiana.

Non si lascia impressionare il cardinale Tettamanzi. «Sono sereno e libero» commenta, mentre numerosissimi e trasversali gli giungono i messaggi di «piena solidarietà». Le critiche alla sortita della Lega Nord arrivano dal centrosinistra, ma anche dagli alleati del centrodestra.

Prende con nettezza le distanze da Calderoli il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni (Pdl). Per il senatore «azzurro» Giuseppe Pisanu l’attacco mosso al cardinale è «rozzo e volgare» e per di più «impartito da un esperto di matrimoni celtici che dà lezioni di pastorale cristiana». Gli fa eco Maurizio Lupi (Pdl): «L'identità cristiana dell’Italia non si difende attaccando chi la rappresenta».

Ancora più ferme sono le reazioni del centrosinistra. Si tratta, commenta la presidente del Pd, Rosy Bindi, di un «inaccettabile attacco» a un «interprete autorevole della Chiesa conciliare», ed è «penoso, poi, il tentativo di Calderoli di dividere la Chiesa italiana in buoni e cattivi, attribuendo un impossibile assonanza tra le posizioni xenofobe e razziste della Lega in materia di immigrazione e i vertici della Cei». «Il governo, di cui Calderoli è un autorevole esponente, condivide le sue espressioni?» si domanda Barbara Pollastrini (Pd). Pierluigi Castagnetti: «Ci vuole ancora altro per capire qual è il rapporto vero della destra con la Chiesa e i suoi uomini più rappresentativi?». Il vice presidente del Senato, Vannino Chiti osserva come «sia puramente strumentale la difesa di simboli della tradizione cristiana, come il crocifisso e il presepe, da parte della Lega nord, che invece calpesta il senso più profondo del messaggio cristiano: l'universalità, il rispetto, l'accoglienza e la responsabilità delle persone».

Invece per Filippo Penati (Pd) è ridicolo «il tentativo di far apparire Tettamanzi estraneo alla sua comunità». «È vero il contrario» afferma deciso. Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, non accetta il doppiopesismo del Carroccio, che magari «difende il crocifisso per poi spaccarlo in testa agli immigrati o insulta il cardinale di Milano in modo vergognoso».

Fonte: Unita.it
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